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Cod Art 0475 | Rev 00 | Data 09 Gen 2012 | Autore: ClimateMonitor

 

   

 

UNO SQAULO IN UN BICCHIER D'ACQUA

È stata una delle notizie più gettonate di questi primi giorni dell’anno. Un team di ricercatori ha 'scoperto' un discreto numero di squali ibridi nelle acque della costa orientale dell'Australia. Si tratta di una specie risultante dall’accoppiamento tra esemplari di squalo pinna nera comune con un parente stretto ma di più piccole dimensioni, tipico di quella zona. Sembra che questi esemplari siano più robusti degli squali australiani e, inoltre, avrebbero sviluppato la capacità di adattarsi ad acque più calde, ampliando così l’areale della specie.
La fonte principale della notizia è stata l'AFP, un'agenzia di stampa mondiale che ha fornito il materiale praticamente a tutti i media del mondo. A seguire, sono arrivati il Business Insider e, naturalmente, anche alcuni media nostrani: il Corriere, Ecologiae.com e Greenreport e pure noi di BiologiaMarina.eu.
Naturalmente, leggere una pagina o l'altra non cambia assolutamente nulla, tutti hanno più o meno ripetuto il lancio d'agenzia e tutti sono caduti nello stesso errore, assorbendo e rilanciando pari pari l'informazione, che questa normale storia di evoluzione naturale potesse essere collegata o addirittura generata dai cambiamenti climatici, nella fattispecie dal riscaldamento delle acque di quella porzione dell’oceano (forse Ecologiae si è distinta un po', lanciandosi in una romanzesca storia di squali che cercano un rimedio contro la minaccia dell'estinzione, dimenticando magari il piccolo particolare che, nella fattispecie, si tratta di una specie in più, non di una in meno).
Praticamente laggiù, l'oceano è una pentola in ebollizione, come si può constatare dall’immagine qui sotto:

Grafico

Tre gli elementi principali di questa analisi gentilmente offerta dall'onnipresente WUWT.

Ora, sembra che siano stati avvistati 57 esemplari. Le specie di origine vivono mediamente 8-12 anni, per cui è presumibile che questa rapidissima corsa verso una salvezza evolutiva sia avvenuta nello spazio di poche decadi, compresa l’ultima, in cui non è successo nulla. Per di più, qualcuno vorrebbe vendere la bufala che degli animali, il cui processo evolutivo dura da milioni di anni, abbiano intrapreso questa strada per 'salvarsi' o 'adattarsi' ad un cambiamento di meno di mezzo grado.
Fin qui il materiale per smontare la boutade. Ora è il caso di capire chi sia questo qualcuno. Sorpresa! Non si tratta dei ricercatori. Nel comunicato stampa originale dell'Università per la quale hanno seguito il programma di ricerca, non c’è nessuna traccia di cambiamenti climatici o di Global Warming. L'unico riferimento utile è il virgolettato di una ricercatrice del team in cui si legge che l’ibridazione potrebbe permettere agli squali di adattarsi a cambiamenti ambientali.
Ma può cambiare l’ambiente se non cambia il clima? No, si sarà detto il solerte reporter dell’AFP e, no, si saranno detti tutti quelli che gli sono andati dietro senza degnarsi di approfondire la questione leggendo semplicemente il comunicato stampa.
Ma benché solerti, questi reporter sono anche professionisti della libertà d’informazione, lbertà che si esplica anche nella possibilità di render conto del loro operato. Sicché, sempre da WUWT, scopriamo che dopo aver ottenuto una dichiarazione autografa dalla ricercatrice in questione in cui si negava di aver mai fatto alcun riferimento ai cambiamenti climatici o al riscaldamento globale, è stato possibile chiedere delle spiegazioni al Business Insider. E così l’articolo è stato cambiato (prima e dopo), naturalmente senza comunicarlo ai lettori e lasciando lo spauracchio del Global Warming nel titolone.
E così, ho postato un commento identico sui tre siti italiani indicati all’inizio di questo post per chieder loro di rettificare la notizia o, quanto meno, di dar conto esattamente di quanto dichiarato dai ricercatori, escludendo quindi qualsiasi volo pindarico in materia di cambiamenti climatici o di Global Warming. Questo il testo:

     
  Nel comunicato stampa ufficiale dell’università del Queensland (http://www.uq.edu.au/news/index.html?article=24232) non c’è nessun riferimento ai cambiamenti climatici o al Global Warming. La ricercatrice interpellata ha parlato di eventuale possibilità di adattamento a cambiamenti ambientali, confermando di non aver mai fatto le affermazioni contenute nel lancio dell’AFP. In quella porzione di oceano le temperature sono aumentate di 0.45°C negli ultimi 35 anni, con un rateo di 0.135°C per decade. Nell’ultima decade non sono affatto aumentate. Gli squali pinna nera vivono 8-12 anni, l’ibridazione è quindi probabilmente recente e i cambiamenti avvenuti (tra l’altro non recenti) non sembrano aver nulla a che vedere con il clima e/o il riscaldamento globale. Non è quindi chiaro perché si sia voluto condire la notizia con queste informazioni, forse sarebbe opportuno fare una rettifica.  
     

Stiamo a vedere cosa succede.

Guido Guidi

ClimateMonitor

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