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Cod Art 0456 | Rev 00 | Data 07 Nov 2011 | Autore Pierfederici Giovanni

 

   

 

ALLUVIONE DI GENOVA: BREVE ESCURSUS STORICO E CONSIDERAZIONI

Di cosa ci lamentiamo? Di un territorio che rigurgita le nostre miserie? by Sheldon Nuke

Cause di frane e inondazioni: la coltura, la zappa et l'aratro usato più dell'ordinario.....Ambrosio Magete, 1606

ALLUVIONE GENOVA: TRA DISINFORMAZIONE, ALLA RICERCA DEI COLPEVOLI
Purtroppo, come sempre accade, tragedie come quella di Genova e delle Cinque Terre sono state ampliamente strumentalizzate e politicizzate, sia dalle numerose trasmissioni televisive, radiofoniche e dagli stessi cittadini. La contestazione al sindaco di Genova, messa in piedi due giorni fa da un gruppo di cittadini, era più che altro una mal organizzata protesta nei confronti di una parte politica, che senza dubbio ha delle responsabilità, ma che ora come ora appaiono decisamente fuori luogo. In altre parole, le responsabilità della Giunta attuale non è più grande di tutte quelle susseguitesi negli anni, a Genova, anzi il passato della città è ricco di aspetti che andrebbero approfonditi, ma in altra sede.
Piuttosto, il momento necessita di coesione politica, sociale ed umana, anche se riteniamo doveroso ricordare le parole, inquietanti, del portavoce dei costruttori Liguri: "Noi non ci sentiamo in alcun modo responsabili di quanto avvenuto....Siamo assolutamente contrari ad ogni condono". Purtroppo, lo sappiamo, proprio i costruttori hanno speculato, di concerto con le amministrazioni, più di chiunque altro, lungo le coste liguri e, proprio i costruttori, hanno tratto i maggiori vantaggi dai tanti condoni edilizi della storia italiana. Alluvione Genova 2010
Ma veniamo al dunque. Una trasmissione radiofonica (l'Indignato Speciale) nonché molti blogger, hanno accusato gli ambientalisti di inettitudine, poiché l'eccesso di protezione impedisce qualsiasi intervento sull'alveo e qualsiasi operazione di pulizia non autorizzata, pena salate multe a chi interviene senza esplicita autorizzazione.
Le accuse di questo tipo, superficiali e senza alcun fondamento scientifico, sono sempre più spesso tirate in ballo anche da tecnici e ingegneri idraulici e non solo da quella parte di popolazione priva delle necessarie risorse culturali che permetterebbero, invece, di avere una visione più ampia e articolata delle problematiche ambientali e idrogeologiche, che affliggono l'intera penisola italiana e la Liguria in particolare.
Sono pochi, invece, coloro che non si accorgono che case, strutture e argini, edificati direttamente dentro l'alveo di torrenti di modeste dimensioni che, però, si mostrano altamente pericolosi in casi di piogge neanche eccezionali. I torrenti di Genova non erano pieni di sedimenti e immondizia, come confermano molti colleghi geologi e, sicuramente, un albero morto dislocato nell'alveo, non costituisce un problema se paragonato alle ben più gravi opere di arginatura, rettificazione, imbrigliamento e parziale chiusura (fiumi tombati) che interessano pressoché l'intero sistema fluviale Ligure.
Purtroppo Genova è urbanisticamente compromessa da tanto tempo e, per "salvarsi", dovrebbe in primo luogo affidarsi a geologi e ingegneri specializzati in interventi di riqualificazione fluviale, dovrebbe procedere con l'abbattimento di tutte o parte di quelle strutture realizzate in prossimità dei corsi d'acqua (sino ad ora sono stati abbattutti quattro edifici, per un totale di spesa di sei milioni di euro), dovrebbe rivalutare il progetto di riportare alla luce l'intero corso del Bisagno, sino alla foce, senza tuttavia scomodare faraonici progetti come quelli dell'architetto Spalla. Anche il canale scolmatore, secondo molti, dal costo di oltre 300 milioni di euro, non risolverebbe il problema. Con gli stessi soldi, anzi molto meno, si potrebbero facilmente rinaturalizzare i corsi d'acqua dell'intera provincia genovese.
Il primo intervento preventivo, che potrebbe essere facilmente realizzato è il rimboschimeto a monte, l'acqua piena di fango e detriti non sarebbe tale se non avesse eroso argini spogli del naturale manto vegetale. La vegetazione rallenta notevolemtne l'erosione con conseguente e significativa riduzione del sedimento fangoso.
Il secondo intervento, meno facile da realizzare poiché manca la reale volontà di agire e scontenterebbe i più, che presuppone, tra l'altro, un concreto cambio di mentalità, è quello relativo alla attuale gestione del territorio, che non deve essere più considerato come una fonte di guadagno e quindi di speculazione, che inevitabilmente porta alla realizzazione di opere infrastrutturali inutili, costose, senza tener minimamente conto delle conseguenze che tali opere infliggono al territorio, non solo a breve termine, ma anche e soprattutto a lungo termine. Ci si chiede, per esempio, chi ha autorizzato ad Aulla la costruzione della scuola elementare ove confluiscono due fiumi, o chi, nella stessa zona, ha costruito il centro commerciale dentro il letto del fiume.
E poi Genova, in particolare, ha alle spalle una lunga storia di indifferenza nei confronti del territorio su cui sorge e, nel corso degli anni, le varie giunte di opposti schieramenti, hanno proseguito indisturbate nell'edificazione selvaggia (altro che urbanizzazione qualificata), realizzando tra l'altro opere di raccolta delle acque sottodimensionate e vetuste. Sconcertante l'approvazione, dal parte della Giunta Regionale, di un piano per la riduzione della distanza da dieci a tre metri rispetto all'argine dei fiumi, per la costruzione di opere cementizie!
Il terzo intervento, che idealmente è un estensione del secondo, sarebbe quello prettamente educativo. La popolazione italiana è culturalmente impreparata, non ha conoscenze specifiche delle problematiche del terriotorio e soprattutto, non percepisce a dovere le comunicazioni mediatiche di allarme e prevenzione, che nel caso di Genova, sono state a dir poco e giustamente, martellanti. Eppure molte persone hanno affermato di non sapere nulla. Sembrano ancora lontane le esercitazioni e i piani di evacuazione messe in pratica dai paesi più moderni. Del resto non è possibile bussare casa per casa, è compito invece alle singole coscienze, informarsi e recepire correttametne i messaggi di allerta, allo scopo di salvare vite umane ed evitare tragedie ripetute. La concertazione e il senso di responsabilità a vari livelli sono obbligatori.

Proviamo quindi ad evidenziare le cause e le concause, che hanno reso Genova sempre più vulnerabile ad eventi ormai considerati ordinari per quanto eccezionali. Tralasciando ovviamente le solite banali motivazioni realtive a pulizia dei fiumi, agli argini sempre e comunque insufficienti, al taglio della vegetazione che, piuttosto pevenire disastri, non fanno altro che amplificarne le conseguenze.

UN POCO.... DI STORIA
Il Golfo Ligure, come sappiamo, è caratterizzato da una stretta fascia di terra, la cosiddetta Riviera, alle cui spalle incombono le montagne che, con i loro ripidi versanti, dominano il paesaggio. Un tempo (doveva essere splendida Genova, come si intuisce dalla tavola sottostante, di metà ottocento), chi proveniva dal mare, poteva ammirare la città in una posizione alta, in cima alle colline; solo nel corso dei secoli, l’urbanizzazione con il suo fagotto di cemento, è scivolata via via verso valle, ovvero verso la Riviera. La Val Bisagno nell'ottocento
Ora chi arriva via mare non potrebbe neanche immaginare le colline verdi di un tempo, può solo vedere un agglomerato informe che ha occupato ogni singolo anfratto delle colline circostanti, dalle golene sin dentro i letti dei torrenti e dei piccoli corsi d’acqua. La zona di Genova che si chiama Foce, un tempo, era appunto la foce del Bisagno. E non occorre meravigliarsi se poi la stessa zona viene regolarmente allagata. La Foce, San Martino d’Albaro, San Fruttuoso - Terralba, Marassi, sono tutte zone un tempo dominate dall’acqua, che in queste aree scende impetuosa anche se sulla città la pioggia è modesta. Non a caso, le alluvioni genovesi hanno quasi sempre colpito la val Bisagno, quella dello stadio Marassi, della stazione Brignole, del Palazzetto dello Sport, alla Foce. Perché accade questo? Proveremo a rispondere a questa domanda senza la pretesa di essere esaustivi, esaminando comunque i principali fattori che rendono la Liguria in generale e Genova in particolare, così fragili e indifese.

IL FATTORE METEOROLOGICO E IL FATTORE OROGRAFICO
Le perturbazioni Atlantiche che giungono in Italia da ovest, cariche di pioggia, non incontrano ostacoli, se non nel Massiccio Centrale, collocato nella parte centro meridionale della Francia.
Qui le perturbazioni tendono a dividersi in due tronconi, una parte si incunea tra i Pirenei e lo stesso Massiccio Centrale, dove una parte di perturbazione, a causa della 'strettoia' che incontra, aumenta la sua vorticosità; da qui, penetrerà nel Medietrraneo attraverso la Porta di Carcassonne, dall'omonima città francese.
L’altro troncone, a sua volta, si suddivide ulteriormente e una parte va a collocarsi a nord delle nostre Alpi, che fungeranno da ostacolo spesso insormontabile; il secondo ulteriore troncone va invece a incunearsi lungo la valle del Rodano, per arrivare poi al Mediterraneo attraverso la Porta del Mistral. La valle del Rodano geograficamente è simile ad un imbuto, per cui la velocità della massa d’aria, rispondendo ad una ben nota legge fisica, aumenta di velocità.
Le due masse d’aria fortemente perturbate, la prima dalla Porta di Carcassonne, la seconda dalla Porta del Mistral, convergono entrambe nel golfo di Genova. Qui subentrano fattori concomitanti responsabili delle abbondanti precipitazioni tipiche della zona; l’aria fredda atlantica incontra le acque più calde del golfo Ligure, per cui il contrasto termico genera forte instabilità. L’aria si carica di enormi quantità di umidità. In seguito, e qui subentra un secondo fattore, il vortice depressionario, detto Genoa Low, tende a scavalcare le montagne liguri, in tal modo l’aria carica di umidità sale improvvisamente di quota, si raffredda adiabaticamente e si scarica di tutta l’acqua che ha accumulato.
Non a caso, nel periodo 1971 - 2000, Genova è stata la città più piovosa d’Italia, con una media di 1093 mm di pioggia all’anno (1 mm equivale a un litro di pioggia per metro quadrato). In Italia le precipitazioni si misurano sin dal 1951, grazie al Servizio Meteorologico dell’Aeronautica e, Genova, detiene il record assoluto, con 570 mm di pioggia caduti in 24 ore l’8 ottobre 1970 (stazione di Genova Sestri).
L’alluvione del 1970 causò 25 morti, 8 dispersi ed un ferito (gli sfollati furono oltre 2000, ed i senzatetto almeno 185, la perdita economica nella sola città di Genova fu stimata in 45 miliardi di lire, il danno al patrimonio artistico fu notevolissimo).

Alluvione Genova 1970

Sopra, cataste di auto. Alluvione di genova del 1970.

Il territorio e in particolare l'entroterra montano, è stato nei secoli spogliato e terrazzato, coltivato anche in luoghi impervi e pericolosi, favorendo da un lato il processo erosivo delle acque meteoriche, dall'altro la discesa delle stesse verso valle a velocità impressionanti e in tempi brevi (tempi di corrivazione limitati).
Ecco perchè, pur considerando l'eccezionalità dell'evento e la caduta di una immensa quantità di acqua in uno spazio ristretto e limitato, i torrenti si colmano e riempono molto velocemente, trascinando a valle ogni cosa. La morfologia e il paesaggio della Liguria costiera hanno subito molte modifciazioni, le vie e le strade, per esigenze pratiche, coincidono con le vie d'acqua, per cui inevitabilmente ogni qualvolta il territorio è sottoposto a eventi meteorologici imponenti ma ormai ordinari, l'acqua si riprende lo spazio precedentemente sottratogli dalle attività dell'uomo.

LE ALLUVIONI
Le principali alluvioni succedutesi nella città dal dopoguerra a oggi sono dieci e sono avvenute negli anni seguenti: 1945, 1951 (per due volte), 1953, 1970 (con 25 morti), 1977, 1992, 1993, 2010 (a Ponente) e nel 2011.
Praticamente tutte le alluvioni hanno avuto come concausa l'urbanizzazione selvaggia delle colline e sui due versanti della valle e, soprattutto, il restringimento del letto e la copertura di alcuni tratti e della foce del Bisagno, compiuti nel 1928. Ma frane e alluvioni si sono abbattute su Genova anche molti anni prima della Guerra, anche se la popolazione sembra non averne memoria.
L’alluvione del 1822 è forse la meno ricordata. I dati raccolti allora, se esatti, narrano di 820 mm. di pioggia caduti in 24 ore. Altre piene storiche del Bisagno si verificarono nel 1892 e nel 1908. Il 19 e 20 ottobre 1959, il nubifragio in Liguria tra Nervi e Savona, vide cadere ben 600 mm di pioggia nei bacini dei torrenti Cerusa e Leiro.
Dopo l'alluvione del 1970, il Comune di Genova (che con la crisi della grande industria è diventato il primo cementificatore, inclusa l'ambientalista Marta Vincenzi, ha avviato a caro prezzo una ricerca architettonica, geologica, ingegneristica, allo scopo di evitare altri eventi alluvionali dovuti al maltempo autunnale, che è tipico della Liguria da sempre. Sono arrivati progetti a centinaia e ognuno degli insigni progettisti proponeva di volta in volta di scoperchiare il fiume, o fare uno scolmatore (sì ma dove, visto che ci sono più case che abitanti?), abbassare il letto del fiume con scavi imponenti ecc.
Nel 1999 un progetto dell'architetto G. Spalla (con R. Rosso) prevedeva di riportare a cielo aperto la parte centrale del corso d'acqua, creando un "viale d'acqua" suggestivo e in grado di migliorare la gestione delle piene, ma l'idea fu bocciata dal Comune [Quest'ultimo paragrafo è tratta da Blogosfere].

Alluvione Genova 1970

Sopra, un'altra immagine di Genova, 1970.

Le recenti alluvioni del 4 novembe e del 25 ottobre 2011, hanno invece scaricato le seguenti quantità di pioggia rispettivamente: Genova - 181 mm (1 ora), 337 mm (3 ore), 385 mm (6 ore), 411 mm (12 ore), si tratta di quantità neanche molto elevate. Brugnato, La Spezia, epicentro del temporale del 25 ottobre 2011: 153 mm (1 ora), 328 mm (3 ore), 472 mm (6 ore), 511 mm (12 ore).
Si è trattato di due eventi molto simili, anche se qualche lieve differenza si può cogliere nel fatto che il temporale su Genova sia stato più intenso sulla breve durata (1 - 3 ore) e quello sul La Spezia su durate più lunghe (6 - 12 ore).

IL FATTORE ANTROPICO
Per chi volesse approfondire la storia di Genova e la sua fondazione, abbiamo riassunto qui quelli che riteniamo, senza pretesa di essere esaustivi, i 'passaggi' più importanti.
In questa sede ricordiamo però gli eventi che trasformeranno la città per sempre. Nel 1873, viene annessa la parte bassa della val Bisagno (fino a Staglieno); nel 1926 viene annesso l'intero territorio, così i comuni limitrofi vennero connessi funzionalmente alla città. Nel 1928, la valle e l'area urbana in espansione, vennero radicalmente trasformate. Il Bisagno venne coperto, ovvero tombato e la valle privata dunque del suo fiume. La zona a mare è quella che oggi è chiamata Foce.
Questo è l'evento più importante che da li in avanti renderà Genova problematica, di concerto alla urbanizzazione selvaggia che da tempo ha coperto l'intera valle. La completa impermeabilizzazione della stessa e la canalizzazione del Bisagno da allora, rappresentano per Genova una bomba ad orologeria, che puntualmente esplode appena le piogge cadono abbondanti.

Bisagno veduta aerea

Sopra, veduta aerea del tratto (in rosso) del fiume Bisagno 'tombinato' sin dal 1928 e fonte di molti problemi sin da allora. L'immagine è tratta dal sito dell'archiettto Spalla.

L'urbanizzazione degli ultimi decenni sembra essersi sviluppata senza alcun vero piano regolatore, sicuramente sono state sottovalutate e spesso eluse molte normative legate alla sicurezza. Come da logica, l'urbanizzazione selvaggia lungo i fiumi e nelle valli, concentra anche un elevato numero di persone in aree limitate e a forte rischio idrogeologico. Il fattore 'urbanizzazione' e l'alta densità di popolazione rende oggi Genova e la regione Liguria la zona a maggior rischio idrogeologico in Italia.

IL FATTORE CLIMATICO
Cechiamo ora di far chiarezza su un punto, quello dei cambiamenti climatici, che sembra giustificare ogni tragedia quotidiana.
Nel 2007 si è tenuto a Roma un convegno dal titolo LE ALLUVIONI IN ITALIA, mentre dieci anni prima il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) nell'ambito del progetto AVI (Aree Vulnerate Italiane). Abbiamo dunque consultato il materiale dell'epoca per evidenziare eventuali correlazioni tra eventi alluvionali e clima.
Ma un bilancio del genere esiste gia e ci ha consentito di risparmiare molto tempo. Tale bilancio è stato stilato dall' IRPI-CNR - Istituto di Ricerca e Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ebbene non emerge nessuna correlazione tra cambiamenti climatici ed eventi alluvionali. L'andamento è infatti sinusoidale.
Afferma Fausto Guzzetti, direttore del IRPI-CNR: "I dati fanno parte di un 'catalogo', un lavoro che l’ISPRA pubblica ormai da molti anni, uno dei quadri più accurati a livello internazionale su quelli che sono i danni diretti alle persone per cause naturali, in particolare frane e alluvioni. Uno degli elementi di interesse che siamo riusciti a rilevare è che in Italia, nell’ultimo secolo, ci sono stati pochissimi anni senza nessuno di questi eventi: quasi sempre, stagionalmente, si sono verificate frane, alluvioni o entrambe con conseguenti vittime. Un’analisi più tecnico-scientifica ci porta a dire che non è possibile stabilire con certezza un trend legato ai cambiamenti climatici. L’andamento di questi eventi è una specie di sinusoide e non c’è, ad esempio, una correlazione diretta col numero di vittime (a fronte, invece, di un triplicarsi della popolazione negli ultimi decenni)". Tratto da Scienza in Rete.

  IL PROGETTO AVI  
  Nel 1989 il Dipartimento della Protezione Civile, sollecitato dalla Commissione Grandi Rischi, commissionò al Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche, un censimento delle aree storicamente colpite da frane e da inondazioni. Il censimento, noto come Progetto Aree Vulnerate Italiane, in acronimo AVI, ebbe inizio alla fine del 1991 e fu portato a termine da 17 Unità Operative in poco più di un anno.
La fase iniziale dell'AVI consentì di recuperare informazioni su oltre 10000 frane e 5000 inondazioni occorse in Italia nel periodo 1918-1990.
Nonostante le limitazioni dovute alla complessità del territorio italiano, alla diversa percezione dell'impatto del dissesto idrogeologico sul territorio, alle risorse limitate ed alle tecniche utilizzate nel reperimento dei dati, il censimento rappresenta il più completo archivio di informazioni relative a catastrofi idrogeologiche disponibile nel nostro paese ed uno dei pochi al mondo.
 
  Un abstract è disponibile qui.  

Concludiamo con una frase trovata in calce ad un documento consultato per la stesura di questo contributo: "Questo possibile alluvionamento ha riproposto temi e problemi tutt'altro che superati ed obsoleti. Purtroppo però, i fatti sembrano dimostrare quanto la percezione del pericolo nei confronti di questi fenomeni svanisca così facilmente dalla memoria collettiva".

  CRONOLOGIA DELLE ALLUVIONI IN LIGURIA  
  17 ottobre 589 - Imponente alluvione che coinvolse tutta l'Italia settentrionale. La pianura padana divenne una immensa palude.
1702 - Alluvione a Campo Ligure, con crollo del ponte medievale di San Michele.
1747 - Alluvione a Campo Ligure, con crollo del ponte medievale di San Michele, ricostruito in legno dopo l'evento del 1702.
1795 - Alluvione a Campo Ligure, con crollo del ponte medievale di San Michele precedentemente ricostruito in pietra.
26 ottobre 1822 - alle ore 11.30 si ebbe la prima esondazione del Bisagno di cui si ha documentazione.
8 ottobre 1892 - secondo evento alluvionale documentato del torrente Bisagno. La sua portata di allora è stimata tra 300 e 1200 metri cubi al secondo. Dopo questo evento si concretizzò l'idea della tombinatura.
7 luglio 1908 - dopo sei ore di pioggia ininterrotta il Bisagno raggiunse la massima altezza alle 6 del mattina, senza esondazione.
29 ottobre 1945 - esondazione del Bisagno e del Fereggiano. Sommersione del ponte di Sant’Agata. Crollo di alcuni ponti della strada statale 45.
25 Gennaio 1951 - allagate via Martiri della Libertà, corso Buenos Aires, corso Torino, via Casaregis e piazza Tommaseo.
8 novembre 1951 - esondazione dei rii Fereggiano e Geirato. Crollo di un ponte della strada statale 45 appena ricostruito.
19 settembre 1953 - 10 morti. Esondazione del torrente Bisagno e del Trebbia.
21 marzo 1968 - Frana di ViaDigione dopo un'intensa preciptazione e precedentemente segnalata. 19 morti.
7 - 8 ottobre 1970 - esondazione dei torrenti Polcevera, Leira e Bisagno. 35 morti (25 secondo altre fonti) e 8 dispersi. Portata del Bisagno di ben 950 metri cubi al secondo alla foce.
1977 - piena del Bisagno, senza nessun danno.
27 settembre 1992 - Esondazione dei torrenti Bisagno e Sturla.
23 settembre 1993 - 2 morti e 3 dispersi. Esondazione dei torrenti Varenna, Leira ed altri corsi d'acqua del ponente genovese.
30 settembre 1998 - 1 morto in provincia di Imperia.
6 e 23 novembre 2000 - 3 morti nel primo evento alluvionale, in cui si ebbe l'esondazione, fra gli altri, dei torrenti Verbone e Armea. 4 morti nel secondo evento (2 a Imperia e 2 a Ceriana).
25 dicembre 2009 - provincia di La Spezia
4 ottobre 2010 - province di Genova e Savona.
25 ottobre 2011 - 10 morti - Esondazione dei fiumi Vara, Magra, Taro e altri corsi d'acqua minori, a causa delle intense precipitazioni.
4 novembre 2011 - Genova
 
  Dall'elenco sono stati omessi alcuni eventi minori.  


NOTE: per l'alluvione di Genova del 1970, le fonti relative al numero di morti sono discordanti. La maggior parte della documentazione narra di 25 morti; altri documenti parlano di 16 morti; un documento da noi consultato parla di 35 morti.

SITOGRAFIA

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BIBLIOGRAFIA