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Cod Art 410a | Rev 00 | Data 07 Mag 2011 | Autore: --- staff ---

 

FEDERCOOPESCA RISPONDE AL RAPPORTO FISH DEPENDENCE DAY

tag: overfishing

L'ultimo pesce preso in Italia lo abbiamo mangiato il 30 aprile. Da questo momento, usiamo solo prodotti importati. Lo rivela la ricerca della New Economics Foundation, che calcola la capacità produttiva dei mari dei vari paesi europei e la confronta con i consumi di pesce negli stessi paesi. Vedi qui l'articolo dedicato.

Fish Dependence DayPronta la risposta di Federcoopesca-Confcooperative. "Gli allarmismi legati alla fine delle risorse nel Mediterraneo sono ingiustificati: oltre due pesci su tre acquistati in Italia sono pescati all'estero e non è certo una novità che il nostro paese sia fortemente dipendente dall'importazioni di prodotti ittici. E' sempre stato così" afferma il presidente Federcoopesca-Confcooperative, Massimo Coccia. Negli ultimi 7 anni, sottolinea la Federcoopesca, la quantità di prodotto ittico acquistato dalle famiglie italiane è aumentato del 13%, rispetto ad un aumento di solo il 4% delle produzioni agroalimentari in generale; quello che è cambiato oggi è che ci sono meno pescatori, meno barche ma non meno prodotto in mare; le possibilità di pesca per la flotta nazionale, infatti, sono fortemente diminuite per le politiche di dismissione dei pescherecci portata avanti dall'Unione europea; dal 2003 al 2008 sono usciti dal settore più di 2.000 pescherecci, e questo ha comportato una riduzione del 18% delle catture. "Il problema - evidenzia Coccia - è che il prodotto che viene dell'estero, soprattutto quello proveniente da paesi extra europei, è meno caro, è quindi più richiesto e presente in grandi quantità tutto l'anno sui nostri mercati; una presenza legata alla caratteristica di questi mari - pescosa - ma anche ai sistemi di pesca, spesso meno selettivi di quelli italiani". Secondo l'associazione, la strada da intraprendere per una corretta valorizzazione delle produzioni nazionali passa dal pescare meno, ma offrendo più qualità e sicurezza alimentare.

Fermo pesca di quattro mesi per la fascia costiera e blocco dell'attività delle imprese per 30 o 60 giorni, per invertire una tendenza che nei primi mesi dell'anno ha visto crollare la produzione ittica (-50 per cento). È questa, invece, la proposta di Coldiretti ImpresaPesca dopo l'allarme lanciato dal dossier 'Fish Dependence Day'. "Il risultato - sottolinea Coldiretti - è che, secondo il rapporto, il 54% dei 46 stock ittici del Mediterraneo esaminati è sovra sfruttato, tanto che le catture sono diminuite. E, visto che gli italiani consumano la stessa quantità di pesce del 1999, c'è bisogno di importare il 37 per cento in più di prodotto estero". "Lo sforzo messo in atto negli ultimi 20 anni dai sistemi a traino ha superato la capacità di tenuta dell'ecosistema ed è ora di ripensare politiche e regole a partire dal centro e nord Adriatico - spiega Tonino Giardini, presidente di Coldiretti ImpresaPesca -. Serve un provvedimento d’urgenza per fermare la pesca dal 1° giugno al 30 settembre che preveda la tutela della ristretta fascia costiera fino a 6 miglia, abbinato a un blocco delle attività delle imprese di pesca, almeno in Adriatico, per 30 o 60 giorni in base alla disponibilità economica". Dopo il fermo Coldiretti ImpresaPesca ritiene necessaria una ripartenza graduale per evitare un depauperamento veloce delle risorse, vanificando gli effetti positivi della pausa e distruggendo i prezzi sul mercato. Dall’autunno, in particolare, occorrerebbe poi effettuare una riduzione da 5 a 4 giornate settimanali per i sistemi a traino. "Solo richiamandoci a un senso etico della pesca - conclude Giardini - potremo essere ascoltati e la nostra attività condivisa e sostenuta dal cittadino e dal consumatore, e questo potrà avvenire, come è avvenuto in agricoltura, sposando politiche che tutti comprendono, che non siano vocate solo al profitto, in barba ad una corretta gestione del mare".

Il rapporto completo del Fish Dependence Day è disponibile qui (pdf).

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