BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0281 | Rev 01 del 17 01 13 | Data 26 Apr 2010 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

LE ORCHE seconda parte

Orca Fotografia di Edgardo Corradini. Puerto Madryn, Argentina

A CACCIA DI ALTRI MAMMIFERI MARINI......

Best et al. nel 1984, descrissero un attacco sferrato da un’orca ad un gruppo di Physeter macrocephalus ovvero a dei capodogli, tuttavia altri autori (Jefferson et al. 1991) espressero delle perplessità sulla reale consistenza dell’attacco. Più recentemente (Pitman et al. 2001) documentarono ed osservarono un attacco ad un singolo esemplare di capodoglio. In generale gli attacchi documentati nei confronti dei grandi mammiferi marini sono rari, ma questo non significa che siano poco comuni. Nel 1847 la nave Phoenix in viaggio nei mari del Giappone osservò due esemplari di Eubalaena japonica (ricordiamo che non si è certi di quante specie appartengono al genere Eubalaena, in questa sede abbiamo indicato la E. japonica come da letteratura originale) divorati da delle orche. Nelle acque antistanti la California la nave Saratoga osservò nel 1857 un attacco nei confronti di alcune balene grigie (Eschrichtius robustus):

"vedemmo 8 o 10 killer –così erano chiamate le orche - attaccare una balena grigia femmina, che teneva accanto il suo piccolo – chiamato cow dai baleniere -, la balena nuotava con coraggio per difenderlo, muovendo continuamente e furiosamente le pinne, verso il suo aggressore. Dopo circa un’ora e mezzo l’acqua era rosso sangue. Quando arrivammo, la balena e il killer erano scomparsi"

Dalla Saratoga arrivarono altre desrizioni di attacchi, probabilmente navigava in acque ove questi erano abbastanza frequenti. Esistono molte testimonianze di orche che attaccavano balene appena arpionate o catturate dai balenieri, e per questo le orche venivano spesso uccise.

Carcassa di balena Attacco alla balena . Fonte Khan, vedere bibliografia

ATTACCHI ALLE BALENE

Heptner et al nel 1996 descrissero l’abitudine delle orche di strappare la lingua alle balene. L’argomento fu dibattuto a lungo, anche perchè alcuni ricercatori che osservarono le balene grigie per molto tempo non riuscirono mai a documentarne un solo attacco. E’ il caso di R. M. Gilmore (1961) che osservò le migrazioni delle balene grigie davanti alle coste della California, e le loro soste in laguna. Ebbene non documentò mai un solo attacco, e si limitò a segnalare delle orche che tuttavia si mantennero lontano dalle rotte delle balene. Più fortunato fu T. J. Walker (1975) che documentò qualche attacco sporadico a sud di Baia California, verso il Messico.
Le orche transienti del sud ovest dell’Alaska fanno la loro comparsa, regolarmente tutte le primavere, nella Baia di Monterey sin dal 1980. Ma tuttavia gli attacchi sembrano essere poco comuni. Secondo Swartz (2002) la predazione non sembra essere significativa e non disturba l’organizzazione sociale delle balene grigie. Sono però stati osservati comportamenti messi in atto per diminuire il rischio di predazione. Le balene grigie tendono a spostarsi sotto costa, verso le kelp beds, ove rimangono immobili. Gli stessi comportamenti sono stati osservati lungo le coste della Corea (Andrews 1914, 1916).

Gli attacchi alla balena della Groenlandi (Balaena mysticetus) sono stati spesso riferiti dagli Inuit. Jefferson et al. (1991), riportano 12 eventi, e a 2 di qiuesti eventi vi parteciparono come testimoni. Altri eventi al di fuori però del mare Artico, sono riportati da George et al. (1994), precisamente nel mare di Chukchi, dove comunque l’orca è abbastanza rara. In sintesi gli attacchi alla balena della Greonlandia sono abbastanza comuni nell’Artico orientale, meno comuni nella sua parte occidentale. Tra li Inuit è diffuso un vocabolo, ardlungaijuq o aarlungajout, tradotto da Finley (2001), come “killer whale phobia” ovvero “paura dell’orca” che si manifesta attraverso comportamenti espliciti e diretti, oppure indirettamente, attraverso particolari precauzioni. Per esempio le balene artiche durante la primavera e l’estate si distribuiscono in gruppi e in zone diverse sulla base del sesso, dell’età e della taglia. I maschi si espongono maggiormente, anche in acque aperte, mentre le femmine e i giovani penetrano tra i ghiacci. Non è chiaro come il pack possa offrire protezione, infatti sono stati segnalati pod di orche anche tra i ghiacci artici, e anche in prossimità di balene morte, ma non è noto se uccise dalle orche oppure no. Durante le migrazioni autunnali le balene si spostano tutte sotto costa, ma in tal caso potrebbe trattarsi si di un comportamento antipredatorio, ma anche di un comportamento atto a facilitare la navigazione, che sfrutta la visione delle aree di costa. Si ritiene che le orche caccino le balene della Greonlandia quando vi è scarsa disponibilità di prede, in alternativa si nutrono anche di focidi, narvali (Monodon monoceros), beluga e forse anche trichechi (Odobenus rosmarus).

ATTACCHI A CAPODOGLI

Jefferson (1991), descrisse dei capodogli nelle acque del Sud Africa in formazione difensiva (rosette) circondati da un numero imprecisato di orche appartenenti ad un unico pod. Best et al. nel 1984 descrissero alcune lesioni su giovani individui di capodoglio. Più recentemente attacchi a capodogli sono stati descritti da Visser (1999b) in Nuova Zelanda, Visser & Bonoccorso (2003) nelle acque della Papua Nuova Guinea e da Khan (2003) in acque Indonesiane. Pitman et al (2001) fornirono poi le prime evidenze ben documentate di attacco ai capodogli. In 4 ore un numero imprecisato di orche, forse 35, portarono ben 16 attacchi ad un gruppo di capodogli secondo un modus operandi indicato dagli autori come "wound and withtdraw" ovvero "avvicinarsi e ferire". Gli attacchi furono portati esclusivamente a femmine e a individui immaturi.

Orche

Orche presso Puerto Madryn, Argentina. Fotografia di Edgardo Corradini

ATTACCHI A LEONI MARINI

OrcaIn Argentina, presso la penisola di Valdes, le orche formano gruppi matriarcali poco numerosi, e spesso molti esemplari maschi vivono solitari. In tali zone le orche, oltre a cacciare le prede abituali come pesci, cefalopodi, pinnipedi, uccelli e altri cetacei, hanno sviluppato una tecnica che le porta a scagliarsi sin sulla battigia, soprattutto presso Punta Norte, Chubut, Argentina, per catturare preferibilmente giovani esemplari di leoni marini, come descritto da Castello nel 1977 e da altri autori negli anni successivi (Hoelzel, 1991). Gli attacchi avvengono tra marzo e aprile, e sono sferrati sfruttando il fattore sorpresa. Le orche si scagliano a gran velocità verso la linea di costa sfruttando la pendenza del fondale a loro favorevole. In tale zona infatti l'acqua è abbastanza alta e consente alle orche di raggiungere la spiaggia senza rimanere spiaggiate. Dal punto di vista ecologico tale strategia presenta delle similitudini con gli attacchi degli squali bianchi presso Seal Island, in Sud Africa, nei confronti delle otarie del Capo (Arctocephalus pusillus pusillus). Il fattore sorpesa è fondamentale, e permette alle orche come agli squali di affrontare e spesso catturare animali agili e veloci come i leoni marini, minimizzando lo sforzo e riducendo le probabilità di ferirsi.

Orca

Orca

Orca

Orca

Fotografie di Edgardo Corradini

ARTICOLI CORRELATI

BIBLIOGRAFIA