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Cod Art 0446 | Rev 01 del 03 Mag 2013 | Data 27 Set 2011 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

 

PESCA IN ADRIATICO. INCONTRIAMOCI CON I PESCATORI

Breve resoconto della trasmissione PESCA IN ADRIATICO. INCONTRIAMOCI CON I PESCATORI

Come da attesa, sono stati tanti e discordanti i pareri che abbiamo ascoltato durante la trasmissione PESCA IN ADRIATICO. INCONTRIAMOCI CON I PESCATORI; sono intervenuti pescatori, imprenditori-pescatori, docenti, presidenti di cooperative e assessori. Quello che è emerso, è che sostanzialmente non esistono vedute eterogenee e unificanti. Come gia scritto più volte anche sul nostro portale, è forte ed accentuato il fatto che molti lavoratori del mare sono ancora privi delle risorse culturali necessarie ad esercitare un mestiere che, seppur antico come l’uomo, non è più gestibile come negli anni ’70, dove il reddito era talmente alto da rendere inutile qualsiasi piano gestionale a lungo termine. Ora la consapevolezza relativa ad un problema serio e dannatamente reale è certamente aumentata, ma siamo, in Italia, ancora culturalmente arretrati, come sottolineato da alcuni interventi in studio.
Chi scrive ha apprezzato molto l’autocritica di alcuni pescatori, emersa soprattutto nella parte finale della trasmissione ("il pescatore non è in grado di autogestirsi; la ricerca non ci supporta; i biologi marini sono scontati - verissimo in molti casi - siamo una categoria a rischio che sta per saltare; abbiamo lottato per rimanere a casa il sabato e la domenica; noi a Cesenatico riportiamo a casa l’immondizia pescata per tonnellate all’anno"). Sulla mancanza di controlli è poi intervenuto un rappresentante della locale Guardia Costiera: "Ben 30 violazioni riscontrate in un anno". Decisamente poche; chi opera in mare tutto l'anno sa bene quante sono le violazioni e gli illeciti commessi. Replica anche un ricercatore universitario: "Ovviamente la ricerca  non è infallibile".
Interviene alla trasmissione l’Assessore alla Pesca di Cesenatico: "I soggetti attivi pensino ad un progetto comune per il futuro, poiché rapinare il mare equivale a rapinare la nostra casa". Nulla è emerso al seguito di tale affermazione.
"Il Consiglio Regionale ha approvato il piano di azione sulla Direttiva nitrati, facendo irritare il mondo dell’agricoltura poiché vieta lo spargimento di letame nel periodo autunnale e facendo levitare i costi di stoccaggio nelle vasche. I nitrati inquinano fortemente il valore del mare e la sua qualità".
"Occorrono delle regole di gestione delle marinerie per fascia e per tipologia, onde evitare la regola del più forte. È possibile farlo, poiché il Piano di Gestione Locale (non obbligatorio) consente l’autogestione; basta che siano d’accordo il 70% delle marinerie. La regione emanerà un bando per finanziare le marinerie che studieranno la possibilità di autogestione".

Altri interventi invitavano a valorizzare maggiormente il pescato, attraverso un’unica Associazione centrale che regolamenti efficacemente il settore. Per esempio attraverso il marchio della Qualità del Pescato dell’Alto Adriatico, in modo da rendere riconoscibile il prodotto ittico sul mercato nazionale. Al momento sono d’accordo solo le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Il distretto di Pesca dell’Alto Adriatico mira, infine, a raccogliere marinerie simili tra loro per coinvolgere Governo ed istituzioni e per confrontarsi con i pescatori croati che l’anno prossimo entreranno nella UE. La concorrenza di Croazia e altri paesi che si affacciano sull'altra sponda del mare spaventano non poco i nostri pescatori.

Molto interessante la problematica relativa alla valorizzazione del pescato legata alla stagionalità, ancora di difficile comprensione per molte categorie. Occorre infatti formare il ristoratore, la distribuzione e da ultimo i consumatori. Non è possibile non calendarizzare la disponibilità del pescato dell'Adriatico, che vede tra i primi a protestare i ristoratori appena si accenna al fermo biologico associato alla inevitabile mancanza di prodotto fresco. È come pretendere le castane e l’uva tutto l’anno.

Dal dibattimento emergono anche molti 'scaribarile', ovviamente a discapito della politica e delle amministrazione passate e presenti. E tale discorso è legato inevitabilmente, come scritto all'inizio, alla mancanza di risorse culturali dei pescatori; infatti è ancora molto forte la convinzione che la politica degli aiuti (leggere contributi in soldoni) possa essere efficace. Al contrario è la miglior arma per non responsabilizzare e che certo non insegna a gestire l'attività di pesca in chiave imprenditoriale. Quindi si incolpano le istituzioni (che sicuramente hanno le loro responsabilità) accusandole di non 'aiutare' la categoria; un pò come è accaduto per anni al mondo dell'agricoltura, tanti contributi per non far nulla.

Noi di biologiamarina.eu pensiamo, prima di ogni altra cosa,  che sarebbe quindi utilissimo informare e formare culturalmente i pescatori e che, finalmente, comincino a guadagnare sul prodotto (sono coloro che alla fine guadagnano meno rispetto alle grandi catene di distribuzione e di ristorazione); sarebbe anche utile disattendersi i contributi a pioggia per le dismissioni e il rinnovo, e guadagnare esclusivamente, ripetiamolo, su ciò che meglio dovrebbero gestire, ovvero le risorse ittiche, di concerto sia con enti di amministrazione, gestione e soprattutto con gli enti di ricerca, come quello di Cesenatico. Non è certamente possibile attendesi cambiamenti solo grazie alle oasi di ripopolamento (il mare non è gestibile come una riserva o un parco nazionale) tanto acclamate, o attraverso strategie di marketing mirate, per esempio attraverso un marchio che peraltro esiste gia. La strada è ancora lunga e il mare sempre più vuoto.

La trasmissione si è chiusa con un intervento dell’attività della nave oceanografica Daphne, che opera tra Goro e Cattolica da circa 30 anni, dalla costa sino a 20 Km a largo. Si occupa del controllo di varie matrici ambientali come acqua e sedimento.