BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0023 | Rev 01 del 07 04 09 - 02 del 25 Mar 2013 | Data 04 01 2007 | Autore P. Giovanni

 

   

L'ESTINZIONE DEI PICCOLI CETACEI

L'idea di questo articolo è nata appena terminata la lettura di un testo dal titolo drammatico "The Empty Ocean", scritto da R. Ellis e pubblicato nel 2003 dalla Island Press. Durante la stesura della bozza, ci siamo resi conto di quanto siano scarse le informazioni sui cetacei in generale, con l'esclusione dei tursiopi e delle specie tipiche dei delfinari. Del resto, delle specie esistenti, si sa davvero poco e molte, purtroppo, sono sull'orlo dell'estinzione. In particolare è di pochi giorni fa la notizia dell'estinzione del delfino di fiume, il Lipotes vexillifer (Miller, 1918), conosciuto anche con il nome italiano di lipote, o in lingua anglosassone Chinese river dolphin. Poi la notizia è stata smentita, ma stando ai dati disponibili, le possibilità di ripresa della popolazione sono davvero minime. La specie è conosciuta in Cina da sempre con il nome di baiji (bai, bianco; ji, delfino); fu descritta per la prima volta in occidente da Charles M. Hoy, che ne esaminò le componenti dello scheletro, che poi inviò allo Smithsonian Institution. In tale sede ad opera di G. S. Miller la specie fu appunto chiamata Lipotes (dal greco lipos, grasso e dal latino vexillifer, vessillo). La specie è endemica del fiume Yangtze kiang, ma un tempo durante le piene stagionali era possibile osservarla anche nel lago Tung Ting. All'inizio degli anni '70 la Cina aprì le porte alla scienza occidentale e si deve molto agli studi di Giorgio Pilleri, che partecipò a delle spedizioni con scienziati cinesi sul fiume Yangtze kiang, se la specie oggi è meglio conosciuta. Tuttavia si sa molto poco di questo animale, dal comportamento schivo e timido. Dal 1980 ad oggi è stato catturato un solo esemplare maschio, chiamato Qi-Qi. La specie risulta difficilissima da studiare; gli esemplari non si avvicinano alle imbarcazioni, si immergono e compiono tragitti difficilmente prevedibili, inoltre il nuoto è veloce o irregolare, alternano cioè velocità a momenti di pausa, il che complica le osservazioni. La diffidenza di tutte le popolazioni che vivono lungo i 1700 Km del fiume, dalle Tre Gole alla foce, è dovuta alla caccia a cui esse sono state sempre sottoposte e, si ritiene, che dal 1950 al 1980 il 50% degli esemplari sia stato ucciso dai pescatori, per mezzo di appositi attrezzi uncinati. La specie è protetta dal 1949 ma la politica protezionistica è stata blanda e superficiale.

Il lipote è caratterizzato da un rostro lungo e stretto, curvo verso l'alto, nonché da una pinna dorsale molto bassa, smussata e triangolare, simile appunto ad un vessillo. Dorso e fianchi sono di colore grigio, mentre la parte ventrale risulta biancastra. Anche la pinna caudale presenta questa duplice colorazione sui due lati. Gli occhi sono piccoli, ma il sistema di ecolocalizzazione è molto ben sviluppato. Il fiume Yangtze kiang presenta un carico sedimentario sospeso molto elevato, causa principale l'intensa deforestazione che hanno subito gli ambienti che caratterizzavano un tempo l'intera asta fluiviale. Si tratta di un fiume dalla portata immensa, ben 960 milioni di metri cubi, che non soffre quindi dei problemi della Cina del Nord (aridità, desertificazione e fiumi asciutti). Ebbene, si ritiene che il sistema di ecolocalizzazione si sia così sviluppato ed evoluto anche in funzione delle caratteristiche del fiume, ovvero elevata torbidità e elevata portata sedimentaria.
L'etologia del lipote è poco conosciuta, l'animale come detto addotta un comportamento schivo e diffidente, non compie acrobazie ma il nuoto è agile e variegato. Sono stati osservati vari stili, come quello che porta alcuni esemplari a nuotare su un fianco soprattutto al di sopra dei banchi di sabbia in prossimità degli affluenti. È noto un solo antenato del lipote, denominato Prolipotes, del quale esiste solo un frammento di mandibola di epoca neogenica, rivenuta in Cina e descritta da Zhou nel 1994. Il gruppo Lipotodae è quindi monofiletico e comprende un solo genere e una sola specie.

Un altro cetaceo fortemente minacciato è il vaquita o focena del Golfo di California (Phocena sinus, Norris & McFarland 1958). Si tratta di un piccolo cetaceo il cui areale di distribuzione è limitato alla parte nord del golfo e che preferisce acque basse lagunari. Gli adulti non superano il metro e mezzo di lunghezza, presentano un dorso grigio scuro e un ventre bianco. Non hanno rostro e presentano una caratteristica macchia scuro attorno a ciascun occhio. La popolazione comprende non più di 300 individui ed è fortemente minacciata. Le osservazioni in natura sono molto rare, anche perchè la specie è di natura timida e elusiva. Anche il gruppo Phocoenidae è monofiletico e comprende tre generi e sei specie. Altri generi estinti risalgono al Miocene (10.4-6.7 milioni di anni fa).

Altri cetacei in declino sono l'inia o bouto o bufeo (Inia geoffrensis, DeBlainville 1817), il plataniste dell'Indo (Platanista minor, Owen 1853) e il plataniste del Gange o suso (Platanista gangetica, Roxburgh 1801). Sono tutti, come il Lipote, dei delfini di fiume. Il gruppo Iniidae comprende anche un'altra specie, l'Inia bolivienis (D'Ortigny 1834) e tre sottospecie, Inia geoffrensis geoffrensis (Van Bree & Robineau 1973) e l'Inia geoffrensis humboldtiana (Pilleri & Gihr 1977).

Tutti i delfini di fiume vivono in ambienti molto simili, si tratta cioè di corsi d'acqua fangosi, di dimensioni rilevanti e con una forte produzione primaria. Tuttavia i vari gruppi non sono imparentati e sono tutti monofiletici. Le caratteristiche comuni che condividono, sono quindi il risultato di un processo detto di "convergenza evolutiva". Tra queste, la più evidente è la riduzione degli occhi e il notevole sviluppo del sistema di ecolocalizzazione. L'inia è il delfino di fiume più facile da avvistare, la popolazione probabilmente comprende un discreto numero di individui ma è comunque in declino in tutto l'areale di distribuzione, che comprende Brasile, Venezuela, Colombia, Perù e Guyana. Spesso le inie si aggregano in prossimità degli affluenti, in gruppi di 10-15 individui ognuno e sembrano preferire le acque maggiormente turbolente. Sono stati visti individui in compagnia anche di altri animali, come la Lontra Gigante del Brasile e la Sotalia (Sotalia fluiviatilis) un cetaceo della famiglia Delphinidae che frequenta acque costiere molto basse (lagune, estuari) ma che penetra anche per oltre 3000 Km lungo il Rio delle Amazzoni. La Sotalia è un delfino di acque salate, che non disdegna di frequentare anche i fiumi o i laghi, come il lago Maracaibo in Venezuela. Le Inie sono state osservate, durante la stagione delle piene, all'interno delle "foreste allagate", anche in acque relativamente basse. Le due specie e le sottospecie sopra citate sono secondo alcuni autori un'unica specie, perchè sebbene le tre popolazioni siano geograficamente distinte, sono in reltà geneticamente uguali. Non resta che attendere ulteriori studi. Le due specie di plataniste preferiscono invece acque profonde e, durante la stagione secca, si ritirano in zone ove l'acqua rimane abbondante. Tuttavia si mostrano in superficie con frequenza maggiore rispetto agli altri delfini di fiume. Non vi è tendenza per entrambe le specie a formare gruppi permanenti, anche se saltuariamente formano gruppi fino a 8-10 esemplari. Anche il rostro delle plataniste è lungo e stretto; esiste dimorfismo sessuale, nelle femmine infatti il rostro è più lungo e meno spesso all'estremità. Sono state ossrvate femmine con i piccoli sul dorso. Entrambe le specie emergono dalla superficie con un angolo di emersione simile a quello del Gaviale, un rettile un tempo comune nelle stesse zone delle plataniste. La popolazione della specie Platanista gangetica è rappresentata da un discreto numero di individui ed ha un areale di distribuzione abbastanza vasto (Gange, Meghna, Brahmaputra, Nepal, Bhutan, Bangladesh). La specie Platanista minor è esclusiva dell'Indo, la popolazione è scarsamente rappresentata e suddivisa in sottogruppi a causa degli sbarramenti del fiume, ed è in declino. Le plataniste eseguono il breaching e il lobtailing. Il primo termine indica un salto fuori dall'acqua con tutto il corpo, poi l'animale ricade o con il capo oppure a volte, come nel caso delle plataniste, anche su un fianco. Il lobtailing indica un vigoroso schiaffo sull'acqua con la pinna caudale.

Le cause del declino dei delfini di fiume sono essenzialmente di origine antropica. Tra queste la caccia, l'inquinamento, la restrizione degli areali originari a causa degli sbarramenti e delle dighe, le captazioni continue di acqua dai grandi fiumi. Il fututo per questi splendidi animali non è roseo, e in particolare per il lipote e il vaquita sembra non esserci alcuna spereanza.

ARTICOLI CORRELATI

BIBLIOGRAFIA