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Cod Art 0230 | Rev 01 del 25 Mar 2013 | Data 29 Nov 2009 | Autore Nicola Castronuovo

 

   

 

LE ATTINIE

Il Phylum Cnidaria comprende numerosi organismi che variano moltissimo per forma e colore. Alla sottoclasse degli Esacoralli appartiene l'ordine Actinaria, che comprende le attinie o actinie (actos + inos = raggio), conosciute comunemente come anemoni di mare. Le specie conosciute sono circa un migliaio e sono tutte provviste di nematocisti, ossia di cellule urticanti. Sono diffuse ovunque e possono raggiungere dimensioni considerevoli. Le caratteristiche anatomiche sono simili a quelle gia descritte in generale per i coralli. Le attinie appartengono alla classe degli Antozoa, e come noto, il gruppo è caratterizzato dalla presenza esclusiva di polipi, quindi manca la fase medusoide. Tuttavia il polipo degli Antozoi è più complesso, poiché nel corso dell'evoluzione sono comparsi lo stomodeo (o faringe anteriore o intestino anteriore), i sifonoglifi (o sulcus) e i setti mesenterici (o sarcosetti). Il disco orale è appiattito e a simmetria raggiata. Tuttavia la bocca non si apre più sull'ipostoma come negli altri polipi, perchè risulta essersi invaginato internamente, creando un dotto elissoide tapezzato di cellule ectodermali, che prende il nome di stomodeo. All'esterno si apre quindi una sorta di bocca secondaria.

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Nella figura sopra è riportato lo schema generale di un'attinia tipica. Non sono visibili i sifonoglifi, ovvero delle docce ciliate che percorrono longitudinalmente lo stomodeo, che muovendosi assicurano il ricambio dell'acqua per la respirazione. L’apertura orale è circondata da una o due corone di tentacoli cavi, affusolati, i quali nonostante l’innocuo aspetto petaliforme convogliano minuscoli animali verso la bocca. I tentacoli, provvisti di nematocisti, catturano quindi piccole prede che poi dirigono verso la bocca. La digestione in questi animali è di solito molto lunga. Nelle attinie manca un endoscheletro, presente invece in altri antozoi come le madrepore.

Gli Attiniari sono presenti in tutti i mari del mondo e diventano via via più grandi e numerosi man mano che ci si avvicina verso l’equatore. Sono presenti a tutte le profondità, e alcune specie sono state rinvenute a ben 9000 metri.

Nei nostri mari sono presenti molte specie, ma le più comuni sono Actinia equina, Condylactis aurantiaca, Calliactis parasitica, Adamsia palliata, Aiptasia mutabilis e la comunissima Anemonia sulcata, che nella fase giovanile si rinviene facilmente anche nelle pozze di marea. Le specie mediterranee non sono vivacemente colorate come quelle tropicali.

Dai tentacoli delle attinie sono estratte molte sostanze come l'anafilassi, l'ipnotossina, la congestina e la talassina. La sostanza più pericolosa è la talassina, perchè a contatto con la pelle provoca la liberazione dell'istamina. Subentrano quindi quelle che vengono chiamate dermatiti da attinia. Dalla specie Anemonia sulcata, è stata isolata nel 1974 la equinatossina, un polipeptide da 53 amminoacidi molto simile per struttura al veleno di alcuni serpenti. Nel corso degli anni poi sono state isolate anche altre sostanze, tutte ad azione paralizzante su pesci, crostacei e mammiferi. Le lesioni da contatto sono più importanti da quelle provocate dalle meduse. Si tratta di lesioni eritemato-edematose, spesso di tipo vescicolare, che si protraggono anche per 20 giorni. Possono comparire dolore e bruciore locale, crampi e astenia. L'esito è spesso di tipo catriziale. Non sono comunque noti cassi fatali di reazione da attinie, nonostante un quadro clinico severo e gli imponenti sintomi sistemici.

Ma la caratteristica più nota delle attinie, è quella di avere spesso come ospite degli organismi animali come i pesci (il pesce pagliaccio), crostacei (granchio porcellana), paguri o gamberetti. Si tratta in questo caso di un'associazione positiva che in ecologia prende il nome di simbiosi. Con il termine simbiosi si intende un'associazione di organismi appartenenti a specie diverse che interagiscono tra loro. Una prima forma di simbiosi è il mutualismo. In questo caso si tratta di una relazione simbionte non transitoria in cui ciascuna specie trae vantaggio dall'associazione. Esempio tipico è quello dei licheni, dove il fungo preleva dall'alga i prodotti del suo metabolismo, mentre l'alga sfrutta l'acqua trattenuta dalle pareti del fungo. Un'altra associazione positiva è il commensalismo, in tal caso una specie trae dei vantaggi da un'altra, che invece rimane indifferente. Segue la protocooperazione, in questo caso le specie coinvolte ricavano dei vantaggi, ma l'associazione è transitoria.

  IL MUTUALISMO NEL PESCE PAGLIACCIO  
  Il mutualismo del pesce pagliaccio: la sottofamiglia Amphiprioninae comprende un gruppo di pesci teleostei comunemente chiamati pesci pagliaccio. Sono chiamati così per le loro livree estremamente colorate, tendenti al rosso-arancio e striate di bianco o nero. Il corpo è compresso latero-lateralmente, con grandi pinne arrotondate e adatte solo a piccoli spostamenti. Sono diffusi nell'Oceano Indiano e nel Pacifico. La particolarità per cui sono conosciuti questi pesci è la loro comune associazione mutualistica con alcune specie di anemoni (Heteractis, Stoichactis) e di attinie (Actiniaria). Questi pesci si rifugiano tra i tentacoli dell'anemone, immuni alle punture urticanti delle sue nematocisti, e oltre a proteggersi dai predatori si nutrono degli avanzi e tengono pulito l'anemone dai parassiti. L'esatto meccanismo che consenta al pesce l'immunità alle punture è tuttora oggetto di dibattito. Una prima teoria ipotizza che il muco che ricopre il pesce pagliaccio sia basato su glucidi e non su proteine e che quindi impedisca alle cellule urticanti dell'anemone di riconoscerlo come cibo. Secondo un'altra teoria, il muco del pesce imita la superficie esterna dell'anemone; questa possibilità è sostenuta dal fatto che un pesce pagliaccio impiega alcuni giorni per adattarsi ad una nuova specie di anemone con la quale viene posto a contatto. Fonte Wikipedia  
     

I substrati dove le attinie sono solite dimorare sono eterogenei, e si va dal fondo duro e roccioso, al fondo sabbioso. Sono molto diffuse all'interno delle pozze di marea, come Actinia equina, comune in Mediterraneo e di un rosso brillante con una fila di grani azzurri intorno al corpo. Quando la marea si abbassa si trova all’asciutto e ritira i tentacoli e contrae il corpo, somigliando quindi ad un cumulo di gelatina rossa che con il caldo si indurisce in un blocco curioso prima che la marea ritorni a restituirle la forma elegante. Se vi trovate a camminare durante la bassa marea lungo le pozze, provate a cercare questi cumuli gelatinosi, saprete di cosa si tratta, potremo anche vedere dei getti d’acqua schizzare in alto, succede quando l’attinia si trova in assenza di acqua e spruzza quella rimasta quando il corpo si chiude.

Una curiosità: alcune attinie scoperte nel 1862, si riprodussero sino al 1940, quando poi morirono tutte insieme. Avevano raggiunto la veneranda età di quasi 80 anni. Di seguito, alcune immagini di Massimo Corradi, che ringraziamo.

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Foto by Massimo Corradi ©