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Cod Art 0600 | Rev 00 | Data 09 Mag 2013 | Autore: Castronuovo M. Nicola

 

   

 

RIFIUTI ABBANDONATI: PRATICA INCIVILE E TROPPO DIFFUSA

Rifiuti abbandonati

L'abbandono dei rifiuti, in generale, è una piaga che affligge numerose aree del nostro territorio nazionale. Spesso si preferisce scaricare ogni genere di rifiuto, per ovvie ragioni, in aree dismesse o considerate tali, poco frequentate e lontano da occhi indiscreti. Anche in zone ben organizzate, con servizi che prevedono il ritiro di rifiuti ingombrati a domicilio, si assiste sempre più spesso alla bruttissima abitudine di abbandonare ogni cosa dove capita.
A volte, le zone ove si getta di tutto, si trasformano in vere e proprie discariche a cielo aperto; tali siti, che interessano sia aree pubbliche che private, possono poi originare anche emergenze ambientali importanti, per esempio quando interessano aree coltivate o densamente abitate. Gli ambienti acquatici, per ovvie ragioni, sono maggiormente interessati da questa incivile prassi, poiché l’acqua, almeno per un po' nasconde tutto.
Per far fronte a questo fenomeno, meglio chiamarlo reato, perché di questo si tratta, le amministrazioni comunali devono impiegare sul campo diversi dipendenti e attrezzature, contattare ditte specializzate per la bonifica dei territori, reperire fondi extra che graveranno sulle gia esigue casse comunali. La legge, nel caso in cui i rifiuti interessino un'area privata, impone la bonifica al legittimo proprietario, anche se recenti sentenze del TAR hanno introdotto novità normative importanti.

 

Sentenza del TAR Calabria n. 747 del 19 dicembre 2012

 
 

Il proprietario dell'area dove sono abbandonati rifiuti, non può essere obbligato alla rimozione dei rifiuti in ragione soltanto di tale sua qualità, perché è necessaria un'adeguata dimostrazione da parte dell'Amministrazione procedente di un rilevato e reale coinvolgimento, in merito all'abbandono dei rifiuti, quantomeno in termini di "colpa". Lo ricorda il Tribunale Amministrativo della Calabria (TAR) - con sentenza 19 dicembre 2012, n. 747 - in riferimento alla questione che vede coinvolta l'Anas spa e il Comune di Rizziconi. Con l'ordinanza del 2009, il sindaco del Comune di Rizziconi (RC) ha intimato all'Anas Spa di provvedere a propria cura e spese alla rimozione e al relativo smaltimento dei rifiuti (rifiuti urbani non differenziati, rifiuti non pericolosi, pannelli di cartongesso, scarti edilizi, carcasse di autovetture, rifiuti pericolosi di tipo eternit e una carcassa di animale equino semicarbonizzata), abusivamente depositati sul terreno in località Conchi, adiacente alle sede autostradale A3 Salerno-Reggio Calabria.
La disciplina sui rifiuti è contenuta nel così detto Codice Ambientale (Dlgs 152/2006) che prevede il divieto di abbandono e di deposito incontrollato di rifiuti sul e nel suolo. Per cui, chiunque violi il divieto è tenuto a procedere alla rimozione, all'avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti e al ripristino dello stato dei luoghi. Ma l'ordine di smaltimento presuppone l'accertamento di una responsabilità a titolo quantomeno di colpa in capo all'autore dell'abbandono dei rifiuti, ma anche del proprietario o del titolare di altro diritto reale o personale sull'area interessata, che venga chiamato a rispondere in solido dell'illecito. Dunque l'onere della rimozione non può essere imposto al titolare di un diritto reale o di godimento sull'area in assenza di imputabilità della violazione a titolo di dolo o colpa.
Fra l'altro, la giurisprudenza che si è formata in materia è omogenea nel richiedere che ai fini dell'ordine alla rimozione il destinatario debba essere non solo proprietario, possessore o detentore, ma responsabile di una condotta, commissiva od omissiva, colpevole. Una giurisprudenza che ha altresì chiarito come, sebbene la colpa possa configurarsi nell'ipotesi in cui il titolare del diritto dominicale ometta di adottare cautele idonee a evitare o ostacolare l'indebito abbandono, non possa tuttavia essergli addebitato il mancato allestimento di mezzi preclusivi dell'accesso, atteso che la chiusura del fondo costituisce una mera facoltà del titolare del bene e non un suo obbligo. Non è ipotizzabile , dunque, ravvisare colpa nel fatto che il proprietario non abbia recintato il fondo.
Se ne deduce, dunque che il presupposto sostanziale del necessario previo accertamento in contraddittorio della responsabilità-corresponsabilità del proprietario ( possessore o detentore del terreno), quanto meno a titolo di colpa, rimane condizione-presupposto essenziale per poter procedere all'emanazione dell'ordinanza comunale (sindacale) di rimozione, non potendo ammettersi una forma di responsabilità oggettiva "propter rem". Se infatti per il configurarsi di una responsabilità a titolo di dolo o colpa del proprietario o di colui che è in rapporto con l'area in un rapporto tale, anche se di mero fatto, da consentirgli una funzione di custodia e protezione, è richiesto che il coinvolgimento a titolo di dolo o colpa sia accertato. Accertato a seguito di un'adeguata istruttoria e con l'ausilio del privato stesso, il quale deve essere chiamato in contraddittorio per fornire elementi utili di valutazione per l'accertamento delle reali responsabilità. Da ciò ne deriva che, rispetto a tale contraddittorio, la comunicazione dell'avvio del procedimento si configura come un adempimento.

 
 

Fonte: GreenReport.

 

In questo articolo, però, non vogliamo introdurre gli aspetti legislativi, bensì desideriamo dare risalto al problema e sottolinearne la gravità , nella speranza che ognuno di noi intervenga attivamente ogni volta che si imbatte in un angolo del nostro paese devastato da pochi; in fondo è una questione di semplice educazione civica.
L'acuirsi della crisi economica, ha quasi incentivato la "“pratica" dell’abbandono dei rifiuti. Sempre più spesso si trovano nelle discariche abusive rifiuti industriali (il cui smaltimento risulta essere molto oneroso), rifiuti ospedalieri e rifiuti altamente pericolosi di dubbia provenienza. Chi opera incivilmente, non si rende conto che il suo atteggiamento danneggerà indirettamente anche il suo portafoglio e direttamente la sua salute.
Senza entrare nel merito e sulla tipologia dei rifiuti industriali, che sono tuttavia i principali responsabili delle più importanti emergenze ambientali, desideriamo farvi riflettere semplicemente sulla pratica dell’ “abbandono”, raccontandovi un breve aneddoto.
Qualche anno fa mi trovavo oltralpe, precisamente in Svizzera; un giorno assistetti ad una scena molto comune in Italia, spesso decisamente fastidiosa. In breve, un automobilista, dopo aver fumato la sua sigaretta, con naturalezza e nonchalance gettò dal finestrino dell’autovettura un mozzicone ancora acceso. Alla scena assistette non un addetto alle forze dell’ordine, bensì un semplice ed onesto cittadino che, di riflesso, annotò subito il numero di targa dell’automobilista comunicandolo poi alla vigilanza territoriale, peraltro dopo aver recuperato il mozzicone ancora acceso.

Rifiuti abbandonatiCon grande curiosità, chiesi al signore e testimone cosa sarebbe accaduto dopo la sua segnalazione. Mi disse che, in caso di flagranza del reato, l'automobilista sarebbe stato fermato e multato ma, nel caso in questione, dopo la sua segnalazione sarebbe stato solo intercettato e denunciato per il gesto compiuto. Questo solo per un semplice mozzicone di sigaretta? si chiederanno alcuni.
Ebbene, è da questi piccoli gesti che si comprende appieno il senso civico delle persone che, nella "civilissima" Svizzera, seppur alle prese con altri problemi, soprattutto di ordine etico e sociale (capitali incogniti, traffici illegali ecc..), è ben radicato ed insegnato sin dalla prima infanzia, attraverso programmi di educazione ben svolti e funzionali.

Torniamo alla definizione del termine "abbandono". Tale termine è riferito all’atto esplicito, di lasciare in un'area pubblica o privata, qualsiasi materiale e/o oggetto con l'intenzione evidente di non recuperarlo, il che dimostra la palese intenzione di disfarsene senza affrontare le necessarie spese (spesso irrisorie per il privato) per il corretto smaltimento. Tale gesto, peraltro punibile dalla normativa vigente, è spesso associato ad una scarsa cultura ambientale nonché ad atteggiamenti poco virtuosi, spesso infatti è più economico richiedere il recupero presso la propria abitazione (spesso il ritiro sino a 2 – 3 metri cubi di volumetria è gratuito), piuttosto che barcamenarsi nel caricare, per esempio un frigorifero, nel baule dell'auto, trasportarlo, scaricarlo da qualche parte e tornarsene a casa. Senza rendersene conto, colui che opera in questo modo, aggrava ulteriormente i costi necessari allo smaltimento, che graveranno appunto sulla collettività. Tuttavia il ritiro a domicilio di rifiuti ingombranti non è una regola e non tutti i comuni offrono tale servizio. Ed ecco quindi che molti preferiscono abbandonare i loro rifiuti dove capita, spesso lungo strade poco frequentate, negli incolti, nei fossati e lungo le sponde dei fiumi.
Cosa accade e cosa fare quando si rinviene una discarica abusiva? Innanzi tutto segnalarla alle autorità competenti che sono obbligate a ripristinare il luogo e dunque a smaltire i rifiuti, nel caso di un'area pubblica. Nel caso di un'area privata, un tempo si obbligava il proprietario del terreno a ripristinarlo e a bonificarlo. Adesso, come accennato (vedere box sopra la sentenza del TAR Calabria), alcuni aspetti della giurisprudenza sono stati approfonditi.
I problemi arrivano quando giunge il momento di dover identificare il responsabile o i responsabili. Se l'abbandono è già avvenuto, non potendo contare sulla contestazione in flagranza di reato, né potendo disporre di prove o testimonianze (il che spesso è la regola), non rimane, come detto, che bonificare l’area.
È dunque necessario investire tempo e risorse nell'educazione civica fin dall'infanzia, con programmi dedicati da proporre agli alunni nelle scuole di ogni ordine e grado, anche attraverso esperienze dirette sul campo; ognuno di noi, da solo può fare poco, ma insieme si raggiungono risultati eclatanti.
Per risolvere la questione, crediamo inoltre che siano necessari anche altri strumenti, ovvero un approccio integrato per affrontare il problema, coinvolgendo non solo gli alunni e le scuole, ma anche terze parti, ovvero soggetti pubblici e privati; i primi, intendendo in tal caso gli enti locali responsabili (comuni, province), troppo spesso rinunciano ad interventi diretti, ovvero non intervengono se non dopo segnalazione e purtroppo, non effettuano controlli capillari del territorio; i secondi, intendendo in tal caso la cittadinanza, sembra poco propensa a partecipare al mantenimento dell'integrità del territorio, delegando sempre ad altri interventi quali la segnalazione e la denuncia.
Purtroppo, l’abbandono dei rifiuti rientra in quelle categorie definite di "emergenze ambientali" che, in un contesto economico come quello attuale, dove si invocano sempre più spesso risorse economiche per intervenire, passano decisamente in secondo piano, come qualcosa da affrontare e al limite risolvere più in la nel tempo, in un periodo successivo. Nulla di più sbagliato, poiché è indispensabile ragionare di governo e corretta gestione del territorio per evitare effetti cumulativi, di ordine pubblico e sanitario, come avviene gia da tempo in alcune regioni del sud Italia ma anche nel Lazio, in Emilia, Toscana, Lombardia, Piemonte, Marche e Abruzzo.

Cosa fare dunque? In sintesi, occorre coinvolgere soggetti pubblici e privati; sviluppare efficienti reti di raccolta a domicilio; sviluppare, nel senso di incrementare il numero delle isole ecologiche, gestirle correttamente ed in modo intelligente, consentendo ai privati di conferire ogni tipo di rifiuto (olii esausti, plastiche, batterie, medicinali, rifiuti ingombranti ecc..; incrementare il numero dei soggetti che si occupino di riciclo e riutilizzo delle materie di scarto (vedere qui); soprattutto, sarebbe utile ridurre al minimo la produzione dei rifiuti, agendo all’origine del problema.

Rifiuti abbandonatiNoi di biologiamarina.eu abbiamo recentemente partecipato ad attività di volontariato mirate alla pulizia delle aree maggiormente degradate, in provincia di Varese. Il volontariato è spesso fondamentale, soprattutto laddove le amministrazioni sono carenti economicamente e nel controllo del territorio. Ovviamente tale attività non giustifica il lassismo, la noncuranza e il menefreghismo di alcuni soggetti che, come accade spesso, non esitano a scaricare illecitamente in aree ripristinate il giorno prima, come accaduto a Cassano Magnago (VA), il 14 aprile scorso.
Le amministrazioni potrebbero anche incentivare il buon comportamento delle persone, per esempio con sgravi sulla bolletta, come avviene in alcune zone dove chi composta a casa, ottiene una modesta riduzione sulla tassa dei rifiuti; si potrebbe sperimentare la stessa cosa nei confronti di chi collabora attivamente nella corretta gestione e nella pulizia del territorio. Si da una concreta mano alla comunità, si rendono partecipi i cittadini più volenterosi che, spesso, vorrebbero fare ma non sanno come e cosa fare; è il concetto di cittadinanza responsabile, che prevede comportamenti attivi e propositivi, atti a stimolare chi ha voglia e forza di rendere migliore ogni singolo pezzetto della nostra Italia.

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