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Cod Art 0275 | Rev 01 del 18 Apr 2013 | Data 11 Apr 2010 | Autore Ottavio Luoni

 

   

 

Latimeria

IL CELACANTO, "FOSSILE VIVENTE"....

LatimerLa latimeria (Latimeria chalumnae, Smith 1939), è un pesce marino che appartiene all'ordine dei Crossopterigi e più precisamente alla famiglia dei Celacantidi. Era considerato estinto dall'intera comunità scientifica da quasi 100 milioni d'anni, fino a quando, il 22 dicembre 1938, venne pescato uno strano pesce di fronte alla foce del fiume Chalumna, presso East London, nella Colonia del Capo.
La dottoressa Marjorie Ellen Courtenay-Latimer (foto a fianco), allora conservatrice del locale museo, informata della cattura, tentò una prima determinazione ma senza esito; allora inoltrò un'accurata documentazione del reperto all'ittiologo James Leonard Brierly Smith, della Grahamstown University, ed esso non ebbe alcun dubbio nel riconoscere in quello strano pesce l'appartenenza alla famiglia dei Celacantidi, che descrisse poi sulla prestigiosa rivista Nature (1939). Un secondo esemplare fu pescato 14 anni dopo, il 20 dicembre 1952, nei pressi di Anjouan, nelle isole Comore, poi battezzato Malania anjouanae. Ora quest’ultimo nome è sinonimo di Latimeria chalumnae, tuttavia, e questo aumenta un pò la confusione, la specie attualmente vivente a largo delle Comore, fa parte di una popolazione geneticamente distinta da quella di Latimeria chalumnae; lo suggeriscono recenti studi di filogenesi molecolare e quindi, questa seconda specie, è ora denominata Latimeria menadoensis (Pouyaud et al. 1992). Quindi la specie rinvenuta nel 1952 e battezzata Malania anjouanae, era quasi certamente quella che oggi è nota come Latimeria menadoensis. Il nome scientifico Latimeria chalumnae è un omaggio a Ellen Courtenay-Latimer e al fiume omonimo che sfocia nei pressi del luogo dove avvenne la prima cattura.

Smith

Sopra, Smith, al centro, con l'esemplare denominato Malania anjouanae, in onore del primo Ministro Malan e della località Anjouan dove fu catturato. Sotto, lo stesso Smith che veglia la cassa con il prezioso esemplare.

Smith

Tra il 1953 e il 1958, una spedizione scientifica francese catturò altri 10 esemplari, 7 maschi e 3 femmine piene di uova. Grazie a queste e alle successive catture sempre in zona, si poté confermare senza alcun dubbio l'appartenenza di questi strani pesci alla famiglia dei Celacantidi, creduti ormai estinti da milioni di anni.

L'attuale celacanto vive a profondità variabili tra i 150 e i 300 metri nei pressi delle isole Comore e nella zona ubicata a nord del canale di Mozambico, dove i pescatori del luogo lo chiamano Combessa. Viene a volte pescato non deliberatamente, in quanto la sua carne oleosa non è commestibile; le uniche cose che i pescatori apprezzavano tempo fa del Celacanto, erano le pesanti scaglie che venivano utilizzate curiosamente come carta vetrata per raschiare le camere d'aria forate, prima di ripararle.

Anatomicamente questo pesce è costituito da una grande testa con occhi enormi e sensibilissimi alla luce, peculiarità richiesta a chi è adattato alla vita notturna e alle grandi profondità. Grazie alla particolare costituzione del cranio, può aprire in modo spropositato la sua grande bocca dotata di denti di forma conica e così ingoiare grosse prede, che con molta abilità riesce a procurarsi. Questo pesce raggiunge una lunghezza massima di 1.80 metri ed un peso di circa 80 Kg. La sua pinna caudale è trilobata, mentre quelle pelviche, pettorali e inferiori sono pari e costituiscono la sua caratteristica particolare che lascia intravedere nella sua articolazione ossea la similitudine con alcuni vertebrati terrestri. Questo pesce ha un metabolismo molto lento, adatto a vivere in presenza di fonti di cibo abbastanza scarne. La femmina, fatto curioso per i pesci, non depone le uova, ma le trattiene all'interno dell'addome ove le porta a maturazione, finché i piccoli non vengono alla luce ormai completamente formati; la livrea del suo corpo è bluastra con vistose macchie bianche.

I più antichi esemplari conosciuti di Celacantidi fossili sono stati ritrovati in sedimenti ascrivibili al periodo Devoniano (410/355 milioni di anni fa) dell'era Paleozoica; essi colonizzarono dapprima le acque continentali per poi diffondersi in mare aperto, non lasciando poi più 'tracce' dopo il Cretaceo (144/65 milioni d'anni fa). In Italia alcuni resti fossili si trovano presso i giacimenti del Monte San Giorgio.

Allo stesso Ordine dei Crossopterigi, apparteneva anche un altro gruppo sistematico di 'strani pesci', i Ripidisti, che ebbero nel Paleozoico un ruolo fondamentale nell'evoluzione verso i primi vertebrati terrestri, infatti questi pesci grazie alla trasformazione delle pinne in primitivi arti e alla presenza di polmoni in grado di respirare fuori dall' acqua, diedero origine dopo vari adattamenti evolutivi, ai primi anfibi. Questo gruppo di pesci, i Celacantidi quindi, hanno per i motivi elencati prima, tutte le carte in regola per essere considerati a ragione dei veri e propri ìfossili viventi', ricomparsi dopo secoli d'oblio. Dobbiamo ringraziare anche loro se i vertebrati terrestri si sono evoluti nelle svariate forme che noi oggi conosciamo.

UN PO' DI STORIA

La Latimeria o celacanto vive solitamente vicino al fondale, ad una profondità compresa tra i 200 e 300 metri. Ama le zone ricche di anfratti ed è prevalentemente notturna. Presenta un colore grigio-blu acciaio, con punti bianchi irregoalri, che la mimetizzano bene nel suo habitat. Gli occhi sono adatti alla visione in condizione di scarsa illuminazione. La Latimeria non usa le appendici pari come puntelli o per camminare sul fondo come altri suoi parenti stretti, bensì durante il nuoto, peraltro lentissimo; le pinne sono mosse nella stessa sequenza con cui i tetrapodi muovo gli arti.
Queste informazioni sono state raccolte comunque nell'arco di molti anni, vediamo dunque alcuni passaggi cruciali.

Nel 1980 Hans Fricke e Jurgen Schauer costruirono il sottomarino GEO. Fricke rimase impresso dalla scoperta della Latimeria sin da adolescente, quando lesse il libro Old Fourlegs: the story of Coelacanths (Longmans, Green & Co. 1956) del Dottor Smith. Dal 1980 in poi le immersioni non diedero mai nessun risultato per 22 volte consecutive, quando finalmente nel Gennaio 1987, a 198 metri di profondità, e a pochi metri dalla massima profondità raggiungibile dal GEO, fu fotografato un esemplare di Latimeria. Alle missioni del sottomarino GEO si aggiunse successivamente anche Karen Hissman del Max-Planck Institute.

Jago

Lo JAGO, lungo 3.2 metri, alto 2.5 e largo 2.0, pesava 3033 Kg e poteva operare sino a 400 metri.

Nel 1990 lo stesso Hans Fricke e il suo team, ebbero a disposizione un nuovo sottomarino, lo JAGO, capace di raggiungere i 400 metri di profondità. Sempre nel 1990 a largo della foce del fiume Chalumna, fu documentata la prima vera popolazione di Celacantidi. Si scoprirono le loro abitudini notturne e furono descritte le loro abilità mimetiche.

L’11 agosto 1991 fu catturata una femmina gravida con 26 embrioni, a largo delle coste del Mozambico.

Nel 1995 venne catturato un esemplare a largo delle coste del Madagascar. Sembra che nello stesso periodo e nella stessa area furono catturati altri due o tre esemplari. Nello stesso anno Hans Fricke tornò nella zona ove fu documentata la presenza della popolazione locale, che venne chiamata in quell’occasione Ulanga.

Nel 1998 due esemplari di celacanto vennero catturati in Indonesia, presso l’isola Sulawesi. I biologi Mark Erdmann e Kasim Moosa, grazie a studi di filogenesi molecolare, confermarono che la specie indonesiana era distinta da quella africana ma identica a quelle delle Isole Comore, ovvero Latimeria menadoensis.

Latimeria Immagine tratta da Arkive. Il video è disponibile qui!

Il 28 ottobre 2000, nelle acque protette dell'area di St. Lucia, al confine con il Mozambico, i tre sommozzatori Pieter Venter, Peter Timm e Etienne le Roux, trovarono un celacanto alla profondità di 104 metri. Dopo essersi autorinominati "SA Coelacanth Expedition 2000", il gruppo ritornò alla carica, questa volta dotato di equipaggiamento fotografico e altri sommozzatori pronti a seguirli. Il 27 novembre quattro di essi (Pieter Venter, Gilbert Gunn, Christo Serfontein e Dennis Harding) trovarono 3 celacanti, dei quali uno era lungo tra 1.5 e 1.8 metri, mentre gli altri misuravano circa 1 - 1.2 metri. I subacquei riuscirono a fotografare e filmare gli animali, ma una volta riemersi, Dennis Harding morì a causa di un'embolia cerebrale, dopo aver soccorso Christo Serfontein che aveva momentaneamente perso conoscenza.

Nel Maggio 2001 il JLB Smith Institute of Ichthyology e il professor Hans Fricke diedero via ad un progetto multidisciplinare internazionale dedicato allo studio delle popolazioni di Celacantidi del Sud Africa. In questa occasione, furono fotografati 10 esemplari. È da allora che il celacanto fu considerato ufficialmente come appartenente alla fauna del Sud Africa. Nell’aprile del 2001 un altro esemplare fu catturato al largo delle coste del Kenya. Nell'occasione, furono mappate le aree sottomarine del Greater St. Lucia Wetland Park, con l’ausilio di echo-sounder. Furono mappati ben 34 canyon e altri 12 vennero scoperti.

Nel 2004, sono stati rinvenuti 3 esemplari all’interno dello Jesser Canyon e due nello Chaka Canyon, 50 Km a sud della baia di Sudwana.

CURIOSITÀ...

Nel 1927, D.M.S. Watson descrisse due piccoli scheletri nella cavità corporale di un fossile di Undina, un celacantide del Giurassico. Allora, mancando anche le evidenze di organi copulatori, suppose che i celacantidi fossero vivipari, ma all'epoca nessuno credette all'ipotesi e si liquidò il caso, asserendo che i due piccoli celacantidi fossili dentro il corpo dell'adulto, come un caso di cannibalismo. Ma la scoperta di femmine di Latimeria contenenti uova, grandi (ben 9 cm di diametro), senza guscio e in numero limitato, avvallarono l'ipotesi di Watson. Successivamente gli studi di C. L.Smith, del Museo Americano di Storia Naturale, su un celacanto di 1.6 metri, permisero di scoprire 5 giovani in stadio avanzato, ciascuno lungo 30 cm., tutti in un solo ovidutto. Quindi la fecondazione è interna, proprio come ipotizzato da Watson nel 1927.

Latimeria chalumnae è inserita nell’appendice I del CITES dal 1989.

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BIBLIOGRAFIA