BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0723 | Rev 00 | Data 21 Gen 2019 | Autore Ottavio Luoni

 

UNA GIORNATA ALL’OASI DI TORRILE

Oasi Torrile

In questo articolo, dedicato alle zone umide continentali italiane, andremo a scoprire un'interessante riserva, molto importante sia dal punto di vista paesaggistico sia da quello più strettamente naturalistico. Questo luogo è l'oasi naturalistica di Torrile e Trecasali, ubicata in Emilia Romagna. L'oasi si estende nella bassa pianura parmense tra il corso dei fiumi Taro e Po.

L'idea di dar vita ad una zona  naturalistica, nacque dall'osservazione, nel 1977, di due coppie nidificanti di cavalieri d'Italia nelle vasche di lagunaggio  dello zuccherificio Eridania di San Quirico, ubicato nei pressi dell'abitato di Torrile. Ufficialmente, la riserva prese forma alcuni anni dopo, precisamente nel 1988, grazie al lavoro di alcuni attivisti della sezione LIPU di Parma che hanno gradualmente trasformato una distesa di campi coltivati a mais e a barbabietole, in una zona umida naturale, caratterizzata dalla  ricca avifauna di passo. In seguito, vennero posizionati i capanni d'osservazione in legno e creati i camminamenti in terra battuta che attraversano in tutta la sua lunghezza la riserva naturale.

Dal 2010, l'oasi di Torrile e Trecasali ha ottenuto il prestigioso riconoscimento regionale di Riserva Naturale e, a tutt'oggi, questa zona umida che si estende su 110 ettari, tutela un complesso ecosistema ormai scomparso dal resto della pianura circostante.

L'oasi è costituita da habitat differenti, infatti, oltre ai campi coltivati, vi sono delle zone golenali, caratterizzate dalla presenza di un bosco igrofilo con varie essenze arboree tipiche e tra queste citiamo, a titolo di esempio, il salice bianco (Salix alba), il pioppo bianco (Populus alba), il pioppo nero (Populus  nigra), la farnia (Quercus robur) el 'olmo (Ulmus minor).

Nell'oasi, sono state censite negli anni oltre 250 specie di uccelli; notevole anche la presenza di anfibi, tra questi segnaliamo la presenza della rana di Lessona  (Pelophylax lessonae), del rospo smeraldino (Bufo viridis) e del tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris). Fra i rettili, invece, comuni sono la natrice dal collare (Natrix natrix) e la natrice tassellata (Natrix tessellata). Anche i mammiferi sono ben rappresentati con vari generi.

La presenza di alcune siepi e di boschetti ripariali  lungo il vicino canale Lorno, permettono un'ulteriore diversificazione degli ambienti esistenti. Per questi motivi abbiamo deciso, io e l'amico Valter, di recarci un sabato del mese di maggio a visitare questo angolo di biodiversità. Quello che segue è una cronaca quasi in diretta di ciò che in quel giorno abbiamo potuto osservare; i generi degli animali presenti in questa zona certamente sono svariati, molti di più di quelli che riportiamo, anche perchè l'oasi è frequentatissima durante tutto il periodo dell'anno ed alcuni animali sono legati alla stagionalità e al passo.

Partiti di buon mattino, dopo un paio d'ore circa di viaggio in auto, siamo arrivati a destinazione, poco prima che i cancelli dell'oasi venissero aperti (ricordo, a questo proposito, che l'oasi è visitabile il giovedì, il sabato e la domenica, dalle ore 9.00 alle ore 17.00); oltrepassato il cancello d'ingresso siamo giunti  alla bella struttura in legno che funge sia da centro visite sia come sala didattica, dove è possibile acquistare libri a tema, gadget e materiale promozionale. Superata questa struttura, abbiamo percorso  una passerella in legno che attraversa una piccola zona umida, caratterizzata dalla presenza di un esteso canneto, oltre il quale si accede ai percorsi pedonali in terra battuta che conducono a i vari capanni d'osservazione; proseguendo oltre ci siamo trovati  di fronte un bivio costituito da due sentieri; noi abbiamo imboccato quello alla nostra destra, che ci ha portato in breve all'ingresso del primo capanno d'osservazione, ove abbiamo potuto osservare e fotografare vari animali, fra questi oltre ai comunissimi germani reali (Anas plathyrhynchos), varie folaghe (Fulica atra), svassi (Podiceps cristatus), tuffetti (Tachybaptus ruficollis), garzette (Egretta garzetta), sterne comuni (Sterna hirundo) ed  eleganti cavalieri d'Italia (Himanthopus himantopus); questi trampolieri, dalle lunghe e rosse zampe e dalla bella livrea bianca e nera, costruiscono un nido fatto di fango e da sostanze vegetali, dove depongono una sola covata costituita generalmente da 3-5 uova, che sono incubate da entrambe i genitori. La loro dieta è costituita da insetti e invertebrati vari.

Garzetta
Garzette (Egretta garzetta) Cavalieri d'Italia
Cavalieri d'Italia (Himanthopus himantopus)

Ripreso il cammino, siamo giunti  in breve al secondo capanno, denominato Moriglione. Nello specchio d'acqua antistante, abbiamo individuato alcuni esemplari di nitticore (Nycticorax nyctycorax) e di ibis sacro (Threskiornis  aethiopica); questi uccelli alloctoni, ormai da alcuni anni sono entrati a far parte della fauna acquatica delle nostre zone umide; si nutrono prevalentemente di invertebrati e vivono in piccole colonie ove  nidificano generalmente a terra deponendo  in media 3 - 4 uova per covata. Il loro nome deriva dal fatto che fin dai tempi dell'antico Egitto (luogo della loro provenienza), la specie era venerata quale incarnazione  di Toth, dio della saggezza.

Ibis sacro
Ibis sacro (Threskiornis  aethiopica)

Raggiunto in seguito il terzo capanno, denominato Svaroski, abbiamo potuto contemplare  un piccolo gruppo di avocette (Recurvirostra avosetta), che si cibavano indisturbate nell'acqua bassa del bacino; si tratta di una specie inconfondibile, perchè è l'unica ad avere il becco ricurvo all'insù. Risulta originale anche il suo modo di immergere, il suo becco nell'acqua bassa, infatti, muove il capo alternativamente a destra e a sinistra, alla ricerca di cibo. Presenta una colorazione estremamente caratteristica, bianca con marcature nere; il capo è nero, mentre le zampe sono grigiastre. Nidifica in colonie e il nido è costruito sulla sabbia ove generalmente depone 4 uova; si nutre di insetti e altri invertebrati acquatici. Una curiosità legata sempre a questi uccelli, è che se si avvicina un predatore al luogo di nidificazione e in presenza dei pulli, l'avocetta si  finge ferita, allunga un'ala lasciandola penzolare a lato e si allontana dal nido, distraendo e allontanando l'intruso.

Avocetta
Avocette (Recurvirostra avosetta)

Successivamente, ci siamo diretti verso il quarto capanno, dove dopo aver consumato un frugale e breve colazione al sacco, grande è stata la nostra sorpresa quando, osservando una piccola distesa di nannuferi che ricoprivano una parte dell'invaso, ci siamo accorti che ben mimetizzati nella vegetazione acquatica vi erano due stupendi esemplari di sgarza ciuffetto (Ardeola rallide); questi ardeidi sono tra i più piccoli fra il gruppo degli aironi, presentano una colorazione bruno scuro con le ali bianche; presentano un ciuffo di penne sulla testa; le zampe sono verdi. Nidificano tra la vegetazione palustre dove depongono una sola covata costituita da 4 - 6 uova. La loro dieta è costituita da insetti, piccoli pesci, vermi  e piante acquatiche.

Sgarza ciuffetto
Sgarza ciuffetto (Ardeola rallide)

Ma le sorprese di questa nostra escursione non erano finite ed infatti, mentre ammiravamo il volo velocissimo di un martin pescatore (Alcedo attis), sulla sponda opposta del bacino una volpe (Vulpes vulpes), appariva furtiva dal bosco e dopo qualche breve esitazione, si affacciava sullo specchio d'acqua per abbeverarsi.

Volpe
Volpe (Vulpes vulpes)

Nel primo pomeriggio, percorrendo un sentiero  ombroso, abbiamo potuto raggiungere una nutrita garzaia di garzette (Egretta garzetta) e di  aironi guardabuoi (Bubulcus ibis); questi uccelli nidificano spesso in nutrite colonie insieme ad altri ardeidi. Devono il loro curioso nome dal fatto che questo airone cammina tra il bestiame al pascolo in cerca di cibo, salendo a volte in groppa  agli animali per catturare i parassiti.

Dopo aver costeggiato una zona prativa "colorata" da vari esemplari di papaveri (Papaver rhoes) siamo arrivati al cospetto del   quinto capanno denominato Bunker; il nome di questa struttura deriva dal fatto che è costituito da due piani, uno sopraelevato e l'altro leggermente infossato, in modo da permettere di osservare l'ambiente a pelo d'acqua.

Nella stagione propizia è facile osservare vari uccelli limicoli; purtroppo in questa escursione non abbiamo potuto osservarli anche perché, a causa delle frequenti e  anomale piogge stagionali, il livello dell'acqua si era innalzato, modificando così  le condizioni ottimali necessarie per poter osservare queste specie.

Nel tardo pomeriggio, continuando la nostra visita all’oasi, abbiamo infine raggiunto il sesto ed ultimo capanno d'osservazione. Nello stagno antistante la struttura, erano presenti vari  esemplari di sterne comuni (Sterna hirundo) in nidificazione, mentre sulla superficie del bacino, tra la vegetazione galleggiante, volavano e si inseguivano una miriade di libellule e di damigelle, che sembravano danzare sul pelo dell'acqua.

Sterna comune
Sterna comune (Sterna hirundo)

Si concludeva così, ripercorrendo a ritroso il sentiero che in breve ci conduceva verso l'uscita, questa nostra escursione a questo  bellissimo ecosistema, vero scrigno di biodiversità animale e vegetale, incastonato nella verde pianura emiliana.

Walter Tessari
Sopra, l'amico e fotografo Walter Tessari

TESTO E IMMAGINI: LUONI OTTAVIO & TESSARI WALTER

 

AGGIUNGI UN COMMENTO [Gentile utente, puoi manifestare liberamente la tua opinione all'interno di questo thread. Ricorda che la pubblicazione dei commenti è sospesa al di fuori del consueto orario lavorativo; il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500, se superi questo limite il tuo intervento sarà annullato. Solo i commenti provenienti da utenti verificati andranno direttamente online, quelli non verificati vedranno i propri messaggi sostare in pre moderazione per pochi minuti. Inoltre, è necessario attenersi alla Policy di utilizzo del sito: evita gli insulti, le accuse senza fondamento e mantieniti in topic. Grazie. BiologiaMarina.eu].
comments powered by Disqus