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Cod Art 0450 | Rev 00 | Data 17 Ott 2011 | Autore Castronuovo Motta Nicola

 

   

 

Settimana Europea dello Squalo 2011

Anche quest'anno si celebra la Settimana Europea dello Squalo e, per l'occasione, i membri di Shark Alliance e di altre organizzazioni promuovono eventi e seminari in Europa e in altre parti del mondo, allo scopo di far conoscere la drammatica situazione in cui versano i nostri mari e gli squali in particolare. Settimana Europea Squalo
È trascorso un anno dall’ultima ricorrenza e, nel frattempo, chissà quanti squali sono stati uccisi, mutilati e privati delle loro pinne nelle acque di tutto il mondo, in quei paesi che non hanno ancora aderito al piano di conservazione a tutela degli squali!
In realtà il piano di conservazione risulta debole e poco applicato; scrivemmo proprio del suo fallimento nell'articolo del 31 gennaio scorso.
È di questi giorni poi, la notizia che lo squalo finisce sulle nostre tavole sempre più spesso, sia a causa della scarsa cultura alimentare tipica di noi italiani sia perchè spesso la sua carne è spacciata per tonno o per altro pesce ben più pregiato. In ogni caso è facile, troppo facile, trovare uno squalo con una mela in bocca nei banchi delle pescherie.
Il nostro contributo per questa Settimana Europea dello Squalo, sarà come sempre quello di evidenziare l’utilità degli squali nell’ecosistema marino e il loro ruolo ecologico come top predator negli ecosistemi di tutto il mondo.
Buona Lettura!

LO SQUALO MARTELLO

Squali martello in habitat

Comunemente indichiamo con il nome comune di squalo martello tutte le specie di squalo appartenenti alla famiglia Sphyrnidae, facilmente riconoscibili anche dai profani e diffusi nei mari di tutto il mondo. La famiglia comprende solo due generi e nove specie. Compagno et al., stranamente, nella sua famosa guida Sharks of the World, assegna solo otto specie alla famiglia Sphyrnidae.

UN PO' DI STORIA
Le tracce fossili hanno permesso di stabilire la presenza degli squali, attraverso le testimonianze fossili, nei sedimenti di 450 milioni di anni fa, anche se gli squali moderni così come oggi sono conosciuti, sono da collocare alla terza radiazione degli Elasmobranchi (Neoselachii), associata alla radiazione degli Actinopterigi, le loro prede preferite, avvenuta al termine del Mesozoico, circa 100 milioni di anni fa.
Gli squali martello tuttavia, risultano evolutivamente molto più recenti del resto dei loro compagni Neoselachii e, attualmente, la loro comparsa è collocata a 'soli' 25 milioni di anni fa. Quindi la famiglia Sphyrnidae comprende le specie di squali evolutivamente più recenti.

GENERALITÀ
Gli squali martello sono inconfondibili per la struttura del loro capo espanso a formare due lobi che, probabilmente, garantisce loro una maggiore stabilità durante il nuoto (tale funzione è tuttavia ancora molto discussa), struttura che permette loro di avere una visione stereoscopica che non ha eguali tra i pesci cartilaginei.
Tutti gli sfirnidi hanno la prima pinna dorsale e il lobo superiore della caudale di ampie dimensioni che ne permettono l'identificazione anche ai meno esperti.
Tutte le specie della famiglia Sphyrnidae sono vivivpare e si nutrono di pesci, razze, altri squali, cefalopodi e piccoli invertebrati ma, paradossalmente, non si nutrono e non attaccano mammiferi marini e grandi vertebrati, anche se occasionalmente lo squalo martello maggiore (Sphyrna mokarran), data anche la sua enorme mole, può essere pericoloso per l'uomo; ricordiamo comunque che non esistono testimonianze verificabili in tal senso (Bergbauer et al., 2007) e, molti attacchi, sono probbailmente da imputare ad altre specie di martello che, tuttavia, non sono mai state identificate con precisione. In genere comunque gli squali martello si avvicinano ai sub mostrandosi cuoriosi e non aggressivi.
Spesso gli squali martello entrano nelle baie e nelle lagune per cacciare trigoni, prede predilette, le cui spine rimangono spesso conficcate nelle loro mascelle.
Come detto, sono presenti negli oceani di tutto il mondo, soprattutto nelle acque tropicali e temperate, dalla superficie sino a quasi 300 metri di profondità. Solo una specie, Sphyrna zygaena, vive sia in acque temperate che in acque molto fredde, mentre Sphyrna tiburo, è stata occasionalmente avvistata nelle fredde acque del Nord Atlantico. Nessuna specie è pelagica, ovvero vivono tutte sotto costa, con l'esclusione di tre specie che possono essere annoverate tra quelle semipelagiche (Sphyrna lewini, Sphyrna mokarran e Sphyrna zygaena).

IL CAPO DELLO SQUALO MARTELLO
Cosa ha determinato, in termini evolutivi la caratteristica forma del capo degli squali martello?
Non sappiamo molto dell'etologia degli squali martello che popolavano i mari preistorici e come la forma del capo si sia coevoluta nel complesso rapporto predatore-preda, sempre che si tratti di un processo di coevoluzione. Ma possiamo esprimerci in delle deduzioni e in delle teorie, grazie allo studio dei reperti rinvenuti nel corso degli anni e, di conseguenza, ipotizzare come lo squalo martello cacciasse. Squalo martello
La forma schiacciata ed espansa dei due lobi laterali del capo, agevolava e agevola lo squalo martello nella ricerca e nella localizzazione del cibo; come accennato, i due lobi espansi agli apici dei quali sono collocati i grandi occhi con membrana nittitante inetrna, consentono una visione stereoscopica ottimale e permette di visionare una porzione di terriotiro molto ampia, ma al tempo stesso risulta limitata la visione frontale. Il movimento oscillatorio del capo, frequente negli squali martello, è probabilmente legato all'ottimizzazione della visione frontale.

Dopo aver localizzato una preda, molti squali utilizzano il capo come un vero e proprio 'martello' per tramortirla prima e per afferrarla subito dopo. Non vogliamo elucubrare ed addentrarci in teorie pseudo-lamarkiane, ma un tempo alcuni associavano la morfologia della caratteristica testa a martello, ad un processo co-evolutivo legato alla caccia, infatti alcune specie di martello usano il capo per tramortire le prede, ovvero ocme una vera e propria arma.
Sphyrna mokarran, lo squalo martello maggiore, è stato più volte osservato cacciare le razze che si nascondono nei sedimenti, utilizzando appunto il capo come arma per tramortire e poi afferrare la preda (Strong 1990; Chapman and Gruber 2002), oppure per trattenerla e schiacciarla sul fondale aiutandosi anche con i movimenti ondulatori del corpo (pin and pivot).
Si pensa che la tecnica di caccia sia comparsa nel corso dell'evoluzione della specie e vanta alcune similarità con la tecnica di caccia dello squalo volpe, che utilizza la sua lunga pinna caudale come una frusta nel bel mezzo ad un banco di acciughe. La similarità è relativa al fatto che si tratta in entrambi i casi di comportamenti che potrebbero essere appresi.

Squalo martello e razza
Sopra, la caccia di uno squalo martello che utilizza le espansioni laterali del capo per immobilizzare e/o tramortire una delle sue prede preferite, ovvero una razza.

Una terza funzione delle espansioni laterali del capo, dibattuta per anni, è quella che permetterebbe, in determinate condizioni ambientali, di stabilizzare efficacemente l’animale durante le fasi del nuoto e soprattutto durante repentini cambiamenti di direzione. Attualmente tale teoria sembra superata, poichè le vertebre rivestono un ruolo determinante nella stabilizzazione dell'animale in queste fasi.
Nonostante le ipotesi, la natura e l'utilità della testa a martello degli Sphyrnidae, rimane a tutt'oggi un mistero irrisolto per biologi e zoologi di tutto il mondo.

Lo squalo martello dispone invece di un vantagio quando utilizza altri organi di senso come le ampolle del Lorenzini, come evidenziato nello schema sottostante:

Squalo martello campo visivo

Sopra (A): uno squalo tipico, con bocca in posizione subterminale, localizza le prede tramite le Ampolle del Lorenzini, con un’ampiezza variabile, principalmente in posizione frontale, mentre lo squalo martello, (B) localizza le prede lateralmente, oltre che frontalmente: dunque il raggio di azione risulta essere più ampio e i pori, che contengono i preziosi organi elettrocettivi sono disposti su una superficie più ampia.

La testa schiacciata e ampia migliori la capacità di localizzazione elettrica; l'intera struttura è infatti ricca delle ampolle del Lorenzini, che permettono all'animale di orientarsi per mezzo del campo magnetico terrestre e di individuare campi elettrici emessi da altri organismi viventi.
Gli squali martello sono in grado di captare segnali elettrici deboli fino a mezzo milionesimo di volt. Inoltre, il muso a martello conferisce allo squalo una maggiore superficie, incrementando di 10 volte la sua capacità di ricezione rispetto a quella degli squali dalla testa affusolata.
Anche l'olfatto degli Sfirnidi è particolarmente sviluppato, il bulbo olfattivo infatti è molto grande e particolarmente ricco di fibre olfattorie.
Un'altra caratteristica degli squali martello è quella relativa alle loro pinne pettorali. Esistono, negli squali, due tipologie di pinne, aplesodiche e plesodiche: le prime sono caratterizzate dall'estensione delle cartlagine per almeno il 50 - 60 % della superficie della pinna stessa, mentre nelle seconde tale estensione è inferiore. Tutti gli squali martello hanno pinne plesodiche, che permettono all'animale una manovrabilità minore rispetto agli squali aplesodici.
Gli squali martelli pur vivendo sottocosta e lungo la scarpata continentale, sono capaci di lunghe migrazioni, purtroppo sempre più rare da osservare a causa della caccia spietata a cui sono sottoposti, per raggiungere i luoghi di riproduzione. Uno di questi luoghi è il Mare di Cortez.

POPOLAZIONE
Non si conose lo status e l'abbondanza delle singole specie, con l'esclusione della popolazione dello squalo martello maggiore Sphyrna mokarran che risulta in declino allarmante in tutto il mondo. Rispetto alla popolazione originaria di qualche decennio fa, rimangono nei mari del globo solamente il 6% degli individui. Nella sola Tugela Banks, vengono uccisi oltre 3.000 neonati all'anno a causa della pesca acidentale (Fennessey 1994).
Purtroppo tutte le specie di martello sono cacciate dall'uomo; dalla pelle si ottiene cuoio, la carne è consumata fresca, salata o affumicata, le pinne sono utilizzate per le zuppe, dal suo fegato si ricava l’olio e la carcassa è utilizzata per produrre farina di pesce. Vittima della pesca indiscriminata o delle reti da posta, delle reti fantasma o dei palangari, lo squalo martello è in serio pericolo di estinzione.

Neonati di squalo martello Martello in habitat
Neonati di squalo martello, appena rimossi dal ventre della madre trovata impigliata in una rete. I piccoli alla nascita sono perfettamente formati, indipendenti e autonomi, anche se spesso rimangono vittima di grandi predatori, come altri squali.
A destra, squalo martello in habitat immortalato da Danilo Lanini.

CLASSIFICAZIONE
La famiglia Sphyrnidae comprende due generi e nove specie:

1- Eusphyra blochii (Cuvier, 1816) - Winghead Shark Specie di squalo martello
2 - Sphyrna corona (Springer, 1940) - Scalloped Bonnethead
3 - Sphyrna lewini (Griffith & Smith, 1834) - Scalloped Hammerhea, pesce stampella. I giovani di questa specie rimangono nella loro area di nursey muovendosi per lungo tempo in un territorio molto piccolo e non superiore a 1.26 Km2 come documentato da Holland et al. (1993). Duncan and Holland (2006) hanno evidenziato che i giovani rimangono nelle baie e nei luoghi protetti per oltre un anno. Da adulti poi spazieranno in un areale di centinaia di Km2.
4 - Sphyrna media (Springer, 1940) - Scoophead;
5 - Sphyrna mokarran (Rüppell, 1837) - Great Hammerhead;
6 - Sphyrna tiburo (Linnaeus, 1758) - Bonnethead;
7 - Sphyrna tudes (Valenciennes, 1822) - Smalleye Hammerhead, martello occhi piccoli;
8 - Sphyrna zygaena (Linnaeus, 1837) – Smooth Hammerhead, squalo martello;
9 - Sphyrna couardi (Cadenat, 1950) - pesce martello pinna bianca.

Le specie presenti nel Mediterraneo sono quattro, forse cinque e tutte appartengono al genere Sphyrna.

BIBLIOGRAFIA

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