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Cod Art 0350 | Rev 00 | Data 24 Nov 2010 | Autore Marialisa  Savino

I NOSTRI MARI: UN "OCEANO" DI RISORSE NATURALI, ANCHE IN CAMPO SCIENTIFICO

"Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata".
Si fa fatica a credere a questa massima di Albert Einstein in un'era in cui la tecnologia, il progresso e l'utilizzo di tecniche tra le più sofisticate, sembrano avere una crescita di tipo esponenziale e irrefrenabile. Paradossalmente però, questo pensiero risulta essere oggi più attuale che mai. L'apparente contrapposizione è presto spiegata: c'è un'evidente e umana volontà che si oppone a questo frenetico sviluppo, quella del ritorno alla natura. I nostri mari ad esempio, sono un vivaio ricchissimo di risorse naturali, più di quanto si possa immaginare. Negli ultimi tempi l'attenzione dei ricercatori si è focalizzata sugli evidenti vantaggi che la coltivazione di alghe verdi (Chlorophyta) potrebbe offrire: essa garantirebbe non solo una crescita ricca e rigogliosa ma anche una fonte estremamente economica di risorse preziose. Anche le alghe azzurre o cianobatteri (Cyanophyta) di rilevante interesse farmacologico, sono oggetto di sperimentazioni e ricerche; mentre le alghe brune (Phaeophyta) sono riuscite a guadagnarsi un dignitoso spazio in ambito erboristico e cosmetico. Ma cerchiamo di capire quali sono queste fantomatiche e potenziali virtù delle alghe.

Chloropyta

Tra le più diffuse, comprendono un vasto numero di alghe data l'abbondanza dei generi e delle specie appartenenti a questa divisione.
Ricche di vitamine, proteine e sali minerali, le alghe verdi costituiscono un valido supporto se non addirittura una vera e propria alternativa vegetale per un'alimentazione sana e completa. Attualmente di utilizzo prettamente alimentare, sono oggetto di interesse nella speranza di trovare una giusta collocazione come risorsa indispensabile e soprattutto economica per la progettazione di nuovi farmaci.

Cyanophyta

Rilevanti nuovi approcci terapeutici sul versante farmaceutico vedono protagoniste questo tipo di alghe, in particolare, oggetto di maggior attenzione sarebbero alcune molecole dalle potenziali proprietà antivirali, antinfiammatorie e antitumorali, queste ultme già in fase di sperimentazione.

Phaeophyta

Sono alghe prevalentemente marine. Ricche di oligoelementi, vitamine e sali minerali, favoriscono gli scambi cellulari e l'eliminazione delle scorie in eccesso, grazie ad una valida e importante azione metabolica. Ad alto contenuto di mucillagini favoriscono un naturale senso di sazietà in quanto hanno la proprietà, in presenza di acqua, di rigonfiarsi all'interno dello stomaco senza essere assimilate.
A livello intestinale impediscono inoltre l'assorbimento di una parte di alimenti garantendo comunque l'apporto di elementi indispensabili. Le alghe brune trovano largo spazio nelle diete dimagranti per le loro proprietà lassative, tonificanti e metaboliche, queste ultime dovute all'alto contenuto in iodio, favoriscono la funzionalità tiroidea.

Ma la domanda che attualmente si pongono gli esperti del settore è: si potranno ricavare farmaci dalle alghe? La risposta più adeguata è espressa in sintesi dalle dichiarazioni di Marcel Jaspars, direttore del Marine Biodiscovery Centre dell’Università di Aberdeen: "L’ambiente naturale è ricco di una varietà di organismi unici da cui è possibile derivare numerosi composti chimici, molti dei quali sono del tutto sconosciuti agli scienziati. Questi composti potrebbero essere usati nello sviluppo di farmaci e altri nuovi prodotti biomedici. Tuttavia, per poter sfruttare questo potenziale, dobbiamo prima comprendere la struttura molecolare di questi composti e successivamente stabilire se siano utilizzabili in medicina".
Ad ogni modo, il crescente interesse verso queste nuove risorse e i dati molto incoraggianti dei primi esperimenti, fanno ben sperare sull'utilizzo di molecole estrapolate dal mondo marino in ambito terapeutico. Dunque, se è vero quanto affermava Aristotele, "la natura non fa nulla di inutile", riscontri importanti e significativi non tarderanno ad arrivare.

     
 

Box1: Robert Woodward ricevette il premio Nobel per aver sintetizzato la tetrodotossina in laboratorio, descrivendone anche la struttura chimica. La tetrodotossina è una sostanza tossica presente nei pesci palla, nei granchi dei coralli e nel polpo dagli anelli blu. Meno di un milligrammo di tetrodotossina causa dapprima nausea e vertigini, poi paralisi totale e perdita delle funzioni vitali. La vittima rimane cosciente sino alla fine perchè la molecola non attraversa la barriera ematoencefalica. La tetrodotossina è una sola delle migliaia di sostanze che arrivano dal mare.
Ora la tetrodotossina è in fase di sperimentazione e si sta dimostrando utile per combattere il dolore cronico da cancro. La formulazione si chiama tectin. Il tucodin è un anestetico in fase di sperimentazione, anche questo farmaco utilizza la tetrodotossina.
Altre sostanze sono in fase di sperimentazione, e sono state isolate dalle spugne, dai coralli, dalle stelle marine e dalle alghe. Da queste ultime è stata estratta l'omotaurina, che si è rivelata utile per rallentare i danni cerebrali nelle malattie neurodegenerative.