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DIDATTICA PER LE SCUOLE

Cod Art 0105 | Rev 00 | Data 07 Gen 2009 | Autore N. Castronuovo

IL RUDE AMBIENTE DEL LITORALE MARINO

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Quanti di noi hanno avuto modo di camminare lungo un litorale marino? Un luogo carico di fascino, ma anche difficile ed aspro per la vita degli organismi che lo abitano, sia vegetali che animali. Un modo per iniziare a conoscere il mare, anche senza immergersi, è quello di studiare ed osservare le creature che affollano il litorale marino. Iniziamo ad esplorare quest’ambiente. La prima cosa da fare è quella di munirsi di scarpe antiscivolo, magari tirare su i pantaloni fino al ginocchio e mettere i piedi a mollo. Un mondo magico dove si incontrano creature che, fin da bambini, abbiamo osservato incuriositi. Eppure il loro habitat non è vasto, si limita ad alcune centinaia di metri in larghezza per le spiagge più estese, sino ad arrivare alle piccole insenature, ma se calcoliamo l'intera superficie dei litorali che circondano le nostre coste, isole comprese, raggiungiamo valori enormi in termini di superficie. In questo difficile ambiente costiero, onde e flutti agiscono spesso con violenza sulle forme viventi, flussi e riflussi coprono e scoprono, seguendo il ritmo delle maree, gli esseri viventi di questi ambienti, che sono capaci di adattarsi a condizioni particolari, come vivere per un certo periodo all’aria aperta e a concentrazioni saline elevatissime, adattandosi a condizioni estreme.

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Le attrazioni gravitazionali della luna e del sole danno origine alle maree, con dei ritmi e dei livelli a volte molto accentuati. Quando le acque calano, alcuni organismi si ritirano con esse, oppure trovano rifugio nelle pozze di marea (pozze rimaste in seguito al ritiro dell’acqua). Molti altri organismi invece rimangono all’asciutto, ma prevengono questa condizione incorporando umidità sufficiente da permettere loro di respirare nell’attesa che l’acqua li ricopra nuovamente. Molti organismi hanno sviluppato delle difese contro le onde, che in normali condizioni di vento si infrangono sulla costa, con la frequenza di quattro o cinque volte al minuto. Proviamo a calcolare il numero delle onde che si infrangono sulla riva, rimanendo vicino agli scogli e contando i flussi ondosi in un minuto. La risacca che si crea fra un’onda e l’altra, esercita un’azione di drenaggio verso il mare. I primi esseri a soffrire dell’impatto ondoso sono le alghe. Essendo prive di radici, si fissano agli scogli con dei piccoli uncini, ancorandosi con forza. Il segreto delle alghe è quello di non opporre resistenza ai flussi, ma di seguirne i movimenti con flessibilità. Ognuno applica il suo metodo di difesa sulla base delle proprie caratteristice. I balani sono crostacei comuni lungo le flagellatissime coste atlantiche, dove le onde raggiungono valori di pressioni altissime, raggiungendo anche valori di alcune tonnellate per metro quadrato. Il segreto di questi organismi sta in una colla particolarmente forte che sviluppano per saldarsi allo scoglio, e in aggiunta la forma conica li agevola nel deviare il flusso dell’acqua diminuendone la forza impattante.

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Ricordiamo che la vita ha avuto origine in acque poco profonde. Gli animali in continua lotta con le condizioni irregolari dei diversi ambienti, svilupparono doti particolari per affrontare le difficoltà, arrivando a spingersi fuori dalle acque cercando rifugio e riparo. Con il tempo arrivarono a sviluppare dei rudimentali polmoni in sostituzione delle branchie. La pelle divenne impermeabile per rallentare l’evaporazione, e gli arti si modificarono per permettere i movimenti sulla terraferma.

CLASSIFICAZIONE DEI LITORALI

Per le zone costiere dei luoghi temperati, esiste una sequenza del litorale uniforme in tutto il mondo, salvo lievi varianti. Esiste una zona superiore, chiamata zona sopralitorale, bagnata solo dalle onde più alte o dalla schiuma dei frangenti, una zona mediana, detta anche eulitorale o intertidale, delimitate dalle linee della bassa e dell’alta marea, e una zona inferiore o sublitorale, dove l’esposizione all’atmosfera avviene solo durante le basse maree sizigiali. Uno degli animali più curiosi e facili da osservare in questi ambienti è il granchio. Con estrema e apparente facilità, riesce a vivere fuori e dentro l'acqua, entrando e uscendo senza difficoltà.

Osserviamo più nel dettaglio le varie zone. La zona superiore generalmente è quella dove si trovano le formazioni vegetali, con licheni di colore grigio, giallo, e nero, lo strato inferiore è coperto da alghe verdi, le cloroficee. Con tutta probabilità queste, sono le prime alghe comparse sulla terra.. Altre alghe più piccole si trovano in questi strati e sopravvivono con la schiuma delle onde, anche se dopo alcune ore di esposizione al sole, rimanendo scoperte dall’acqua, si disidratano e si seccano. Nella fascia più bassa si trovano alcune specie di litorinidi che pascolano sul vicino tappeto algale. Questi piccoli molluschi gasteropodi, rappresentano un chiaro esempio della vita fra il mare e la terraferma, un adattamento fenomenale, dove le branchie assumono la funzione di polmoni per assorbire l’aria dell’atmosfera, di conseguenza questi organismi assorbono l’ossigeno in modo diverso dagli altri animali marini che solitamente lo assorbono dall’acqua.

Nella zona mediana, troviamo i mitili, le patelle ed altre forme come i balanini e i murici. Le patelle che tutti conosciamo e magari abbiamo raccolto, si scavano una nicchia nella roccia, sufficiente a contenere la base del cono calcareo. Si nutrono di alghe attraverso la radula, una sorta di lingua con piccoli dentelli, comune in quasi tutti i molluschi. Quando la marea si ritira scoprendo il mollusco, esso tende a fissarsi nella cavità preparata, poi quando il livello dell’acqua torna a risalire, esso ritorna a nutrirsi di alghe. Le alghe che troviamo in questo livello sono solitamente le feoficee o alghe brune. Sono di forma lamellare e ramificata, abbastanza “carnose”, si afflosciano quasi a sgonfiarsi al ritiro dell’acqua. Sotto di esse rovano riparo dal sole e dai predatori diversi animaletti e gasteropodi. Infine la zona inferiore del litorale roccioso, rimane allo scoperto solo durante le basse maree delle sizigie, o marea sizigiale. Questo termine indica il momento di maggior escursione fra la bassa e l’alta marea. In questo habitat troviamo diverse forme viventi animali e vegetali, e le alghe assumono un colore più verde e con talli più grandi. Si sviluppa una vita di miriadi di Idroidi, colonie di invertebrati tubolari con una corona di tentacoli filiforme. I tentacoli in realtà sono come piccoli coltelli urticanti che trafiggono le piccole prede che, paralizzate dal veleno, vengono poi mangiate. Naturalmente in questa zona troviamo anche i ricci di mare, che si spostano tramite gli aculei, come piccoli piedi tubolari, e brucano lungo le scogliere sommerse. I granchi attivi di notte si nascondono fra gli anfratti rocciosi e fra le fucacee (alghe) vi si infilano per cacciare o nascondersi. Sotto la linea di marea, la vita scorre apparentemente più tranquilla, quasi non si avverte più la forza delle onde.

COME PIANTE ED ANIMALI RESISTONO ALLE ONDE

Foto4Ho visto solo le sirene sopravvivivere con la stessa facilità degli organismi di scogliera, sia fuori che dentro l'acqua.....ma esistono le sirene? Avete mai incontrato questo essere mitologico? Dopo questo articolo, forse abbiamo conosciuto meglio il mondo quasi invisibile del litorale roccioso, uno dei mondi che conosciamo meglio e che spesso visitiamo lungo le passeggiate sulla spiaggia, ma che forse non tutti pensavano così ricco di vita.

 

 

Fuchi. Queste alghe fra cui la postelsia del disegno, si ancorano con grappoli di false radici alla superficie rocciosa

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Stella. Si fissano agli scogli con i pedicelli posti sul ventre d’ogni braccio

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Riccio. Al riparo negli anfratti degli scogli, si ancorano con piccoli tubi a ventosa dalla furia delle onde

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Balanini. Questi cirripedi secernono dalla corazza calcarea una sostanza che permette loro di “cementarsi” allo scoglio

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Mitili. Emettono dalla fessura della valva, il bisso, dei barbigli filamentosi che fungono da ancora, per aggrapparsi agli scogli

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Patella. Si aggrappano allo scoglio con il robusto piede a ventosa, il guscio dalla forma particolare li agevola a resistere ai moti ondosi