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Cod Art 0711 | Rev 00 | Data 30 Mag 2016 | Autori Ottavio Luoni e Walter Tessari

 

I FONTANILI, ECOSISTEMI DA PROTEGGERE

Ardea cinerea

In questo articolo voglio descrivervi di alcuni invasi naturali, i fontanili della pianura Padana, trasformati e sfruttati nel corso dei secoli dall’uomo per uno scopo molto pratico ed antico, l'irrigazione dei campi. Questi particolari ambienti sono presenti soprattutto nella pianura Padana che, come noto, occupa buona parte della Lombardia. Si tratta di una grande piana alluvionale, costituita dall'accumulo di detritii trasportati e depositati dal fiume Po e dai suoi numerosi affluenti nel corso di centinaia di migliaia di anni in una propaggine dell'antica avanfossa Adriatica. Fontanile in provincia di Varese

Questa pianura si può suddividere in tre fasce con caratteristiche geomorfologiche ben distinte tra loro: l'alta pianura, la fascia delle risorgive e la bassa pianura. Ai piedi della fascia Prealpina e di quella Appenninica, il substrato è costituita in gran parte da materiali grossolani, quali ciottoli e ghiaie, che furono depositate per prime dai fiumi lungo il loro corso verso valle; qui l'acqua penetra facilmente nel suolo e scende in profondità. Questa prima zona è denominata Alta pianura ed è caratterizzata da suoli piuttosto aridi e quindi poco adatti alle coltivazioni agricole. La Bassa pianura è costituita, all'opposto, prevalentemente da sabbie fini, imo e argille; presenta dunque un substrato più impermeabil, in grado di trattenere più a lungo l'acqua senza farla disperdere in profondità. Il passaggio tra l'Alta la Bassa pianura costituisce, invece, la fascia delle risorgive. Questa fascia è costituita da un territorio eterogeneo, situato ad un'altimetria compresa tra gli 80 e i 160 metri sul livello del mare ed è caratterizzato da un'alternanza di zone adibite a risaie, marcite ed altre coltivazioni. Come ho ricordato prima, le risorgive e i fontanili hanno da sempre catturato l’interesse dell'uomo e già i romani avevano intuito l'importanza di queste particolari sorgenti, tant'è che pensarono di sfruttarle, purtroppo senza riuscirvi e abbandonarono ben presto l'idea, soprattutto dal punto di vista pratico.
Al contrario, nel secolo XII, i monaci Cistercensi e Benedettini sfruttarono al meglio questa risorsa e fu merito loro l'assegnazione del termine "fontanili", che risale all'anno 1386 e compare per la prima volta in un atto notarile riferito ad una zona ubicata nel milanese.

Occhio del fontanileL'acqua che sgorga dai fontanili forma degli invasi di varia forma, denominati "Teste dei fontanili"; l'uomo ha intercettato, captato e facilitato queste fuoriuscite d'acqua con la creazione di tubature costituite via via in cemento, in pietra o addirittura in metallo. Queste strutture sono, per continuità, denominate "occhi dei fontanili". Successivamente sono stati scavati attorno a questi invasi dei canali e dei fossati, in modo da utilizzare l'acqua anche in zone limitrofe, allo scopo di costituire soprattutto delle Marcite; questi canali artificiali prendono il nome di "Aste dei Fontanili". Ricordo, a questo proposito, che le Marcite sono tipiche praterie stabili irrigue; il loro nome trae origine dalla pratica, assai antica, di far marcire sul prato a scopo di concimazione l'ultimo taglio d'erba dell'anno, prima dell'inverno. L'acqua che sgorga dai fontanili proviene direttamente dalla falda freatica ubicata nel sottosuolo ed è microbiologicamente pura. si mantiene ad una temperatura quasi costante, compresa tra 9 e 15°C, anche nel periodo invernale (inverno 9-10°C, estate 12-15° C); per questo motivo non si trasforma mai in ghiaccio. Oltremodo, quest'acqua, grazie a tale caratteristica crea un microclima molto particolare, favorendo così la costituzione di ambienti e biotopi ricchi di biodiversità, sia vegetale che animale.

Attorno ai fontanili si possono costituire boschetti igrofili, con essenze arboree particolari quali ontano nero (Alnus glutinosa), farnia (Quercus robur o Q. peduncolata), olmo (Ulmus minor) ecc. Questi habitat sono ricchi, inoltre, di una particolare vegetazione acquatica galleggiante e sommersa e tra le specie più comuni ricordiamo il ranuncolo acquatico (Ranunculus flaccidus), specie caratterizzata da una spiccata eterofillia (foglie di forma diversa sulla stessa pianta); i miriofilli (Myryophyllum spicatum), piante perenni completamente sommerse; il potomogeto, con due specie (Potomogeton natans e P. nodosus), tipiche piante a foglie, in parte sommerse e in parte galleggianti; la lenticchia d'acqua (Lemna minor e L. trisulca), caratterizzate da una piccola lamina fogliare; le callitriche (Callitriche stagnalis), erbe annuali che presentano un fusto gracile e fiori unisessuati senza calice e corolla; molto comuni in questi luoghi anche l'elodea (Elodea canadensis), specie alloctona di origine americana che, nel corso degli anni, si è ben naturalizzata nel nostro territorio. Varie sono pure le alghe verdi filamentose ascritte al gruppo delle Zygnematales.Alghe verdi filamentose

Le chiare e limpide acque a temperatura costante offrono, inoltre, un ambiente particolarmente idoneo anche allo sviluppo di una ricca fauna acquatica; tra gli organismi invertebrati propriamente acquatici presenti in questi habitat, ricordiamo i vari insetti efemerotteri, molti eterotteri come, ad esempio, Gerris lacustris e lo scorpione d'acqua Nepa cinerea; non mancano anche molti coleotteri palombari come i girinidi Gyrinus natator e Hydrous piceus. Tra la vegetazione acquatica, vivono numerosi gli odonati (libellule e simili) che si posano ovunque, tra questi i più comuni sono Anas imperator, Orthetrum brunneum e le damigelle (Calopteryx spp.) dalle ali caratterizzate da vividi riflessi metallici. Molto comuni sino a qualche anno fa erano pure i gamberi di fiume (Austropotamobius pallipes). Ultimamente, purtroppo, sono diventati sempre più rari e localizzati e sono stati soppiantati da alcune specie alloctone, come ad esempio il gambero della Louisiana o gambero killer (Procambarus clarkii).
Tra gli organismi vertebrati presenti, la parte da leone spetta agli anfibi anuri; molto comuni sono il rospo (Bufo bufo), il rospo smeraldino (Bufo viridis) e la rana verde (Rana klepton esculenta), mentre tra gli anfibi urudeli segnaliamo il tritone punteggiato (Triturus vulgaris). Questo animale è diffuso su tutto il territorio italiano; trattasi di una piccola specie di tritone caratterizzato dalle Triturus vulgarisgrandi punteggiature che compaiono sul dorso dei maschi nel periodo riproduttivo e dalla lunga e curiosa cresta dorsale. Questo affascinante anfibio si nutre di una varietà di invertebrati, sia acquatici che terrestri. Inoltre, questi animali presentano a volte anche una caratteristica singolare, cioè quella di mantenere per tutto la loro vita i caratteri larvali (neotenia), quindi possono giungere alla riproduzione senza perdere le branchie; questo processo viene denominato neotenia. Ovvio che tale strategia, indubbiamente vantaggiosa per alcuni aspetti, implica l'obbligatorietà della vita acquatica.
Anche i rettili sono presenti in questi ambienti e sono molto comuni le bisce dal collare (Natrix natrix), soprattutto allo stadio giovanile, e la biscia tassellata (Natrix tessellata) che, tra l'altro, è la specie "più acquatica " tra quelle presenti sul nostro territorio.
Nelle acque dei canali (aste) e in alcuni fossati che si diramano dai fontanili, a volte è possibile osservare anche alcuni pesci e tra i più comuni vi sono il luccio (Esox lucius), la tinca (Tinca tinca) e la sanguinerole (Phoxinus phoxinus).

Nepa cinereaI fontanili sono oasi naturali che offrono rifugio ad una varia e nutrita schiera di uccelli che proprio qui fanno sosta per riposarsi e per nutrirsi. Tra le tante specie segnalate, ricordiamo i vari ardeidi che frequentano questi ambienti, ovvero l'airone cinerino (Ardea cinerea) e la nitticora (Nycticorax nyctycorax). Oggi i fontanili, molto numerosi sino a pochi decenni orsono, stanno andando incontro a fenomeni di compromissione irreversibile o addirittura totale, sino alla scomparsa a causa di interramenti, inquinamenti vari, riempimenti e addirittura trasformazione in discariche, per cui la loro diffusione si è drasticamente ridotta. Questa è una vera e propria "sciagura naturalistica", vista l'importanza non solo ecologica ma anche culturale e storica che essi rivestono nel contesto della grande pianura Padana. Sono delle vere e proprie oasi di biodiversità animale e vegetale e rappresentano un'importante elemento di diversificazione ambientale. Proprio per queste validissime motivazioni è importante proteggerli e valorizzarli.

Nycticorax nyctycorax

Note finali: alcune foto presenti in questo articolo sono tratte da: digilander.libero.it (immagine della tinca); dal sito Wikipedia (immagine di Nepa cinerea); dal sito: flikr.com (immagine di Gyrinus natator); dal sito surrey-arg.org.uk (immagine di Lissotriton vulgaris); Foto: dal sito giardini.biz (immagine "occhio del fontanile").

Gyrinum natator Tinca tinca

SCHEMA DEI FONTANILI E PROSPETTO GEOMORFOLOGICO

Fontanile

 

Testi e foto di Valter Tessari e Luoni Ottavio

 

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