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DIDATTICA PER LE SCUOLE

Cod Art 0353 | Rev 00 | Data 07 Dic 2010 | Autore Castronuovo Motta Nicola

GLI INVERTEBRATI: INTRODUZIONE

Invertebrato Immagine di Francesco Cicciosesso

Nessuno è in grado di descrivere con esattezza la morfologia delle prime forme di vita macroscopiche. Probabilmente erano molto simili alle attuali meduse, gia abbondanti nei mari del Precambriano, originatesi probabilmente da progenitori privi di celoma. Gli stessi progenitori acelomati che hanno poi originato protostomi e deuterostomi, e che semplificando possiamo considerare come i due gruppi che rispettivamente hanno poi originato gli invertebrati e i vertebrati. Proprio dai protostomi si sono originati i tre principali gruppi di invertebrati: anellidi, molluschi e artropodi. Da soli, gli invertebrati, costituiscono oltre il 95% delle specie conosciute. Per definizione, un invertebrato è un animale molle e/o privo di scheletro interno di sostegno. Ma a parte questa caratteristica, gli invertebrati hanno pochi elementi in comune. Basti pensare alla miriade di forme e dimensioni che caratterizzano gli organismi appartenenti a tale gruppo. Un esempio è il calamaro gigante, il più grande mollusco esistente. Risulta assai difficile trovare caratteristiche che possano avvicinarlo ad una spugna oppure ad un lombrico. Eppure entrambi sono invertebrati. Qualcuno potrà obiettare dicendo che i poriferi hanno in realtà uno scheletro interno di sostegno, ma tuttavia si tratta di una struttura non articolata e più semplice di un vero apparato scheletrico interno.
Altri invece, potrebbero benissimo obiettare affermando che la distinzione invertebrati-vertebrati appartiene alla vecchia zoologia. In effetti la moderna classificazione ritiene poco utile tale suddivisione. E’ come pensare di suddividere gli insetti in adatti al volo e non adatti, i vermi in vermi piatti e non piatti, gli uomini in alti e bassi.
Ebbene la suddivisione, è indubbio, è figlia di un pensiero antropocentrico che è rimasto inalterato per tanto tempo perchè l’uomo appartiene appunto ai vertebrati (il termine è stato coniato da Jean-Baptiste de Lamarck), e che per altrettanto tempo ha portato a disconoscere il ruolo degli invertebrati in ogni ecosistema terrestre e marino. Per esempio dal punto di vista protezionistico chi si occupa realmente della conservazione degli invertebrati? Ai più risultano antipatici, o peggio ancora, indifferenti. Ma gli invertebrati costituiscono il 97% dell’intera biomassa conosciuta. Senza di loro non esisterebbero i grandi animali come la balenottera azzurra che consuma circa tre tonnellate di krill al giorno. E il ruolo ecologico degli invertebrati non è meno importante di quello di animali che sicuramente fanno più notizia quando è necessario promuovere una campagna pubblicitaria a favore di un ambiente.
Gli invertebrati sono ovunque, nei deserti, nelle acque e nei ghiacci dell’Antartide, dove sono capaci di ibernarsi per 340 giorni all’anno e sfruttare i 25 giorni rimanenti per compiere il loro ciclo vitale.

Per alcuni gli invertebrati rappresentano gli organismi più "alieni" del mondo animato, e possono raffigurare tutte le forme geometriche conosciute. Tutto li rende interessanti, le forme, i colori, i moviemeni, la loro fisiologia e le loro "armi" come veleni, trappole, spine, aculei ecc..
Esplorando il mondo marino, a qualsiasi latitudine e profondità, oppure qualsiasi corso d’acqua è possibile imbattersi in un mondo di invertebrati. E nuove specie vengono continuamente scoperte. E' di qualche giorno fa la scoperta di una nuova specie di granchio nei fiumi del Costa Rica

Ebbene, è nostra intenzione introdurre in diversi articoli il meraviglioso mondo degli invertebrati, con maggior attenzione a quelli che popolano l’ambiente marino, dando risalto a tutti gli aspetti più importanti, come la zoologia, la sistematica, la fisiologia e l’ecologia di questi animali che popolano il pianeta terra da quasi 5 miliardi di anni.>
Cominceremo, nel prossimo articolo, con i Protozoi.

     
 

Jean Baptiste Pierre Antoine de Monet, Chevalier de Lamarck (Bazentin 1744 - Parigi 1829), coniò per primo il termine "invertebrato". Intraprese inizialmente la carriera militare senza successo, che poi abbandonò per intraprendere quella scientifica. Studioso di botanica, ideò la classificazione dicotomica, che pubblicò per la prima volta in Flore Francaise nel 1778. Venne nominato professore di Zoologia degli Invertebrati a Parigi, e pubblicò nel 1815 il Sistème des Animaux sans Vertebres.
Lo studio degli invertebrati minarono le sue convinzioni sull'immutabilità delle specie, tanto che formulò una sua teoria descritta su Philosophie Zoologique pubblicato nel 1809. La sua teoria collocava gli animali in una serie in cui si riscontra un progressivo perfezionamento (inteso come complessità), e ipotizzava tutte le possibili forme degli esseri viventi, come se la natura attuasse tutte le possibi morfologie a disposizione. Lamark fu quindi l'ideatore del gradualismo, che inevitabilmente si scontrava con la teoria del diluvio universale che spiegava l'estinzione delle specie fossili (ma gli animali marini -secondo Lamark- non ebbero conseguenze e si salvarono). Lamark credeva che le specie fossile e quelle attuali fossero le stesse, sono solo i cambiamenti avvenuti impercettibilmente nel tempo che le cambiarono. Scrisse infatti:

"Perchè la natura potesse portare l'organizzazione degli animali a quel grado di complessità e di sviluppo che oggi ci appare nella sua perfezione devono senza dubbio essere stati necessari lunghissimi periodi di tempo e un'ampia variazione delle condizioni succedutesi"

Per Lamark l'aspetto temporale non era un problema, riteneva che sso non avesse limiti e si protrasse all'infinito.