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12 FEBBRAIO 2013

ALIMENTARE LE BALENIERE CON OLIO DI...BALENA
Kristján Loftsson, milionario armatore islandese, viene ormai chiamato Capitano Achab, dal nome del cupo comandante della Pequod di Moby Dick (1), dopo che in un'intervista sul Times ha rivelato che le sue navi baleniere sono alimentate da biofuel costituito al 20% da olio di balena. Il baleniere, che afferma che le balene sono per lui solo "un pesce tra i tanti", sostiene anche che la sua soluzione è environmental friendly, visto che riduce le emissioni di anodride carbonica; è il greenwashing portato all’estremo. Durissima la reazione della ONG Whale and Dolphin Conservation: "È un'azione completamente assurda, perversa e antietica, promossa da un'industria che ha già le mani sporche di sangue e che si prepara ad usare gli scarti delle balene morte, per fare sopravvivere la sua flotta".
L'idea di alimentare le navi con il grasso delle proprie prede è un tentativo disperato di una industria morente, che non può sopravvivere senza finanziamenti pubblici, come nel caso del Giappone, dove l’industria baleniera è stata sussidiata con 200 milioni di dollari negli ultimi 25 anni. L'olio di balena veniva usato nell'800, per alimentare lampade, come olio del cambio e per fare saponi e persino margarina, ma il suo uso è declinato per la quasi totale scomparsa dei grandi ammmiferi marini. Come rileva acutamente Ugo Bardi in un articolo in The Oil Drum, il picco della caccia alle balene è avvenuto verso la metà del 19° secolo. Pensare di riportare in vita l’uso dell’olio di balena non è solo raccapriciante, ma è raschiare il fondo di un barile ormai vuoto. Fonte: EcoBlog.

(1)Scrive Melville in Moby Dick: "Come un pletorico martire al rogo o unmisantropo che divora se stesso, la balena una volta accesa si fornisce da sè il combustibile e brucia per opera del suo stesso corpo… allora il Pequod scagliato, carico di selvaggi e pieno di fuoco, bruciante un cadavere e tuffatesi in quella nerezza tenebrosa, pareva il riscontro materiale dell’anima del suo monomaniaco comandante" (pp 446-447).