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Cod Art 0632 | Rev 00 | Data 17 Gen 2014 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

 

LE SIRENE, DAL FANTASY DOC MERMAIDS: THE BODY FOUND ALLE ORIGINI DEL MITO

Mermaids

31 maggio 2013, la nota trasmissione Animal Plantet si accaparra ben 3.600.000 telespettatori per due puntate dedicate alle sirene; la prima parte si intitola Mermaids: the body found. Il docufiction (così si chiamano adesso i documentari di fantasia) si apre mostrando il drammatico spiaggiamento di decine di cetacei. Dalle loro orecchie fuoriescono rivoli di sangue. Non vi sono dubbi, i cetacei sono stati uccisi da una tremenda sequenza sonora sottomarina e, probabilmente, sono coinvolti i militari della marina statunitense, la US Navy. Forse un sonar potentissimo, di nuova concezione e mai sperimentato prima. Ma i militari, che hanno celermente dichiarato off-limits la spiaggia, non sembrano interessati ai cetacei, piuttosto al corpo di una strana creatura. Di che si tratta? Non si sa, viene trasportata via molto in fretta.
Facciamo un passo indietro e visioniamo il filmato amatoriale di due ragazzini che prima di altri (e prima dei militari) sono giunti in quella zona di spiaggia colma delle carcasse dei cetacei. Tra i corpi delle balene sembra esserci un corpo più piccolo, i ragazzini lo riprendono mentre si avvicinano....è una specie di umanoide con la coda di pesce che, all'improvviso, scatta e tenta di ghermire uno dei due, con la sua grande mano palmata. I ragazzini scappano, il filmato è confuso e poi si interrompe. Tutto è dannatamente realistico. I biologi marini, ovvero il dottor Paul Robertson (interpretato da Andre Louis Weideman) sedicente ricercatore del NOAA e il suo superiore, il dottor McCormick (l’attore sud africano Sean Cameron Michael) recitano splendidamente le loro parti e il documentario riesce ad arrivare dove altri non sono arrivati: ingannare la stragrande maggioranza del pubblico televisivo.
Ebbene si, nei giorni seguenti nascono i fronti tra chi crede e chi no; il dottor Roberstson viene cercato al NOAA, invano, perchè non esiste e non è mai esistito. Il finto sito (http://drpaulrobertson.com, creato il 13 ottobre del 2011 e intestato alla Discovery Communications, LLC) viene oscurato dal Dipartimento di Giustizia americano, con tanto di loghi (finti) in bella vista. Che dire? Una bella trovata per fare audience, come ammesso da Charlie Foley, produttore esecutivo di Animal Planet: "volevamo che la gente si avvicinasse a questa storia con un senso di possibilità e di meraviglia".
MermaidsIl fatto è che il documentario ha ingannato moltissime persone, nonostante errori e svarioni tecnici subito evidenti anche da occhi poco esperti. Mi viene in mente il filmato del sedicente geologo dell'Iceland GeoSurvey, che risale al 6 marzo 2013, un tal Torsten Schmidt che, a quasi mille metri di profondità, ha filmato con la sua telecamerina la mano palmata del presunto sirenoide attraverso una vetrata grande come quella di una motrice. Si avete letto bene, una vetrata enorme in un sottomarino che opera a quasi 1000 metri in fondo al mare, dove la pressione è di 100 Kg per cm quadrato. Di solito questi sottomarini hanno degli oblò piccolissimi, per resistere all'immane pressione, ma forse il sottomarino dell'Iceland GeoSurvey arriva dal futuro o, più probabilmente, non ha mai visto il mare. E qualche sito, come sempre accade, ha abboccato (leggete qui, per esempio, e qui). Altro filmato quello dei pescatori in Adriatico che issano a mano una rete a sacco dalla quale all’improvviso esce la solita mano palmata (la stessa che tenta di ghermire i ragazzini e la stessa filmata attraverso l’oblò; pare avessero una sola mano di gomma per questioni di costi). Una rete issata a mano dalla flotta più tecnica e tecnologica del Mediterraneo? E i pescatori italiani parlano inglese? Forse sul set...!
Ma non voglio calcare la mano e mi fermo qui per due motivi: il primo perchè, probabilmente, neanche i produttori di Mermaids, insieme al director Sid Bennett si aspettavano tanto clamore. Non hanno messo sul mercato ne un film vero ne un fake (o un muck documentary o documentario del fango, come definito da alcuni), semplicemente hanno prodotto una fiction che il pubblico ha mal interpretato. Per rendersi conto di questo basta leggere i commenti su youtube sia in lingua inglese che in italiano (alcuni sono riportati qui sotto).
Secondo, perchè tra le righe di Mermaids: the body found e il suo seguito, potrebbe celarsi un avvertimento, un messaggio, ovvero quello relativo al rischio del programma della US Navy denominato HSTT, acronimo di Hawaii Southern California Training and Testing. (vedere anche al sito Federal Register). Tale test, come gia documentato, provocherà la morte di migliaia di cetacei, forse tre milioni di esemplari in cinque anni, una strage. di proporzioni immane. Anche un film come questo, pur di fantasia, potrebbe essere utile a sensibilizzare l'opinione pubblica e renderla partecipe, per intraprendere, tutti insieme, iniziative di protesta e sensibilizzazione, atte alla salvaguardia del mare e dei suoi splendidi abitanti, sirene comprese.

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Sub gennaio 2014

Anche la rivista SUB di gennaio ha dedicato un pezzo alle sirene e al fantasydoc Mermaids. L'autore, E. Cappelletti, ammette per un attimo di aver preso sul serio il doc prodotto da Sid Bennett. Nell'articolo si cita il famoso BLOOP captato dagli idrofoni del NOAA nel 1997, unica verità inserita nella sceneggiatura del film. Il filmato della sirena issata nella rete da pescatori dell'Adriatico è descritto come non mistificato, in realtà è finto come tutto il resto del film. Nell'articolo è errato anche il nome dell'attore che interpreta il biologo marino P. Robertson.

LE SIRENE, ALLE ORIGINI DEL MITO

Le sirene sono senza dubbio le figure mitologiche più note e diffuse. Figlie del fiume Acheloo e di una musa, Calliope secondo alcuni, Tersicore secondo altri, pare siano morte gareggiando nel canto sconfitte dalle muse stesse, che le mutarono in altre forme. Forse vennero trasformate in pietra, oppure in uccellacci tremendi simili a delle arpìe. E infatti le prime sirene della tradizione ellenica erano figure ornitomorfe, spennacchiate e con artigli pronti a ghermire, per nulla belle e affascinanti. Solo successivamente vennero rappresentate come figure ittiomorfe e molto belle, come le conosciamo oggi.
Le leggende precedenti (occorre pazienza, nella mitologia greca le origini dei miti sono numerose) narrano delle sirene, figlie di Chiton e non di una musa, come messaggere di Persefone, regina degli inferi. Il loro compito era quello di addolcire il passaggio verso l'Ade con il canto. Ma questo ruolo è rimasto tale per poco, le sirene si son fatte via via più intraprendenti e hanno cominciato ad usare il canto non più per allietare il trapasso ma per attrarre e sollecitare la morte.
L'origine letteraria delle sirene è nell'Odissea di Omero, che le colloca in un'isola tra Scilla e Cariddi. Omero non fornisce alcuna descrizione fisica delle sirene, narra però della loro pericolosità e della loro capacità di ammaliare i marinai, attirandoli con il canto nella loro isola, disseminata dei cadaveri in putrefazione degli sfortunati naviganti:

non avviene su tutta
la delle vite serbatrice terra
nulla, che ignoto o scuro a noi rimanga

Dunque, si evince, i marinai non sarebbero attratti per il piacere della carne (o del pesce), ma dalla conoscenza enciclopedica.
Secondo Omero, le sirene erano solo due, successivamente divennero due gruppi di tre: Tersupa (Telsiope) era l'incantatrice, Aglaope la voce meravigliosa, Pisinoe la maliarda, Leucosia la dea bianca, Ligea, la chiara voce e infine Partenope, la vergine, il cui cadavere fu rinvenuto nei golfo della cittàdi Napoli e in nome della quale, secondo lo storico Strabone, vennero disputate gare e organizzate fiaccolate. Sirene Ulisse
Nella penisola sorrentina sorgeva un tempio dedicato al culto delle sirene, presso le Bocche di Capri. Probabilmente il culto era esercitato per richiedere protezione dai pericoli della navigazione.
Ma perché le sirene si sono trasformate da gentili accompagnatrici di anime a beffarde trappole e tentazione per gli uomini? Alcuni suggeriscono che i greci, per dissuadere la concorrenza dal percorrere le loro stesse rotte, adottarono una politica di scoraggiamento suscitando timori e inventando spauracchi, trasformando appunto le sirene in figure da temere e da evitare.

Andando a ritroso nel tempo, si scopre che le sirene "nascono" presso le antichissime culture medio-orientali; metà donna e metà cavallo, le sirene erano creature misteriose e mostruose che abitavano il deserto. Forse la loro origine è da associarsi all'antica divinità siriana Atargatis (la dea Siria dei greci) e il termine stesso, sirena, deriverebbe (ma è una ipotesi come molte altre) dal semitico sir che significa cantare, oppure dal termine syrízo, che significa sibilare, come il sibilare del forte vento delle tempeste in mare e nel deserto.
Atargatis, secondo il mito, si accoppiò con un giovane guerriero siriano che, come una mantide, tolse subito di mezzo, partorendo poi la regina Semiramide, in onore della quale, in epoca romana, si autoflagellarono, presso il santuario di Delo, i sacerdoti eunuchi. Dunque il mito delle sirene si perde nei meandri della storia e quelle che conosciamo oggi sono ridenominazioni e mescolanze di tradizioni mediorientali, indiane e addirittura indocinesi.

  Arpie e sirene! tratto da l'Universo dei miti, demoni in gonnella di Duccio Canestrini  
  Arpie e sirene sono due figure figlie del mare, ma se le sirene incantano, le arpie rapiscono, ed entrambe conducono alla morte. Le arpie della mitologia classica sono figure metà uccelli e metà donna, come le sirene della cultura ellenica. Ma le arpie discendono da Taumante, primordiale dio del mare e da Elettra, figlia del dio Oceano. Hanno pure un nome: Aello, la tempestosa e Ocipete, la veloce. Non si sposano ( e chi vorrebbe due arpie come mogli?), rimarranno vergini alate, non disdegnando, ogni tanto, di accoppiarsi (?, ndr) con il vento Zefiro. Daranno vita a due cavalli, velocissimi, Balio e Xanto. Anche le arpie conducono le anime nell'aldilà, per ordine delle Erinni. Antiche rappresentazioni di donne alate con bimbi e neonati tra gli artigli fanno pensare alle arpie come cicogne alla rovescia, ancelle della morte prematura. Sarà Virglio a trasformare le arpie in mostri: il viso hanno di femmina e ali deformi di volucri/ un ventre allungato che puzza, le mani distorte. Mostri insaziabili condannate alla fame perenne, divengono il simbolo dell'avidità. Tormenteranno il re Pineo, di Salmidesso, reso cieco dagli dei perché troppo bravo nel predirre gli eventi futuri. All'ora dei pasti, Pineo era tormentato da due arpie che entravano nel suo palazzo, rubavano parte del cibo e insozzavano il resto, rendendolo immangiabile. Quando alla sua corte giunsero gli Argonauti e Giasone per chiedergli del Vello d'oro, Pineo prima di rispondere chiese che fosse liberato dai due uccellacci malefici. Se ne occuperanno Zete e Calaide, figli alati del vento Borea. Inseguiranno le arpie sino alle isole Strofadi e d una di loro sarà trafitta e precipiterà nel fiume Tigri del Peloponneso, da allora chiamato Arpide. Dante descrive le arpie nel suo secondo girone infernale, come tormentatrici dei morti suicidi, trasformati in piante. Le stesse piante rotte incessantemente dagli uccellacci, causando dolore indescrivibile alle anime dei defunti.
La sirena ghermisce con il fascino, l'arpia con la forza, ma tra le zampe della seconda il trapasso è assai più amaro.
 
  Che c'entrano le cicogne? di Fulvio Capostagno  
  Anche le cicogne sono figure dei miti legate alle acque. Sono state scelte dalla dea Holda, figura della superstizione medievale, che dimorava presso i laghi e le sorgenti. Come ancelle, le cicogne hanno l'incarico di raccogliere le anime dei morti che cadono dal cielo con le piogge e il temporale. Le stesse anime saranno poste nei corpi dei bimbi e poi portati alle mamme, scelte (segnate) da una bella beccata al polpaccio, che le spedirà per un po' all'ospedale. Forse la cicogna è parte del sovrapporsi di figure mitologiche, un confondersi tra miti pagani, ellenici e nord europei.  

Pare che a forzare la convergenza delle sirene della cultura ellenica, simili ad uccellacci, a quelle della cultura moderna dalle forme ittiomorfe, fu un autore anonimo che scrisse Liber monstrorum, redatto, pare, tra l'VIII e il X secolo. Esso descrisse le sirene a coda di pesce e sempre celate dai gorghi impetuosi. Questo azzardo storico, potrebbe essere quello che ha sancito l'origine delle sirene come oggi le conosciamo, collocandole accanto a tritoni, nereidi, ondine e ninfe.
Dunque ecco che le figure delle sirene si sovrappongono spesso, confondendosi, ad altre figure leggendarie dei miti norreni e nordeuropei, come le ondine figlie di Nikar, il dio del mare scandinavo. Avevano il corpo di donna e la coda di pesce ed erano rappresentate come maligne o amichevoli a seconda della tradizione. Prive di anima, non potevano raggiungere il paradiso dopo la morte. Le ondine erano rappresentate spesso come delle ninfe delle acque dolci, quasi sempre collocate presso una cascata, oltre la quale potevano nascondersi.

Nipoti e parenti delle sirene sono, nell'ordine, la sirena Melusina della tradizione francese, che aveva coda di serpente, la scozzese Selkies, l'Ampela Mananisia delle malgascie, la Rusalke delle favole russe, l'Anguane delle Apli e la Mujina giapponese, oltre a tante altre fgure che non citiamo. Ma i miti della sirena e della donna pesce appartengono anche a culture extra asiatiche. Le sirene sono nelle leggende degli indiani del nord America, collocate sempre in prossimità delle cascate, esattamente come nei miti nordeuropei. Gli indiani Mivok della California, chiamavano le sirene con il nome di He-Hà-Pe, che significa sirena di fiume. Vivevano presso il fiume Wah-kal'-mut-tah (Merced River). Erano rappresentate come creature metà donna e metà pesce, dai lunghissimi capelli neri, che vivevano nelle pozze e nelle piscine naturali ai lati del fiume.
Nella repubblica del Benin, nell'Africa occidentale, Igbag è la madre dell'acqua. Dimorava presso i grandi fiumi e regnava nelle profondità del mondo sommerso. Presso le popolazioni del Tobago le sirene vivevano esclusivamente nelle grotte sottomarine. Sirena bicaudata

Le sirene, nel tempo, non subiscono solo una metamorfosi nelle forme, i cambiamenti alterano anche ciò che esse rappresentano. Nella loro incongruenza medievale, rappresentate come improbabili mostri donna-uccello-pesce, esse divennero il simbolo della lussuria più sfrenata. Rappresentano la "grande prostituta"; la peggiore seduttrice di Babilonia è, infatti, rappresentata con il pettine e lo specchio.
Nel XIII secolo fa la sua comparsa anche la sirena bicaudata che, impugnando e divaricando le due code, ostenta senza remora il suo sesso.
E siamo giunti al tempo delle caravelle di Colombo e delle esplorazioni del nord America. Una foca e un lamantino emersi a metà, magari con un ciuffo di alghe in testa, erano sufficienti a generare l'equivoco della sirena. Infatti, le acque del Brasile e dei Caraibi, sono quelle da dove arrivano il maggior numero di avvistamenti. Persino lo stesso Colombo segnala l'avvistamento di tre sirene, attorno alle isole Molucche.

All'era delle esplorazioni succedette l'era delle esposizioni. La fantasia da esporre è sempre la stessa, un corpo metà donna e metà pesce. E come non citare la sirena delle Fiji esposta a Broadway nel 1842 presso il famoso museo zoologico annesso al circo Barnum, citato nella seconda parte del docufiction Mermaids: the body found. La materia prima, in questo caso, è il busto di una vera scimmia innestato sul corpo decapitato di un grosso tonno:

"Meravigliosa novità esposta per desiderio universale! Una vera sirena, che ha causato lo sbigottimento dei naturalisti e di altre persone scientifiche, i cui dubbi riguardo la misteriosa creatura sono stati completamente rimossi"

Pubblico circo Barnum Sirena circo Barnum

Povere sirene, da miti a scimmie ricucite. Ma il mito, per fortuna, non termina in questo modo. L'affascinante creatura verrà rivalutata, prima dall'arte e nei quadri di H. Draper, G. Klimt e G. Moreau solo per citarne alcuni, poi negli anni del surrealismo (come non citare la sirena di Renè Magritte), e poi nel cinema. Nel 1948 esce Miranda, interpretata da Glynis Johns, ed è solo l'inizio. Si arriverà allasirena Cesare Ragazzi sirenetta di Walt Disney, passando per il film Splash, una Sirena a Manhattan e, tenetevi forte se siete della generazione degli anni 60 – 70, per la sirenetta tricologa di Cesare Ragazzi (immagine a lato), tanto bella quanto debole, incapace di strappare il trapianto capelluto, "generato" dalla famosa azienda bolognese dei bei tempi che furono.

Siamo così giunti al docufiction Mermaids: the body found, ma di questo, abbiamo gia scritto. Buona Visione.


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