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Cod Art 010a | Rev 01 del 12 Mag 2011 - 02 del 03 Apr 2013 | Data 06 Mag 07 | Autore: P. Giovanni

 

   

 

LA ZONAZIONE DELL'AMBIENTE MARINO - prima parte -

Tags: biocenosi, zonazione, sciafilo, fotofilo, trottoir. Le immagini relative alle zonazioni sono di Flachi N.
Le parti denominate AGGRUPPAMENTI sono tratte dagli appunti di botanica pubblicati dall'Università di Catania, vedere bibliografia.

L'ambiente marino, analogamente a quello delle terre emerse, è classificato e suddiviso in zone (zonazione) per ragioni prettamente pratiche, per essere poi utilizzate come strumenti di lavoro e per realizzare ipotesi di studio. Per questa ragione, i modelli che sono riportati di seguito non sono sempre distinguibili nei casi reali e non sempre sono distinguibili i limiti degli ambienti che descriveremo.

Storicamente, la necessità di classificare le zone degli ambienti marini costieri nasce in modo indipendente in Europa e in America.
Il modello europeo nasce in Francia durante gli anni '60 del secolo scorso e sottolinea il ruolo dei fattori chimico-fisici, mentre il modello americano considera, al fine della suddivisione degli stessi ambienti, i fattori biotici come la predazione e la competizione.

IL MODELLO EUROPEO DI PÉRÈS E PICARD
Nel 1964, due oceanografi francesi, Pérès e Picard, misero a punto un modello di zonazione per il Mediterraneo che è tuttora in uso.
Il modello sottolinea l'importanza della radiazione luminosa e dell'umidità (umettazione). Il primo fattore (detto fattore climatico) interessa i piani più alti, quelli che occasionalmente sono bagnati dagli spruzzi del moto ondoso, mentre l’illuminazione interessa i piani perennemente immersi, con suddivisone degli organismi in sciafili e fotofili. I primi sono gli organismi che non amano la luce e i secondi quelli che vivono e si sviluppano in condizionin ottimali di luminosità.
Il modello si basa sulla suddivisione dell'ambiente marino in piani, ognuno dei quali caratterizzato da condizioni chimico-fisiche omogenee e da condizioni ecologiche costanti o variabili regolarmente entro i limiti del piano stesso.
Ogni piano a volte è suddiviso in orizzonti, per evidenziare variazioni locali entro il piano stesso.
Tutte le definizioni appena esposte non sono basate sulle variazioni batimetriche.

Zonazione

I primi quattro piani costituiscono il sistema fitale o litorale (8% dei fondali marini), ovvero quel sistema caratterizzato dalla presenza della vegetazione e sono, nell'ordine:

1 - piano sopralitorale (spray zone): si tratta di quella zona raggiunta solo occasionalmente dagli spruzzi del moto ondoso e comprende organismi che esigono, o sono in grado di sopportare, una emersione continuativa.
L’estensione di tale piano dipende dalla morfologia delle coste che influenza le caratteristiche del moto ondoso: più alte sono le onde, più arretrato sarà tale piano. Verticalmente tale piano si estende anche per 3 o 4 metri (nel caso in cui la costa sia rappresentata da pareti rocciose verticali), mentre se la costa è pianeggiante, allora la sua estensione può ridursi anche a poche decine di centimetri.
Gli organismi che popolano tale piano necessitano comunque di un forte tasso di umidità. Spesso si distingue un piano sopraliorale a substrato incoerente (sabbie) e a substrato coerente (rocce). Nel primo caso il grado di umidità dipende dalla granulometria delle sabbie stesse, che in genere sono fortemente permeabili. Se i granuli sono relativamente grandi è possibile trovare alcuni ditteri alofili e altri gruppi di insetti. Tra questi Anisolabis maritima (Bonelli, 1821), esclusiva delle spiagge e comune sotto i detriti spiaggiati, Dyschirius rugicollis (Fairmaire & Laboulbéne, 1854), un coleottero che vive anche in sabbie temporaneamente inondate.
Sono presenti alcuni crostacei isopodi come Ligia italica, detrivoro un tempo molto diffuso tra le fessure delle rocce. Sulle pareti rocciose troviamo alghe microscopiche come cianobatteri, alghe verdi e diatomee. Alcuni cianobatteri sono endolitici e contribuiscono ad accelerare i processi di disgregazione delle rocce. Presenti numerosi ciliati, rotiferi, crostacei copepodi (Harpacticus fulvus), coleotteri e le larve di Aedes mariae (Culicidi), che sopportano una salinità che supera il 110 per mille. Valori così elevati di salinità si raggiungono nelle pozze di marea, a causa dell'evaporazione dell'acqua, creando così mini ecosistemi con condizioni per la vita degli organismi davvero particolari e soprattutto estremamente diffcili (alto tasso di salinità, alte temperature). Le pozze di marea appartengono quindi al piano sopralitorale.
Tipica di questa zona sono le Patelle, facili da osservare al pascolo tra le scogliere, nonché il cirripedi Chthamalus stellatus. Sulle spiage infine, tra le alghe spiaggiate e i detriti era comune l'anfipode Talitrus saltator o pulce di mare, ora difficile da osservare. Se disturbata si allontana con salti di 20 - 30 cm. sempre in direzione dell'acqua.

Zonazione sopralitorale
Fig. 1 - Biocenosi del piano sopralitorale: Talitrus saltator o pulce di mare. Se disturbato salta sempre verso l'acqua; Tylos europaeus un isopode; Orchestria gammarella, un gammaride simile a Talitrus, ma dal corpo appiattito; Bledius graelisi; Alexia myosotis; Tylos ponticus, un isopode; Uova di Bledius.

AGGRUPPAMENTI del sopralitorale

Vedi qui.

2 - piano mediolitorale o mesolitorale: è la zona intertidale, compresa cioè tra il limite superiore e inferiore delle maree. Tale piano può essere più o meno esteso e questo dipende dall’escursioni delle maree stesse. Gli organismi che lo popolano tollerano emersioni ed immersioni periodiche, mentre non sono in grado di tollerare emersioni o immersioni continuative.
Nel Mediterraneo tale piano è poco esteso con l'eccezione dell'alto Adriatico e del Golfo di Gabes in Tunisia.
L'orizzonte superiore, simile alla spray zone del piano superiore o sopralitorale, si caratterizza per la presenza di cirripedi come Chthamalus stellatus e C. montagui, soprattutto nelle zone maggiormente esposte all'azione degli spruzzi, mentre quelle più calme ospitano patelle (Patella rustica e P. ferriginea), alghe calcifughe come la rodofita Rissoella verruculosa. Se le rocce sono calcaree la specie è sostituita da Ralfsia verrucosa. In condizioni di idrodinamisomo favorevole, la specie dominante di questo piano, almeno in alcune zone, risulta essere il mitilo o cozza Mytilus galloprovincialis, associata spesso all'alga verde Ulva e Enteromorpha.
Man mano che diminuisce l'idrodinamismo le comunità divengono più complesse e tra l'intricata rete creata dal bisso dei mitili e dalle alghe prolifera una fauna ricca e complessa, ed elencarla qui sarebbe impossibiile.
I piani inferiori o facies sono diversi da zona a zona, spesso hanno una estensione geografica limitata e cambiano con le stagioni.
Un elenco sommario delle facies mediterranee lo si può trovare nel testo Ecologia - Città Studi Edizioni.

Zonazione piano mesolitorale
Fig. 2 - Biocenosi del piano mesolitorale: Donacilla cornea, da non confondere con bivalvi del genere Donax; Ophelia bicornis, anellide sedentario; Bathyporeia guiliamonsoniana; Nerine cirratulus; Eurydice truncata, un isopode; Calidris minuta o gambecchio, caradriforme limicolo osservabile durante il periodo migratorio; Gastrosaccus mediterraneus, crostaceo misidiaceo.

Ricordiamo comunque la facies a Lithophyllum byssoides (Lamark, sin. Lithophyllum tortuosum, Esper; Lithophyllum lichenoides, Ellis) che è nota come trottoir ("marciapiede" in lingua francese). Sono comuni soprattutto nella parte occidentale del Mediterraneo. Sono formazioni complesse, sulle quali a volte è possibile anche camminare, costituite da alghe vive e morte. La zona superiore di un trottoir è formata da alghe vive, quella intermedia da alghe morte ma con interstizi non ancora colmati e quindi appaiono aperti e, infine, una parte inferiore, molto spessa e compatta, formata da alghe morte consolidate. Esiste anche una parte terminale, amorfa e friabile, resa tale dall'azione di alghe e spugne perforanti, che plasmano un ambiente ricco di cunicoli e rifugi ove si nascondono e si riproducono molte specie animali. Si tratta perlopiù di fauna iperspecializzata legata agli ambienti degli interstizi, definite dai ricercatori come fossili viventi. Tra questi crostacei, ciliati e nematodi.Trottoir
La parte più bassa di un trottoir costituisce quello che viene definito precoralligeno. Infatti si insediano comunemente alghe calcaree come Pseudolithophyllum expansum, un'alga rossa incrostante che appare di un colore rosa carico se illuminate con lampade artificiali. Sono frequenti nella parte basale dei trottoir, ma si trovano anche tra i 20 e i 70 metri di profondità. Comuni anche Neogoniolithon mamillosum (Setchell & Mason, 1943), alga subfossile che si trova soprattutto nella parte inferiore dell'encorbellement a L. byssoides, come pure in combinazione specifica con Lithophyllum stictaeforme in ambiente coralligeno o in altre stazioni (trottoir a vermetidi frammisto a N. brassica-florida), nonché la specie Mesophyllum lichenoides (Lemoine, 1928), facile da rinvenire sia su ciotoli come epilitica (che cresce sui substrati litici) sia sui rizomi di Posidonia oceanica come epifitica (che crese sui vegetali).
I talli calcarei di tutte le specie citate si accumulano dopo la morte dell'alga per cui sono classificate come alghe coralligene.
Purtroppo i sistemi a trottoir sono in declino e, soprattutto nei pressi dei grandi centri costieri, stanno scomparendo molto velocemente.

Lithophyllum byssoides Mesophyllum lichenoides

Neogoniolithon mamillosum

1 - Lithophyllum byssoides; 2 - Mesophyllum lichenoides; 3 - Neogoniolithon mamillosum; 4 - Lithophyllum incrustans. Fonte: Corallinales del Mediterraneo.

Altra specie incrostante che è possibile trovare alla base dei trottoir è Lithophyllum incrustans (Philippi), alga incrostante e minuta che però si disfa velocemente dopo la morte, per cui non appartiene al gruppo delle alghe coralligene. Si tratta di una specie che può vivere a lungo, anche 12 - 13 anni.

AGGRUPPAMENTI del mesolitorale

Vedi qui.

FINE PRIMA PARTE

TERMINI UTILIZZATI NELLO STUDIO DELLA BIONOMIA BENTONICA

Insieme delle Biocenosi di Substrato Duro (All hard substrate biocoenoses);
Sabbie Fini Ben Calibrate (Fine, well-sorted sand assemblages);
Sabbie Fini Ben Calibrate / Fanghi Terrigeni Costieri (Biocoenoses of coastal terrigenous muds,);
Detritico Costiero (Biocoenoses of coastal detritic bottom);
Detritico Infangato (Biocoenoses of muddy detritic bottom);
Detritico del Largo (Biocoenoses of shelf-edge detritic bottom);
Fanghi Terrigeni Costieri (Coastal terrigenous muds);
Facies a Leptometra phalangium della Biocenosi dei Fondi Detritici del Largo (Facies with Leptometra phalangium of the Biocoenosis of shelf-edge detritic bottom);
Prato di Cymodocea nodosa (Cymodocea nodosa meadow);
Posidonia oceanica prevalentemente su sabbia o matte (Posidonia oceanica mainly on sand or mat - matte);
P. oceanica prevalentemente su roccia (Posidonia oceanica mainly on rock);
P. oceanica a fasci isolati su matte morta o matte morta (Posidonia oceanica with isolated fascicules on dead mat or dead mat).

Sabbia (frazione sabbiosa più del 95%) - Sand (more than 95%);
Sabbia pelitica (frazione sabbiosa fra 95% e 70%) - Pelitic sand (sand between 95% and 70%);
Pelite molto sabbiosa (frazione sabbiosa fra 70% e 30%) - Pelite with high percentage of sand (sand 70% and 30%);
Pelite sabbiosa (frazione pelitica fra 70% e 95%) - Pelite with sand (pelite between 70% and 95%);
Pelite (frazione pelitica più del 95%) - Pelite (more than 95%);
Sabbia grossolana con ghiaia - Coarse sand with gravel;
Sabbia grossolana - Coarse sand;
Sabbia media, Sabbia medio fi ne con silt - Medium sand, fine sand with silt;
Argilla con silt - Clay with silt;
Silt sabbioso - Sandy silt;
Silt argilloso - Clay silt.

LISTA DELLE BIOCENOSI MEDITERRANEE

Consultabili al sito Paleopolis.

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BIBLIOGRAFIA