BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0061 | Rev 00 | Data 22 Ott 2008 | Autore Pierfederici Giovanni

 

LA PESCA DELLE VONGOLE IN ADRIATICO

Foto1È ancora buio quando ci lasciamo alle spalle l’ultima propaggine del porto di Fano, il mare è calmo e spira solo un leggero vento da terra che, nonostante sia già autunno inoltrato, non da alcuna sensazione di freddo. Man mano che si prende il largo, le numerose imbarcazioni si fanno sempre più distanti le une dalle altre, anche se la direzione è la stessa per tutte, ossia quella che porterà a breve verso le zone più pescose.
I fondali dell'Adriatico (leggi l'articolo sul mare Adriatico) sono noti per essere molto omogenei, con sedimenti di tipo sabbioso/fangoso. Di fronte alla costa, dalla battigia fino a qualche miglio, la natura del fondale è infatti tipicamente sabbiosa ed è in questo tratto di mare che si trovano i banchi più abbondanti di Chamelea gallina (Linneo, 1758, sin. Venus gallina), ossia la comune vongola frequentissima nei mercati ittici, da non confondere con la vongloa verace autoctona (Tapes decussatus). Quest'ultima è però oggi considerata estinta e, nei mercati ittici, si trova la più comune e redditizia vongola filippina (Tapes philippinarum), specie alloctona (è di origine asiatica), che ha scalzato dal suo habitat naturale la vongola verace che ormai si pesca solo in pochissimi laghetti salmastri. A qualche miglio dalla costa la natura del fondale cambia e la sabbia lascia il posto a sedimenti fangosi. Qui infatti il circolo d'onda non giunge fino al fondale e, così, possono depositarsi sedimenti di granulometria molto più fine rispetto alle sabbie. In tale zona le vongole lasciano il posto ad altri molluschi bivalvi, commercializzati anch'essi sui mercati ittici locali ed esteri. Si tratta dei cosidetti Longon o Lungon, conosciuti anche con il termine di vongola gialla (Paphia aurea).
Raggiunta la zona di pesca, l'imbarcazione adibita alla pesca delle vongole, detta spesso vongolara o fasolara, si prepara per la raccolta dei bivalvi. Tipicamente queste imbarcazioni sono attrezzate con una draga idraulica metallica, una sorta di grande parallelepipedo, a cui è collegato un tubo all'interno del quale passa acqua ad alta pressione (foto 1). Da qui il termine turbosoffiante.

Foto2
Foto 1 - Particolare di prua con l'attrezzatura per la raccolta dei bivalvi.

Schema

La draga, alloggiata a prua, viene calata con l'ausilio di verricellii idraulici (foto 2), posti al centro dell'imbarcazione (la distibuzione dei pesi in questi natanti è importantissima, poiché la stessa draga, a prua tende a destabilizzarla).

Foto3

Foto 2 - verricelli idraulici.

Una volta sul fondo, viene attivata la turbosoffiante, si inverte il moto dell'elica di poppa e l'imbarcazione comincia una lenta retromarcia, trascinando con se la draga che comincerà così ad arare il fondale. Lo scopo della turbosoffiante è quello di evitare l'intasamento della draga stessa, favorendo l'espulsione dei fanghi e delle sabbie, trattenendo invece le vongole e tutto quanto non riesce a passare attraverso i fori della struttura metallica. Il trascinamento può perdurare per una decina di minuti o più, dipende dalla densità dei banchi e da altri fattori. Al termine, sempre attraverso i verricelli idraulici, la draga viene recuperata a bordo e il contenuto versato in una vasca di raccolta (foto 1 e 3).

Foto4

Foto 3 - vasca di raccolta.

Alla vasca è collegato un cilindro metallico (vedere foto 4), all'interno del quale alloggia una struttura elicoidale adatta a raccogliere il contenuto della vasca per essere inviato ad un'altra macchina, la più rumorosa in assoluto su questo tipo di imbarcazioni. Si tratta essenzialmente di una sorta di setaccio a più piani, tre per la precisione (vedere foto 4), che vaglia (da cui il termine "vagliatore" o più semplicemente "vaglia") ossia seleziona le vongole in tre misure. Quelle più grandi, quelle medie e quelle al di sotto della misura consentita (attualmente non è possibile selezionare esemplari di dimensioni inferiori a 2.5 cm.); queste ultime vengono direttamente gettate in mare.

Foto5
Foto 4 - Sulla destra, in alto, il cilindro di trasporto, sulla sinistra il vagliatore. Si può notare il primo dei tre setacci utilizzati per la separazione delle vongole sulla base delle dimensioni.

Le vongole vengono così insachettate e dislocate a poppa, avendo cura di sistemarle nelle posizioni adatte per evitare pericolosi sbilanciamenti dell'imbarcazione, in passato infatti si sono verificati incidenti causati appunto da un errata dislocazione e distribuzione dei pesi.
Le strumentazioni su questo tipo di imbarcazioni sono quelle indispensabili, ossia radar, GPS, ecoscandaglio, bussola e radiotrasmittente (foto 5).

Foto6

Foto 5. Strumentazione di bordo.

La problematica più importante è il rumore, non tanto del motore ma del sistema idraulico di vagliatura, che per funzionare necessita di un dispositivo vibrante di una certa potenza. Quindi sono obbligatori DPI (Dispositivi di Protezione Individuali) adatti alla situazione. Notevole anche l'impatto ambientale che la pesca delle vongole esercita sull'ecosistema marino, poichè la draga praticamente ara come un enorme rastrello il fondale e cattura senza selezione tutti gli organismi che vi abitano. Nel medio Adriatico i fondali sabbiosi reggono abbastanza bene l'impatto causato da questo sistema di pesca, anche se non è noto il danno nei confronti degli organismi bentonici e che comunque compiono l'intero ciclo viatale a contatto con il fondale.

Si Ringrazia l'Equipaggio del Motopeschereccio Stella Azzurra per la realizzazione delle immagini.

Foto7

ARTICOLI CORRELATI