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26 Giugno 2009

COME CONTROLLARE LA PROLIFERAZIONE DELLE LAMPREDE NEI GRANDI LAGHI AMERICANI?

Le lamprede sono organismi molto antichi, sono comparse infatti circa 450 milioni di anni fa. Esse si attaccano con la loro bocca circolare al corpo delle loro prede per trarne i fluidi corporei di cui si nutrono. Sono molto aggressive e deleterie per le popolazioni ittiche, e il controllo tramite alcuni dei loro predatori naturali, come l' Alosa spp. (un'altra specie invasiva dei Grandi Laghi) non ha dato nel tempo i risultati sperati. Ora alcuni scienziati della UC San Diego's Department of Medicine, tra cui Michael E. Baker coautore di un nuovo studio pubblicato su PloS ONE, hanno sviluppato un metodo contraccettivo per limitare la riproduzione delle femmine di lamprede. E' stata infatti messa a punto una sostanza in grado interferire con i recettori per gli estrogeni. L'attività degli estrogeni sulle lamprede è sconosciuta, ma studi recenti hanno permesso di creare un modello 3-D (tridimensionale) dello stesso recettore, formato da 15 gruppi alfa-idrossilici che permetterebbero il legame tra l'estradiolo e l'amminoacido metionina, trovato unicamente nei recettori per gli estrogeni delle lamprede. Tale unicità permette quindi di utilizzare sostanze che si legherebbero unicamente ai recettori delle lamprede lasciando inalterata l'attività riproduttiva delle altre specie animali che vivono negli stessi ambienti, L'articolo completo è disponibile qui.

24 Giugno 2009

COME RENDERE SOSTENIBILE LA PESCA NEL MONDO?

Circa 200 milioni di persone dipendono per il loro sostentamento dalla pesca, ma gli stock ittici negli ultimi anni sono diminuiti moltissimo, ben il 52 % degli stock sono al collasso, e ben il 28 % sono considerati sovrasfruttati. Ora un nuovo studio pubblicato su PLoS Biology, evidenzia per l'ennesima volta le criticità e le emergenze che il settore pesca dovrà affrontare negli anni.
"Il mondo della pesca è uno dei settori più importanti per il genere umano" afferma Camilo Mora, della Colombian Researcher at Dalhousie University e dell' Università della california, San Diego. "Sfortunatamente la mal gestione degli anni passati ha portato il settore al collasso". "Le conseguenze? Problemi socio-economici gravissimi, mancanza di cibo, mancati introiti, deplezione dell'ecosistema marino" afferma Boris Worm, professore alla Dalhousie University, coautore dello studio. "La sovrapesca sta erodendo il patrimonio e la biodiversità degli ecosistemi marini".
"Le differenze socio-economiche e i problemi ecologici associati alla sovrapesca, debbono essere afrrontati urgentemente attraveso iniziative mirate e concrete. Alcune di queste iniziative coinvolgono la United Nations Code of Conduct for Responsible Fisheries, la Convention on Biological Diversity e il Millennium Ecosystem Assessment". Le iniziative dei singoli Governi, al momento, non hanno mai dato risultati concreti".
Mora e i suoi colleghi hanno proposto sei parametri sui quali lavorare. 1: la gestione del problema dal punto di vista scientifico; 2. la conversione trasparente delle raccomandazioni in politica; 3. le imposizioni della politica; 4. le sovvenzioni; 5. lo sforzo di pesca; 6. limitazione delle importazioni dall'estero.
I ricercatori si sono resi conto di tutto questo attraverso la distribuzione di questionari tradotti in 5 lingue e distribuiti a circa 13.000 pescatori. I responsi pervenuti sono stati 1.200 e questo ha evidenziato che solo il 7% delle aree costiere è gestito con criteri scientifici (punto 1), tutti gli altri punti necessitano urgentemente di essere messi in pratica.

Fonte: Mora C, Myers RA, Coll M, Libralato S, Pitcher TJ, et al. Management Effectiveness of the World's Marine Fisheries. PLoS Biol, 7(6) L'articolo completo è disponibile qui!

23 Giugno 2009

COSA HA IN COMUNE IL GRANDE SQUALO BIANCO CON I SERIAL KILLER?

La predazione è una delle più spettacolari interazioni ecologiche, tuttavia lo studio dei comportamenti predatori è sempre difficoltoso, soprattuto se riguarda gli animali marini. E non solo perchè il mare nasconde gli eventi quatidiani, ma anche perchè la stessa predazione è un evento raro in natura. Per questo la strategia predatoria dello squalo bianco è rimasta un mistero per molto tempo. Ora un nuovo studio pubblicato sull'ultimo numero della rivista Journal of Zoology, mostra finalmente alcuni aspetti nuovi e molto interessanti.
E' stata adottata una tecnica detta "geographic profiling", un tool utilizzato in criminologia per tracciare e connettere tra loro gli omicidi seriali, allo scopo di localizzare dove risiede l'omicida. Utilizzando questo tool gli scienziati hanno studiato alcuni esemplari di squalo bianco che cacciano presso Seal Island, False Bay, in Sud Africa. Hanno così scoperto che gli squali frequentano delle zone abituali di caccia ma paraddosalmente in punti ove la probabilità che un attacco vada a buon fine non è mai alta. Questo probabilmente per limitare la competizione con altri simili. In genere i grandi squali bianchi cacciano esemplari giovani di otarie (Arctocephalus pusillus pusillus)che nuotano in superficie e in acque torbide, con poca luce, attendendole in prossimità del fondo e sferrando poi un attacco verticale. Gli attacchi (ne sono stati studiati oltre 340) non sono mai casuali e gli squali più piccoli ottengono mediamente risultati inferiori rispetto a quelli di maggiori dimensioni.
Scrive Hammerschlag, collaboratore della University of British Columbia e della Texas State University "lo squalo è un predatore apicale e capire la sua strategia di caccia ci permette di definire la sua ecologia e il suo ruolo all'interno dell' ecosistema marino. Abbiamo la necessità di conoscere questo animale affascinante ora più che mai a rischio di estinzione in tutti i mari del mondo".

Fonte: Hunting Patterns and Geographic Profiling of White Shark Predation Journal of Zoology, June 22nd, 2009

19 Giugno 2009

SI ALLARGA LA DEAD ZONE NEL GOLFO DEL MESSICO

La grande area anossica nel Golfo del Messico si è ulteriormente estesa, passando da 7.450 a 8.456 miglia quadrate, un'area grande come il New Jersey. Gli ecologi marini dell' Università del Michigna, tra cui Donald Scavia, affermano che il danno stimato, solo per la pesca, ammonterebbe gia a mezzo miliardo di dollari, per non parlare poi dei danni ambientali, incalcolabili.
Il problema delle aree anossiche è che producono effetti nefasti a lungo termine, sono delle vere "bombe ecologiche" afferma ancora Scavia, della U-M School of Natural Resources and Environment e direttore del U-M Graham Environmental Sustainability Institute.
Le ricerche sull'area interessata, che riguarda soprattutto le coste del Texas e della Louisiana, sono condotte da un team della U.S. National Oceanic and Atmospheric Administration's Center, dal Sponsored Coastal Ocean Research e riunisce anche scienziati della Louisiana State University e della Louisiana Universities Marine Consortium. I maggiori responsabili sembrano essere i fiumi Missisipi e Atchafalaya, che trasportano una quantità abnorme di nutrienti, soprattutto azoto e fosforo, la cui disponibilità negli ultimi 50 anni è triplicata. Praticamente in tutta l'area interessata sono scomparsi o stanno scomparendo gamberi, granchi e tutti gli animali dotati di scarsa mobilità.

Fonte: University of Michigan: Large 2009 Gulf of Mexico 'Dead Zone' predicted.

18 Giugno 2009

LA STRAORDINARIA CAPACITA' DI APPRENDIMENTO DELLO SPINARLLO

Uno studio pubblicato dalla rivista Behaviorla Ecology ha evidenziato la notevole capacità di apprendimento dello spinarello nordico Pungitius pungitius. Questo pesce è capace di apprendere dai suoi simili e fare scelte utili per individuare le migliori fonti di cibo. La ricerca è stata effettuata su 270 esemplari di Pungitius pungitius, che sono stati suddivisi in quattro gruppi, tre gruppi di lavoro e uno gruppo di controllo. Il 75% dei pesci ha dimostrato di essere in grado di individuare l'alimentatore che forniva la maggior quantità di cibo. Le notevoli capacità di apprendimento di molte specie mostrano che la relazione "cevello grande = maggiori capacità socilai e cognitive" non è proprio corretta, anche se alla base di questi processi ci sono sicuramente meccanismi diversi e che dovranno essere ulteriormente indagati.

Fonte: Behaviorla Ecology.

15 Giugno 2009

PER 40 ANNI IL SITO DI PALOS VERDES HA INQUINATO LE ACQUE DELLA CALIFORNIA

La U.S. Environmental Protection Agency terrà alla fine del mese di giugno una serie di incontri pubblici per presentare alla cittadinanza i rischi per la salute pubblica e per l’ambiente collegati alla piattaforma di Palos Verdes. Attorno al sito di Palos Verdes i sedimenti marini risultano tra i più contaminati della zona, poiché per quasi 40 anni sono state versate in mare oltre 1.700 tonnellate di DDT e PCB. Queste molecole tendono ad accumularsi nei sedimenti marini ed entrano nella catena alimentare a tutti i livelli, poiché si depositano nei tessuti adiposi dei pesci e dei mammiferi marini.
Le acque interessate attorno al sito di Palos verdes sono storicamente utilizzate per la pesca sportiva e professionale, per questo l'EPA ha intenzione di informare la popolazione sui rischi che si corrono consumando i prodotti ittici della zona.

12 Giugno 2009

USCITO L'8 GIUGNO IL FILM DOCUMENTARIO TRATTO DAL FAMOSO LIBRO DI CLOVER

La questione della pesca insostenibile arriverà finalmente sugli schermi, con un film documentario che per la prima volta proporrà al pubblico il tema scottante e taciuto dell'overfishing. Il film è stato recentemente premiato al Sundance Film Festival. Sito: End of the Line
Recensioni: dal Telegraph.

11 Giugno 2009

COME RISPONDERE AI BLOOM DI MEDUSE?

Un nuovo studio realizzato in collaborazione tra CSIRO Climate Adaptation Flagship e la University of Queensland, ha evidenziato ancora una volta, come gia accaduto con studi precedenti, che le cause probabili dei bloom di meduse siano da imputare alle attività umane, soprattutto alla sovrapesca e all'immissione nell'ambiente marino di un eccesso di nutrienti.
"L'aggregazione stagionale di meduse rientra in quelli che si definiscono fenomeni naturali, ma il quadro recente evidenzia un'emergenza a livello globale" afferma il dott. Anthony Richardson! "Negli ultimi anni i bloom si sono verificati in Mediterraneo, nel Golfo del Messico, nel Mar Nero, nel Mar Caspio e in ampie zone lungo le coste degli Stati Uniti. In Giappone in particolare, dal 2005 la situazione è drammatica, a causa dell'invasione delle meduse di Nomura (Nemopilema nomurai, Kishinouye, 1922) che può raggiungere i due metri di diametro e superare i 200 Kg di peso". Questa medusa, se pescata si frammenta e da ogni singola parte nasce un'altra medusa, quindi rimuoverle meccanicamente è altamente controproducente.
Nei mari i pesci entrano in competizione con le meduse, contribuendo a mantenerne stabili le popolazioni, oppure predano in diverse fasi del ciclo vitale le meduse stesse. Meno pesci significa semplicemente un'esplosione di meduse. In Namibia, dove gli stock di sardine sono stati decimanti, le meduse sono divenute le specie dominanti.

Fonte: The Jellyfish Joyride: causes, consequences and management responses to a more gelatinuos future. Trends in Ecology & Evolution, Volume 24, Issue 6, 312-322.

10 Giugno 2009

IL ROBOT NEREUS RAGGIUNGE LA FOSSA DELLE MARIANNE

Raggiunto per la terza volta il punto più profondo degli oceani, la Fossa delle Marianne, a 10.902 metri sotto il livello del mare, al largo delle Isole di Guam, nell’Oceano Pacifico. L’impresa è stata portata a termine grazie al robot Nereus, l’ultimo gioiello per l’esplorazione degli abissi. Il peso di Nereus è di “soli” 2800 chili, ed è alimentato da batterie al litio, che gli garantiscono un'autonomia di circa 20 ore (7 ore è il tempo richiesto per la ricarica delle stesse). Il robot è capace di muoversi negli oceani in due modi diversi. Può esplorare i fondali in maniera autonoma, oppure può essere guidato da un sottilissimo cavo di fibre ottiche che permette ai ricercatori che lo seguono di chiedergli non solo di riprendere con una telecamera e di inviare in diretta le immagini di ciò che lo circonda, ma anche di compiere una serie di importanti operazioni: come, ad esempio, raccogliere campioni di rocce in più punti o avvicinarsi ad organismi viventi per studiarli sul posto. E' l’unico sottomarino capace di raggiungere una profondità di 12.000 metri, dove la pressione è di 1.200 Kg per centimetro quadrato. È equipaggiato con 800 sfere di ceramica, utili al sottomarino a stabilizzarsi sul fondo, e dunque studiate per la appositamente, adatte a sopportare le incedibili pressioni dei fondali marini.
Julie Morris, direttore della Divisione delle Ricerche Oceaniche del National Science Foundation, principale sponsor della ricerca, sostiene di poter ora contare su questo robot, per esplorare i fondali e cercare di svelare finalmente quali misteri sono ancora nascosti negli abissi, uno degli ambienti in assoluto meno conosciuti al mondo. Ricordiamo che la Fossa delle Marianne è stata raggiunta per la prima volta dal Batiscafo Trieste nel 1960 da Don Walsh e Jacques Piccard. In seguito un robot Giapponese, il Kaiko, fu utilizzato fra il 1995 e il 1998 per esplorare la fossa a varie profondità, ma nel 2003 fu “perso” durante una missione oceanica.

07 Giugno 2009

AUMENTO DELLE TEMPERATURE E ACIDIFICAZIONE DEGLI OCEANI

Un nuovo studio della UBC zoologists, ha mostrato come l'aumento della temperatura media dei mari, e la conseguente acidificazione, potrebbe notevolmente incrementare la crescita delle popolazioni di Echinodermi, in particolare delle stelle marine, poiché il loro corpo a differenza dei molluschi, non necessita di carbonato di calcio, e di conseguenza avrebbero un vantaggio notevolissimo in termini ecologici. Lo studio è stato pubblicato online su Proceedings of the National Academy of Science.
In laboratorio i ricercatori dell' UBC Zoologists, hanno manipolato campioni di acqua di mare contenenti larve della specie Pisaster ochraceus, comune lungo le coste del Pacifico del Nord America. La simulazione dell'aumento della temperatura e della CO2 disponibile, per 10 settimane, ha evidenziato che il tasso di crescita, correlato all'alimentazione, aumentava al crescere della temperatura. Lo stesso accade se aumentano le concentrazioni di CO2 indipendentemente dall'aumento della temperatura. Poiché l'aumento della concentrazione di CO2 non influenza il tasso di alimentazione (come invece accade per l'aumento della temperatura), si ritiene che l'aumento della concentrazione di CO2 influisca su altri processi fisiologici legati alla crescita. Questa correlazione positiva tra tasso di crescita e aumento della CO2 contrasta con gli studi precedenti. Quindi l'effetto dell'aumento delle temperature e dell'acidificazione degli oceani non ha lo stesso effetto negativo su tutte le specie di invertebrati marini. Il problema piuttosto, sta nel fatto che la specie oggetto di studio è una keystone predator (predatore chiave di volta), ossia con la predazione impedisce ad altre specie di raggiungere numericamente valori elevati, non sostenibili per l'ecosistema in cui vive. Quindi un drammatico aumento delle specie keystone potrebbe avere conseguenze non prevedibili sull'intero ecosistema marino.

Fonte: Elevated water temperature and carbon dioxide concentration increase the growth of a keystone echinoderm.

01 Giugno 2009

IN ANTEPRIMA STASERA SU RETE 4 "Home - La nostra terra"

Sarà trasmesso stasera alle 23.20 il documentario di Yann Arthus Bertrand. Per chi lo avesse perso è visionabile qui.

PARASSITI NEI PRODOTTI ITTICI

Uno studio pubblicato sull' International Journal of Food Microbiology, che ha preso in considerazione 792 campioni della specie Engraulis encrasicolus, evidenzia il rischio da parassiti quali Anisakis spp e Hysterothylacium aduncum. I pesci analizzati provenivano dall'Atlantico e dal Mediterraneo nord-occidentale. Questo perchè in Europa le modalità di refrigerazione non vengono attuate nelle tempistiche previste. Il rischio Anisakis non è trascurabile, perchè l'abitudine di consumare pesce crudo marinato è ancora molto diffusa. L'Anisakis è un nematode parassita dei pesci, visibile pure ad occhio nudo. Spesso si dice che sia sufficiente una puizia accurata prima del consumo per abbattere quasi completamente il rischio, in realtà il parassita non infetta solamente le viscere ma ha la capacità di infettare i muscoli circostanti, anche se in minor misura rispetto alla cavità celomatica. . Il nematode parassita divenne famoso quando circa 30 anni fa vennero scoperte molte specie di pesce infestate provenienti dal mar Adriatico.
Lo studio sopra citato è stato effettuato come detto su 792 campioni di pesce proveniente dai mercati di Grenada, tra l'ottobre 1998 e il Settembre 1999. Tutti i pesci analizzati provenivano dallo Stretto di Gibilterra, Mare di Alboran, Golfo di Cadiz, Golfo del Leone e Mar Ligure. Attualmente sembra in aumento la presenza dell'altro parassita, Hysterothylacium aduncum, presente soprattutto nei prodotti ittici provenienti dal mar Ligure e dal Golfo del Leone.

Fonte: International Journal of Food Microbiology 2009; 129 (3): 277-281.