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Cod Art 0149 | Rev 00 | Data 30 Apr 2009 | Autore Castronuovo Motta Nicola

 

ALCUNE POPOLAZIONI DI OLOTURIE A RISCHIO ESTINZIONE

Foto1Le oloturie sono Echinodermi dal caratteristico corpo tubiforme e molliccio, appartenenti alla classe Holoturoidea; sono caratteristici animali bentonici (solo una specie è in grado di nuotare) e, come le stelle marine, svolgono un ruolo fondamentale nel proprio habitat. Sono presenti nei mari di tutto il mondo, compreso il nostro Mediterraneo. Quante volte le avremo viste adagiate sul fondale sabbioso, magari senza riconoscerle?

Da qualche tempo, questi invertebrati marini, chiamati anche cetrioli di mare per la caratteristica forma a 'salsicciotto', si vedono sempre meno, specialmente nei fondali dell’Indo-Pacifico. In queste aree geografiche le oloturie raggiungono dimensioni notevoli e sono considerate una prelibatezza culinaria. L'utilizzo per zuppe e piatti tipici a base di salse particolari, rende assai vulnerabili questi invertebrati e, a causa del sovrasfruttamento, in alcune aree sono dichiarati ormai estinti. L'uomo con tutto il ben di Dio che il mare può offrire, spesso cerca cose particolari, arrivando a sterminare molte specie marine.

In alcune zone del Pacifico, le popolazioni locali utilizzano il muco filamentoso che le oloturie secerne a scopi difensivi. Se disturbata insistentemente, espelle un ammasso di tubuli che si appiccicano al malcapitato. Questi vengono utilizzati come protezione durante le battute di pesca, si tratta infatti di un collante naturale che viene sparso sulla pianta dei piedi, alla quale si attaccano poi granelli di sabbia e altri sedimenti, che creano una 'suola' naturale isolante, utile a proteggersi dalle mille insidie dei fondali corallini. Caratteristica di questi animali, che utilizzano come alimento le particelle organiche contenute nel sedimento, è la presenza di un paio di organi arborescenti, riccamente ramificati, che si protendono a fondo cieco dalla cloaca molto in avanti nella cavità del corpo. Attraverso le loro pareti passa l'acqua e quindi l'ossigeno in essa disciolto, aerando gli altri organi interni e mantenendo la turgidità del corpo dell'oloturia. All’estremo opposto dell’animale si agitano lentamente un gruppo di tentacoli che servono alla cattura del cibo. In moltissime specie tropicali e subtropicali, queste molli appendici attorno alla bocca permettono all’animale di nutrirsi prelevando microscopici organismi che si trovano nei sedimenti, in particolare diatomee. Il residuo sabbioso è espulso attraverso la cloaca. Foto2

La particolarità che poi in natura non ha eguali, è che il cetriolo di mare si stacca da solo dei propri visceri, dando un esempio di automutilazione ed eviscerazione stupefacente. Finché i nuovi organi interni non si sono rigenerati, l'oloturia mantiene i suoi movimenti respiratori e, in circa sei settimane, il tutto si riassesta e l’animale è pronto nuovamente a secernere muco filamentoso come autodifesa.

Esistono circa 500 specie differenti di questi invertebrati, tutti bentonici (come gia detto, una sola specie liberamente natante è stata osservata in natura, anche se passa quasi tutto il tempo sui fondali). Normalmente la colorazione delle specie Mediterranee è uniforme e non presentano particolari striature o colorazioni sgargianti.
Alcune specie, prima di raggiungere l’età adulta, sono capaci tramite le contrazioni del corpo di raggiungere la superficie marina, 'arrampicandosi' in pratica verso l’alto. La fecondazione è interna, in alcune specie la femmina fa confluire lo sperma assorbendolo dall’acqua tramite alcune aperture che possiedono lungo le pareti dell’intestino, raggiungendo le uova dentro il corpo. Gli individui dopo una certa fase di maturazione interna, sono espulsi e quindi immessi nell’ambiente marino, ma in alcuni casi raggiungono la maturità nel corpo materno.

Foto3 Oloturia tubulosa (Ustica)