BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0614 | Rev 00 | Data 23 Lug 2013 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

 

ANIMALI MARINI VELENOSI: Scorpaeninae: GLI SCORFANI

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta degli animali marini velenosi. Dopo aver descritto la tracina e sul da farsi in caso di puntura, scriviamo adesso degli scorfani (gruppo di pesci appartenente all'ordine Scorpaeniformes), pericolosi e decisamente fastidiosi, ma non mortali. Ad oggi non sono noti casi ufficiali di decessi correlati al contatto con il veleno degli scorfani nonostante oltre 300 incidenti all'anno segnalati solo negli Stati Uniti, soprattutto tra i pescatori (professionali e sportivi) e coloro che lavorano nell'industria della lavorazione del pesce.
Precisiamo che quando si parla di scorfani, in realtà non si intende una sola specie, bensì un gruppo di pesci vasto ed eterogeneo, diffusi prevalentemente in acque tropicali, subtropicali e, in minor misura, in acque temperate.

Gli anglosassoni indicano genericamente gli scorpenidi e gli scorfani con il termine scorpionfishes, suddividendo il gruppo nelle due sottofamiglie Scorpaeninae e Pteroinae. Il primo gruppo comprende i "veri" scorpionfishes, il secondo comprende i pesci leone o lionfishes.
In questa sede, come gia detto, scriviamo solo di scorfani, rimandando ad altri articoi la trattazione dei pesci leone, del pesce pietra ecc...
Ricordiamo tuttavia che la differenza tra le due sottofamiglie (Scorpaeninae e Pteroinae) è notevole. Gli scorpenidi sono pesci di fondo, criptici e perfettamente mimetizzati con l'ambiente che li circonda, mentre i pesci leone non si nascondono affatto, anzi si mettono in bella mostra, sicuri del fatto che nessuno oserà avvicinarsi più di tanto.

GLI SCORFANI
Gli scorfani sono presenti in quasi tutti i mari del mondo, in particolare nelle acque tropicali e subtropicali, con una netta preferenza per la regione Indo-Pacifica piuttosto che quella Atlantica. Nelle acque temperate, come il nostro Mediterraneo, sono presenti poche specie. Nella zona atlantica si contano 26 specie pericolose, 16 delle quali vivono a profondità notevoli, per cui gli incidenti sono rari. Nel Mediterraneo, l'ordine Scorpaeniformes comprende tre famiglie (Sebastidae, Scorpaenidae e Dactylopteridae) e 11 specie, escluso l'unico rappresentante del genere Pterois (pesci leone) perchè sara discusso, come detto, in altra sede. Infine, la zona Indopacifica, che va dalle coste orientali dell'Africa a quelle della Nuova Zelanda, conta oltre 100 specie, molte delle quali pericolose.

Tipicamente, i pesci scorpione, o scorfani, hanno un corpo tozzo, occhi e bocca sono molto grandi, mentre la livrea è tipicamente criptica omocromatica permanente, il che rende difficile scorgerli tra i coralli e le rocce del fondo. Inoltre stanno completamente immobili nel loro ambiente (buche, rocce, tra i coralli, sotto la sabbia e il sedimento), per cui spesso la zona dorsale, scabrosa e verrucosa, si presta bene ad essere colonizzata da alghe e altri piccoli organismi, il che rende ancor più difficile scorgerli tra il restro degli organismi bentonici. Raramente e lentamente, nuotano da un nascondiglio all'altro e questa è spesso l'unica occasione per accorgersi della loro presenza. Sono invece velocissimi quando una preda entra nel loro raggio di azione.
Non si tratta di animali dal comportamento aggressivo, tuttavia non essendo visibili, si finisce spesso per avvicinarsi troppo o calpestarli, il che innesca un meccanismo di difesa/offesa che potrebbe essere molto pericoloso.

Gli scorpenidi sono provvisti di pinne erettili dorsali, anali e pelviche, all'apice delle quali sono presenti le spine velenose, di una colorazione (di tipo disruptivo) leggermente diversa da quella delle pinne all'apice delle quali sono collocate. Il veleno scorre attraverso due scanalature disposte internamente lungo le spine stesse e, una volta inoculato, causa un dolore molto forte, spesso definito straziante, che perdura anche per 24-48 ore. Una volta iniettato il veleno, il pesce impiega da 4 a 6 giorni (tale intervallo di tempo dipende dalla specie) per sintetizzarne una quantità equivalente e divenire, dunque, di nuovo pericoloso. Sono noti casi di punture senza iniezione di veleno.
Le spine degli scorpenidi sono meno lunghe e più robuste di quelle dei pesci leone; in genere le spine dorsali velenose sono 13-18, tre quelle anali e due, una per lato, quelle pelviche.
Il veleno è prodotto da tessuto ghiandolare disposto longitudinalmente all'interno delle spine stesse, lungo i due canalicoli gia descritti. Essendo le spine velenose ricoperte da tegumento, quando penetrano all'interno del corpo di una ipotetica vittima, esso viene compresso; è tale pressione che provoca il rilascio delle tossine.

Sezione spina scorfano
Sopra, sezione trasversale della spina dorsale di uno scorfano

Ricordiamo che anche le altre spine presenti sul capo e in genere in altre parti del corpo, pur non essendo velenose, possono essere comunque pericolose perché cause di sequele settiche secondarie e semplicemente perché possono causare ferite più o meno profonde.

Altre spine scorpenidi

Qui sopra riportiamo la nomenclatura delle spine che tipicamente orlano il capo degli scorfani. Più sotto, un'altra immagine che risulta però completa della descrizione di tutte le appendici spinose.

Spine degli scorfani

NOMENCLATURA COMPLETA DELLE SPINE DEL CAPO DEGLI SCORPENIDI
1 preorbitale. 2 suborbitale. 3 preopercolari. 4 preopercolari supplementari. 5 cleitrale. 6 quarta suborbitale (postorbitale). 7 opercolare. 8 sopracleitrale. 9 postemporale alta. 10 postemporale bassa. 11 nucale. 12 parietale. 13 pterotica. 14 timpanica. 15 sfenotica. 16 postoculare. 17 sopraoculare. 18 preoculare. 19 nasale. 20 senza nome. 21 interorbitale. 22 coronale.

IL VELENO DEGLI SCORFANI

Il veleno dei pesci tipicamente è di natura proteica. Quello degli scorfani, purtroppo, non è mai stato studiato a fondo e sono relativamente pochi i gruppi nel mondo che si occupano di questo.
Alcuni ricercatori brasiliani del Departamento de Fisiologia e Biofísica, Departamento de Bioquímica e Imunologia, Laboratório de Venenos e Toxinas Animais, di Belo Horizonte, stanno studiando da anni il veleno della specie Scorpanea plumieri, una specie di scorfano molto comune ai Caraibi, in Florida e lungo le coste Atlantiche del Brasile.

Questo mix velenoso è indicato dalla sigla SpV (= Scorpaena plumieri Venom); esso determina un rapido e transiente decremento della pressione arteriosa, della frequenza respiratoria e presenta attività cardiotossiche (bradicardia) nonché infiammazione locale e sistemica, con effetti tanto maggiori quanto maggiore è la dose di veleno inoculata. Tale mix di proteine tossiche ha mostrato una attività minore se si utilizza il siero antiveleno SFAV (= StoneFish AntiVenom), specifico per il pesce pietra Synanceja trachynis, che vive da tutt'altra parte, nell'oceano Pacifico (nei topi il siero riduce gli effetti cardiotossici e l'infiammazione). Tale correlazione ha permesso di dimostrare che le due specie producono un veleno molto simile e dalle stesse caratteristiche antigeniche.
Alcune proteasi presenti nel mix del veleno di Scorpanea plumieri determinao l'idrosili della caseina ed altre hanno una spiccata attività gelatinolitica. Questa proteasi è in genere indicata dall'acronimo Sp-GP (= Scorpanea plumieri Gelatinolytic Protease). Tale enzima non è ancora stato caratterizzato, poiché è altamente instabile e dunque risulta complesso determinarne anche la struttura primaria (ovvero la sequenza di amminoacidi che compngono la proteina). Si è scoperto però che tale enzima è attivo ad un pH compreso tra 7 e 8, per cui un ambiente debolmente acido o basico potrebbe aiutare ad alleviare eventuali sintomi causati dall'attività di questo enzima.

Non sempre il veleno degli scorfani determina un calo della pressione arteriosa; la letteratura scientifica riporta dei casi, per specie diverse da S. plumieri, ove l'effetto è praticamente opposto.

Recentemente, sempre dalla specie Scorpanea plumieri, è stata isolata una potente citolisina denominata Sp-CTx, una glicoproteina con spiccata attività citotossica, vasoattiva ed emolitica, sperimentata su eritrociti di topo. Anche se gli studi sono ancora lontani dall'essere conclusivi, i ricercatori hanno dimostrato che si tratta di una proteina simile a quella presente nei pesci pietra dell'Indopacifico.

COSA FARE (e non fare) IN CASO DI PUNTURA
Nel caso di puntura da scorpenidi, occorre subito soccorrere la vittima e, nel caso l'incidente sia occorso in acqua, portarla celermente all'asciutto e comunque in un luogo sicuro (ponte di un'imbarcazione, ecc..). Il dolore è immediato e forte, potrebbe essere difficile tener sotto controllo la vittima e potrebbe subentrare una sincope, ma si tratta di una eventualità rarissima. Rare anche sequele come ansia, palpitazioni, tremori e nausea. Sono noti casi di spasmi muscolari causati dalla liberazione di acetilcolina ed edema polmonare causato dall'innalzamento della pressione arteriosa. Il dolore può essere tenuto sotto controllo con spary analgesici, ma si tratta di effetti temporanei, infatti le testimonianze narrano spesso di dolore che compare ad intervalli più o meno regolari, anche a seguito dell'utilizzo, appunto, di analgesici.
Se necessario, provvedere alla profilassi antitetanica.
Non manipolare mai la ferita ed intervenire eliminando solo grosse spine ben evidenti, lasciando agli operatori sanitari il compito di pulire e medicare la ferita.
Le linee guida più recenti, indicano di non utilizzare acqua calda come nel caso delle punture di tracina, perchè non serve ad alleviare il dolore; questo contrasta con la maggior parte delle vecchie linee guida, che consigliano appunto di immergere la parte lesionata in acqua molto calda, poiché le proteine del veleno dei pesci sono termolabili. In attesa di ulteriori conferme delle nuove linee guida, consigliamo di attenersi ai consigli dei medici e degli operatori sanitari.

LE SPECIE DEL MEDITERRANEO

Famiglia Scorpaenidae

Scorfano d'altura, Pontinus kuhlii (Bowdich, 1825). Nome inglese: offshore rockfish. Spine dorsali: 11 - 12; raggi dorsali molli: 9-11. Lunghezza massima: 52.0 cm. Tipicamente due raggi spinosi allungati, anteriormente alla dorsale. Colore spesso rosso e uniforme. Presente in Portogallo, Madeira, Azzorre, Canarie, Capo Verde, coste della Spagna e della Sicilia. La specie è stata segnalata a São Tomé Island. Non velenoso.

Pontinus kuhlii

Scorfanotto di Madeira, Scorpaena madurensis (Valenciennes, 1833). Nome inglese: Madeira rockfish. Diffuso in tutto il Mediterraneo, con l'esclusione del mar Nero; presente nel golfo di Biscaglia, Senegal, Madeira, Canarie e Azzorre. Ha una preferenza per le isole e predilige gli ambienti costieri, dalla superficie sino a 40 metri di profondità. Si tratta di una delle specie di scorfano più piccole, mediamente è lungo 10 cm., la massima lunghezza riportata è di 14 cm. Pinna dorsale con 12 raggi spinosi velenosi. Pinna caudale arrotondata. Manca della fossetta occipitale. Colorazione rossastra, a fascie. Velenoso.

Scorfanotto di Messina, Scorpaenodes arenai (Torchio, 1962). Nome inglese: Messina rockfish. Pesce molto raro, noto solamente per pochi esemplari provenienti dalle isole Azzorre, nell'Oceano Atlantico e per lo stretto di Messina. Gli esemplari noti di questa specie sono pochissimi, per cui in apparenza la specie è estremamente rara. La difficoltà di distinguerla da altre specie molto comuni può comunque far sottostimare la sua frequenza e la sua distribuzione geografica.
Presenti una fila di spine nella regione suborbitale e raggi spinosi (13) sulla pinna dorsale. Tutti gli altri Scorpaenidae mediterranei ne hanno 12 [da wikipedia]. Non velenoso.

Scorfano rosa, Scorpaena elongata (Cadenat, 1943). Nome inglese: Slender rockfish. Lunghezza massima 50.0 cm., comunemente circa: 30.0 cm. Corpo massiccio, testa con creste, spine e appendici cutanee sulla testa ben sviluppate, tranne che sotto la mascella inferiore. Al centro della fronte, dietro le arcate sopraorbitali, si trova una depressione detta fossetta occipitale. Meno di 50 file di squame ctenoidi contate verticalmente sul fianco. Colore rosa o rosso-giallastro, con macchie più scure. Lunghezza fino a 40 (55) cm. Si distingue dallo scorfano nero (S. porcus) per il colore rosa o rossastro (anziché prevalentemente brunastro) e il minor numero di squame contate verticalmente sul fianco (meno di 50 anziché più di 60); dallo scorfano rosso (S. scrofa) per l'assenza di appendici cutanee sotto la mascella inferiore; dallo scorfanotto (S. notata) per le appendici cutanee sulla guancia ben sviluppate (anziché ridotte); dallo scorfano di fondale (Helicolenus dactylopterus) per la presenza della fossetta occipitale. Diffuso nel Mediterraneo e nel nord della Namibia. Demersale, da 70 a 800 metri di profondità. Non velenoso [alcune nozioni relative a questa specie provengono da Poggiani, Fauna della Valle del Metauro].

Scorpaena elongata

Scorfano rosso, scorfano maggiore, Scorpaena scrofa (Linnaeus, 1758). Nome inglese: red scorpionfish, bigscale scorpionfish. Sino a 50 cm., presenta le prime spine dorsali estremamente lunghe. Mascella inferiore frangiata e filamenti cutanei sul capo. Raggi dorsali: 9; spine anali: 3: raggi pinna anale: 5; raggi dorsali molli: 9-11. Meno di 50 file di squame ctenoidi contate verticalmente sul fianco. Diffuso da 10 a 300-350 metri di profondità, in media attorno ai 20 metri. Colore rossastro a chiazze scure. Diffuso anche in Atlantico (Azzorre, Madeira, Canarie, Senegal, Capo Verde e Inghilterra). Costituisce l'ingrediente principale della bouillabaisse, per cui alcuni incidenti si hanno manipolando gli esemplari morti, ugualmente velenosi.

Scorpaena scrofa

Scorfanotto, Scorpaena notata (Rafinesque, 1810). Nome inglese: small red scorpionfish. Corpo massiccio, testa con creste, spine e appendici cutanee ridotte. Al centro della fronte, dietro le arcate sopraorbitarie, si trova una depressione detta fossetta occipitale. Meno di 50 squame ctenoidi contate verticalmente sul fianco. Colore rossastro a chiazze scure e giallastre, in genere con una macchia nera sulla pinna dorsale. Lunghezza fino a 15 (24) cm. Si distingue dallo scorfano nero (S. porcus) per la presenza di squame nell'area coperta dalle pinne pettorali, il minor numero di squame contate verticalmente sul fianco (meno di 50 anziché più di 60) e il colore rossastro (anziché prevalentemente brunastro); dallo scorfano rosso (S. scrofa) per l'assenza di appendici cutanee sotto la mascella inferiore; dallo scorfano rosa (S. elongata) per le appendici cutanee sulla guancia di grandezza ridotta; dallo scorfano di fondale (Helicolenus dactylopterus) per la presenza della fossetta occipitale. Si nutre prevalentemente di crostacei. Diffuso da 5 a 700 metri di profondità. Presente alle Azzorre, a Madeira, dalla Francia al Senegal, Golfo di Biscaglia. Mediterraneo (raro nel nord Adriatico) e mar Nero. Velenoso [alcune nozioni relative a questa specie provengono da Poggiani, Fauna della Valle del Metauro]..

Scorfanotto di Cadenat, Scorpaena loppei (Cadenat, 1943). Nome inglese: Cadenat's rockfish. Riconoscibile per la presenza di un unico poro centrale, alla sinfisi inferiore della mandibola. L'apertura anale è più vicina all'estremità del muso che a quella della caudale. La colorazione è generalmente rosso marmorizzata, con fasce più o meno scure. Spesso presente una macchia nera sulla pinna dorsale, tra il sesto e l'ottavo raggio. Diffusa nell'Atlantico orientale, Marocco, Mauritania, Portogallo, Spagna e Mediterraneo, oltre i 200 metri di profondità.

Scorefanotto nero, scorfanotto bruno, Scorpaena porcus (Linnaeus, 1758). Nome inglese: black scorpionfish. Riconoscibile per i caratteristici tentacoli sopraorbitali e il capo nudo; specie demersale, vive sui fondali rocciosi, detritici e a Posidonia o Zostera, dalla superficie sino a a 800 metri di profondità, stesso areale di S. scrofa.
Il corpo è massiccio, la testa è crestata e presenta delle piccole appendici cutanee, anche sopra gli occhi ma non sulla mascella inferiore. Al centro della fronte, dietro le arcate sopraorbitarie, si trova una depressione detta fossetta occipitale. Mancano le squame nella zona coperta dalle pinne pettorali. Colore brunastro a chiazze nerastre e chiare, marrone-rossastro e sino al rossastro. Lunghezza fino a 20 (30) cm. Si distingue dalle altre specie di Scorpaenidae per l'assenza di squame nell'area coperta dalle pinne pettorali, il maggior numero di squame contate verticalmente sul fianco (più di 60, di solito sono meno di 50) e il colore in genere brunastro (anziché sempre rossastro); si distingue dallo scorfano rosso (S. scrofa) anche per l'assenza di appendici cutanee sotto la mascella inferiore. Si nutre di pesci, crostacei e molluschi bentonici. Velenoso [alcune nozioni relative a questa specie provengono da Poggiani, Fauna della Valle del Metauro]..

Scorpaena porcus

Famiglia Sebastidae simili agli Scorpaenidae, privi di appendici, spine meno evidenti.

Scorpena bastarda, scorfano di fondale, Helicolenus dactylopterus (Delaroche, 1809). Capo sprovvisto della fossetta occipitale. Capo privo di filamenti cutanei. Palato tipicamente bero o blu. Sino a 45 cm. Come aspetto generale assomiglia ai comuni scorfani ed anche ai serranidi ma si distingue a prima vista per l'assenza di tentacoli su muso e mandibola e per gli occhi molto più grandi. Anche la bocca è piuttosto grande e munita di denti a forma di ago. La pinna dorsale è unica, munita di raggi spinosi nella metà anteriore, questi raggi sono allungati nella porzione centrale. Le pinne pettorali, ampie, hanno i raggi inferiori liberi ed ingrossati. Le pinne ventrali sono più piccole delle pettorali. La pinna caudale ha bordo più o meno piatto, con gli angoli superiori ed inferiori acuti. Il capo presenta alcune piccole spine, altre 5 spine sono lungo il bordo dell'opercolo branchiale. Il colore è rossiccio o beige con 4 fasce scure verticali, di cui l'ultima sul peduncolo caudale. Da vivo il corpo è percorso da fasce verticali rosso vivo. Una macchia nera è presente al centro della pinna dorsale; spesso ce n'è un'altra nella parte alta dell'opercolo branchiale. L'interno della bocca è nero. Raggiunge i 45 cm di lunghezza [descrizione tratta da Wikipedia].
Presente nell'Atlantico orientale ed occidentale, Nuova Scozia, dal Canada al Venezuela. Norvegia, Mediterraneo, Golfo di Guinea, Madeira, Azzorre, Canarie; Walvis Bay, dalla Namibia al Natal, sud Africa.
Demersale, diffuso da 50 a 1.100 metri di profondità; specie meno legata al fondale, a differenza degli altri scorfani. Velenoso.

Helicolenus dactylopterus

Scorpena spinosa, Trachyscorpia cristulata (Goode & Bean, 1896). Penetrata in Mediterraneo da Gibilterra. Facilmente confondibile con Helicolenus dactylopterus. Da 130 a 1.300 metri di profondità. Velenoso.

Trachyscorpia cristulata

Famiglia Dactylopteridae

Pesce civetta, Dactylopterus volitans (Linnaeus, 1758). Nome inglese: Flying gurnard. Pesce dalle pinne pettorali molto grandi, con linee blu e 6 raggi separati da piccoli lobi. Lungo aculeo sul capo. Lunghezza massima 50.0 cm., comunemente 38 cm. Spine dorsali totali: 7; raggi dorsali: 8; spine anali: 0; raggi anali: 6. Presente nell'Atlantico orientale, Angola, Mediterraneo, Madeira, Azzorre; nell'Atlantico occidentale dal Canada al Massachusetts, USA e Golfo del Messico, sino all'Arentina. Non velenoso.

Dactylopterus volitans

 

AGGIUNGI UN COMMENTO [Se non desideri visualizzare il tuo commento sul tuo profilo Facebook, ricordati di togliere la spunta della ceckbox]

 

 

ARTICOLI CORRELATI

BIBLIOGRAFIA