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Cod Art 0286 | Rev 00 | Data 28 Apr 2010 | Autore: Manuela Gargiulo

 

IL GRANDE SQUALO BIANCO

Squalo bianco

C’è chi lo teme e al semplice udire della parola “squalo” resta terrorizzato e chi invece resta affascinato e colpito al solo pensiero di incontrare un esemplare nel suo habitat naturale.
Il grande squalo bianco, scientificamente Carcharodon carcharias, è un pesce appartenente alla famiglia dei Lamnidi. Supera i 700 cm; l’esemplare più grande catturato dall’uomo risulta essere una femmina di circa 7 metri. Può vivere dai 30 ai 40 anni. Pesce massiccio dal muso dalla forma conica, con occhi tondi e neri. E’ distribuito in tutti i mari temperati e sub-tropicali; presente nel Mar Mediterraneo, è il pesce predatore più grande del pianeta.
Lo squalo bianco è tra i predatori più misteriosi ed affascinanti dell’ambiente marino, nonostante ciò si sa molto poco in merito a questa meravigliosa creatura. Studiare lo squalo bianco nel suo habitat è difficile ed ancor più difficile è mantenere con successo uno squalo bianco in cattività. A tal proposito, si stanno facendo dei passi avanti: attraverso ripetuti tentativi e strategie, filmati e sofisticate tecnologie, i biologi sono oggi in grado di affermare che lo squalo bianco possiede eccezionali capacità intellettive. Si è riscontrato, infatti, che C. carcharias mostra “curiosità”, esplorando ed osservando attentamente tutto ciò che incontra. Sa “riconoscere” oggetti non commestibili in base alla “memoria” di esperienze già fatte. E’ in grado di “investigare” su oggetti nuovi con estrema cautela. Ha il senso della “proprietà” e sa difendere il cibo in maniera calcolata ma non violenta. Non un pesce che vive in banchi, ma sa “cooperare” con esemplari della sua stessa specie per ottimizzare la caccia. Esso ha una propria strategia di caccia, completamente differente da tutte le altre specie di squali, strategia nella quale vengono coinvolti tutti i sensi, primo fra tutti la vista.

C. carcharias è l’unico squalo in grado di emergere con la testa fuori dall’acqua e scrutare la superficie. Durante la caccia risultano fondamentali le “Ampolle del Lorenzini”, organi che vengono in contatto con l’esterno attraverso piccoli e numerosi forellini presenti nella regione del capo, costituiti di una sostanza gelatinosa conduttrice che comunica con delle terminazioni nervose. Grazie alle Ampolle del Lorenzini, lo squalo riesce a percepire i campi elettrici generati dalle sue potenziali prede, anche a lunghissime distanze e, quindi, può riconoscere la propria posizione rispetto al campo magnetico terrestre. Percepisce le vibrazioni sonore a grande distanza e sa rilevare una sola goccia di sangue diluita in milioni di litri d’acqua.

Quando una potenziale preda viene individuata, inizia la fase di avvicinamento ed investigazione, fase in cui il predatore può rendersi conto e capire cosa ha davanti. La distanza tra predatore e preda diminuisce sempre di più fino a brevi contatti, piccoli colpi di muso e talvolta morsi immediati, per capire se si tratta di una preda commestibile. Nel momento in cui lo squalo sa che la preda è commestibile, inizia la fase dell’attacco. L’attacco generalmente avviene dal basso verso l’alto. Questa tecnica gli consente di restare invisibile fino alla fine, poiché il colore della sua pelle si confonde con il colore del mare. In tal modo, la preda non ha vie di fuga e la velocità e l’energia dell’attacco sono talmente potenti da far fuoriuscire lo squalo dall’acqua nel momento in cui si scaraventa sulla preda. Immediatamente dopo il primo attacco, lo squalo abbandona la sua preda affinché quest’ultima si indebolisca o muoia per dissanguamento, dopodiché può divorarla.

Attacco a Seal IslandC. carcharias è lo squalo più pericoloso per l’uomo, anche se l’uomo non è tra le sue prede abituali. In gran percentuale gli attacchi all’uomo non sono provocati e generalmente si sono conclusi dopo il primo morso, avendo lo squalo capito che la preda non è di suo gradimento. Nonostante ciò, alcuni morsi possono essere mortali dovuti alla potenza dello squalo ed alla sua stazza. Gli attacchi verso l’uomo hanno spinto quest’ultimo a difendersi alla propria maniera, non condivisa da animalisti, naturalisti, ambientalisti ecc.: la mattanza. Se ogni anni uno squalo uccide in media 5 uomini, ogni minuto, nel mondo, gli uomini uccidono centinaia di squali, danneggiando di conseguenza non solo l’ecosistema marino tutto, ma anche l’intero ambiente naturale, uomo incluso.

La caccia allo squalo bianco è diventata talmente assidua e feroce, sia essa per commercio o per sport o ancora per puro divertimento, che alcuni paesi hanno deciso di considerare lo squalo bianco specie protetta. Per la conservazione della specie, si è provato a mantenere degli esemplari in cattività. Gran parte dei tentativi sono finiti male per morte sopraggiunta dell’animale o semplicemente si è dovuto rilasciarli in mare per segni di forte stress ed aggressività.

Lo squalo bianco è tra le specie che i media hanno maggiormente messo in cattiva luce, dandogli una reputazione che è completamente ingiusta. Gli squali possono essere pericolosi e su questo non c'è dubbio, ma ciò che acceca l'essere umano non è tanto la paura in sè, ma l'ignoranza, intesa come mancanza di conoscenza, verso tutte le specie di squali.

Personalmente, pur non avendo mai incontrato o visto uno squalo bianco, ritengo che questo grande predatore sia un animale da ammirare con fierezza, sopravvissuto per milioni di anni, è il signore indiscusso del mare. Credo che, come si nutre affetto e rispetto per cani, gatti, cavalli o altri animali domestici o selvatici, lo squalo bianco e gli squali in generale meritino il rispetto dovuto, in quanto predatori eccezionali e, soprattutto, in quanto una insostituibile meraviglia del creato; dunque occorre fare il possibile, ma principalmente, l’impossibile, per proteggere questi animali e salvaguardarli dall’estinzione.

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